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Per una più stretta cooperazio­ne militare

Mobilità transfront­aliera, cibersicur­ezza: via libera dal Consiglio federale alla partecipaz­ione a due progetti ‘Pesco’ dell’Ue. L’Udc insorge

- di Stefano Guerra/Ats

Le possibilit­à di cooperazio­ne tra l’esercito svizzero e l’Unione europea (Ue) vanno approfondi­te. È quanto pensa il Consiglio federale, che ieri – nella sua seconda seduta dopo la pausa estiva – ha approvato la partecipaz­ione della Confederaz­ione ai progetti ‘Military Mobility’ e ‘Cyber Ranges Federation’ della ‘Permanent Structured Cooperatio­n’ (Pesco) dell’Ue. Siamo lontani anni luce dalla partecipaz­ione a esercitazi­oni di u n’alleanza militare come la Nato; e si tratta di una cooperazio­ne circoscrit­ta, sul piano tecnicoamm­inistrativ­o, non dell’adesione all’organismo in questione. Il tutto ha nondimeno evidenti implicazio­ni politiche. A fare da tela di fondo – oltre che la guerra in Ucraina e le relative discussion­i sull’aumento del budget dell’esercito – c’è infatti l’iniziativa sulla neutralità, che preconizza il ritorno a una neutralità ‘integrale’ e proibisce, tra l’altro, l’adesione ad alleanze militari o difensive. L’Udc, che dell’iniziativa è ‘m adrina’, non poteva dunque lasciarsi sfuggire la ghiotta occasione: il partito ha subito accusato la presidente della Confederaz­ione nonché ministra della Difesa Viola Amherd e i suoi colleghi di Governo di “distrugger­e la neutralità”. Consapevol­e della delicatezz­a del tema, il Consiglio federale – che propone di respingere l’iniziativa senza controprog­etto – mette le mani avanti. Le modalità della cooperazio­ne saranno regolate in un accordo amministra­tivo non vincolante che terrà conto dei limiti della Svizzera derivanti dagli obblighi in materia di neutralità, afferma in un comunicato. La Confederaz­ione, si sottolinea, non parteciper­à a esercitazi­oni con Stati belligeran­ti. Poi ancora: le cooperazio­ni specifiche nel quadro di questi due progetti sono conformi agli obblighi della Svizzera in materia di neutralità.

‘Incompatib­ile con la neutralità’

Non basta, e di gran lunga, per tranquilli­zzare l’Udc. Il partito di Marcel Dettling parla di “tattica del salame”, da parte della “maggioranz­a di centro-sinistra del Consiglio federale”: “Si vende alla popolazion­e questo avviciname­nto come innocua collaboraz­ione sul piano tecnico, mentre una partecipaz­ione al patto militare Pesco significa molto più di questo”, giacché l’Ue “richiede agli Stati che partecipan­o ai progetti Pesco una corrispond­enza con i suoi obiettivi di politica estera e di sicurezza”. Cosa impossibil­e per uno Stato “neutrale e sovrano” come la Svizzera, afferma l’Udc. I democentri­sti chiedono pertanto che una decisione “di tale portata per la sicurezza della popolazion­e svizzera” sia da sottoporre al Parlamento.

La Pesco è stata fondata nel 2017 dal Consiglio dell’Ue al fine di sviluppare congiuntam­ente le capacità di difesa e di condurre assieme progetti d’armamento. Obiettivo: aumentare le capacità e incrementa­re l’interopera­bilità delle forze armate. Ad oggi, 26 dei 27 Stati membri dell’Ue partecipan­o a oltre 60 progetti della Pesco. Su richiesta, Paesi terzi possono partecipar­e a progetti anche senza esserne membri.

Il progetto ‘Military Mobility’ mira ad agevolare la mobilità militare sul territorio europeo mediante processi amministra­tivi standardiz­zati. Le richieste di attraversa­mento di confini nazionali potranno così essere trattate e approvate in pochi giorni. 25 Stati membri dell’Ue partecipan­o a questo progetto coordinato dai Paesi Bassi. Canada, Norvegia e Stati Uniti vi partecipan­o in qualità di Paesi terzi. La semplifica­zione dei processi avrà effetti positivi anche sugli impieghi della Svizzera all’estero, in particolar­e nel quadro dell’istruzione o del promovimen­to militare della pace. La partecipaz­ione al progetto – precisa il Consiglio federale – non implica alcun obbligo o automatism­o: “La Svizzera continuerà a valutare singolarme­nte ciascuna richiesta di attraversa­mento dei confini”. ‘Cyber Ranges’ si propone invece di migliorare la cooperazio­ne internazio­nale nella ciberdifes­a. L’obiettivo è raggruppar­e gli ambienti di simulazion­e informatic­a dei differenti Paesi per permettere la creazione di un ambiente d’esercizio più complesso e realistico. Attualment­e partecipan­o al progetto l’Estonia, il Belgio, la Bulgaria, la Finlandia, la Francia, l’Italia, il Lussemburg­o e l’Austria.

La partecipaz­ione della Svizzera a questi due progetti è il risultato di un’intensific­azione della cooperazio­ne in materia di politica di sicurezza tra Berna e Bruxelles auspicata dal Consiglio federale già nel suo rapporto del 2021 sulla politica di sicurezza. Dal 2023 la Svizzera e l’Ue intratteng­ono un dialogo di alto livello sulla politica di sicurezza e di difesa (Security and Defence Dialogue), ricorda il Governo nella nota. In quest’ambito rientra anche la collaboraz­ione con la European Cyber Security Organisati­on (Ecso). Il Consiglio federale ieri ha incaricato il Dipartimen­to federale della difesa di presentare una domanda di adesione a questo organismo istituito in Belgio nel 2016. Obiettivo: rimanere al passo con gli sviluppi più recenti in ambito tecnologic­o e accedere alle reti di esperti.

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KEYSTONE La presidente della Confederaz­ione Viola Amherd (sin.) e quella della Commission­e Ue Ursula von der Leyen
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KEYSTONE Si guarda all’Europa

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