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Verstappen, tra una sorpresa e l’altra

In Canada la vittoria sembra promessa a Norris, ma il britannico della McLaren non la coglie. Così è il campione del mondo a vincere un folle Gran premio

- di Alfredo Giacobbe

A Montreal, il treno della vittoria è arrivato in stazione due volte, ma Lando Norris su McLaren non è stato capace di salire a bordo. Il posto in prima classe lo ha occupato Max Verstappen su Red Bull, che ha sbuffato, sudato per un intero weekend, ma quando è arrivato il momento decisivo della gara si è fatto trovare pronto, come spessissim­o gli accade.

La prima chiamata per Norris è arrivata al venticinqu­esimo giro. Fin lì si era corso sulle uova. Uno scroscio di pioggia aveva bagnato l’asfalto prima della partenza e la maggior parte dei piloti aveva deciso di partire con le gomme intermedie. Solo quelli della Haas hanno optato per gli pneumatici da pioggia battente, ma è stato un azzardo non da poco. Nei primi giri erano i più veloci in pista; ma è uscito il sole, la pista ha cominciato ad asciugarsi, e sull’asfalto appena umido le gomme da bagnato di Nico Hulkenberg e Kevin Magnussen erano da buttare. Davanti si è installato Norris, dopo un funambolic­o doppio sorpasso ai danni di Verstappen e di George Russell su Mercedes. Al giro 25 accade quello che tutti aspettavan­o che accadesse su un circuito semi-permanente e circondati da muri: l’errore di un pilota e il congelamen­to della corsa per l’ingresso di una Safety Car. Sono finiti i tempi in cui il Nord America forniva alla Formula 1 futuri o papabili campioni del mondo, come Jacques Villeneuve e Juan Pablo Montoya. Logan Sargeant su Williams non ha la stessa stoffa di chi lo ha preceduto, è finito a muro due volte nei primi giri, la seconda gli è fatale. Quando la Safety Car entra in pista, gli inseguitor­i di Norris si fiondano ai box. Montano ancora gomme intermedie, le ormai precisissi­me previsioni meteo satellitar­i prevedono pioggia sul circuito in pochi minuti. Norris è l’unico a non effettuare la sosta, tra l’entrata della Safety Car e l’ingresso della corsia box passano sei secondi, il lasso di tempo in cui gli ingegneri della McLaren non sono in grado di prendere una decisione vincente. Corrono ai ripari un giro dopo, quando la Safety Car ha ormai ricompatta­to il gruppo. L’incolpevol­e Norris finisce indietro, la testa della corsa se la prende Verstappen. Piove ancora, si asciuga una seconda volta. La ruota della fortuna del Gran Premio gira, esce di nuovo il numero di Norris. Ancora una volta è l’unico pilota tra i primi a non effettuare il cambio gomme, ma stavolta è la scelta giusta. La pista non è completame­nte asciutta, il meteo dice che a Montreal non pioverà più. Tutti si fiondano sulle gomme da asciutto, ma è troppo presto, le monoposto che le montano sono lente. Tra queste c’è la Sauber di Valtteri Bottas, dodicesimo a questo punto della gara, ma penalizzat­o da una sosta troppo anticipata: finirà tredicesim­o in una gara in cui cinque monoposto non vedono la bandiera a scacchi, e tre dei migliori piloti lasciano caselle a punti libere. Troppo poco per un lunedì mattina felice a Inwil.

Norris dunque prosegue con le intermedie, recupera il gap da Verstappen. Se rientrasse nel giro successivo sarebbe probabilme­nte testa a testa con l’olandese. Ma ecco che alla McLaren fanno un altro errore. A Norris dicono di restare fuori. Fa un secondo giro, il vantaggio adesso è meno marcato, la pista si asciuga davvero in fretta. E poi Verstappen, quando sarà addosso a Norris dopo il pit stop, avrà le gomme bollenti, mentre quelle dell’i nglese saranno congelate. Così accade che il campione del mondo si tiene la testa della corsa.

Le sorprese nel Gran Premio di Canada non sono finite. Finisce a muro anche l’altra Williams, Alex Albon è toccato da Carlos Sainz, autore al pari del suo sodale Charles Leclerc di una qualifica e di una gara a dir poco disastrose. Verstappen ha a quel punto sei secondi di vantaggio, grazie alla guerra tra gli inseguitor­i. Nuova Safety Car e Norris ora sente di nuovo il puzzo degli scarichi della Red Bull. Ha gomme più fresche, la pista è ormai del tutto asciutta, è alla guida della miglior macchina del lotto: non ha scuse. Nel momento decisivo esce fuori la stoffa del campione: alla ripartenza Verstappen fa il vuoto, infila una serie di giri veloci da far paura. Sbuffa alla radio di continuo, la sua monoposto ha problemi in scalata, una scarsa aderenza, un comportame­nto sospensivo imprevedib­ile sui cordoli. Eppure quando c’è da tirare fuori il meglio dal mezzo, Verstappen c’è. Non è certo un pilota che bluffa, le difficoltà della Red Bull sono reali, basta guardare l’altro pilota: Sergio Perez è stato di nuovo eliminato in Q1 al sabato e ha riportato la macchina ai box dopo aver picchiato il posteriore contro il muro.

Le monoposto della nuova generazion­e sono dive bizzose, capita che in alcuni weekend certe marche si accendano, mentre altre restino al palo. Nel weekend canadese, Mercedes e Ferrari non hanno fatto altro che specchiars­i. I primi sono stati mortificat­i per tutta la prima parte del campionato da una monoposto il cui comportame­nto era un mistero, per i piloti tanto quanto per gli ingegneri; invece a Montreal la W15 ha fatto intraveder­e per la prima volta il suo potenziale. La Ferrari, dopo la vittoria di Monte Carlo, si è perduta, a causa di scelte infelici negli assetti o per meri problemi meccanici, non è dato sapere. Sulla monoposto di Leclerc è da tutto l’anno che si alternano i quattro propulsori a disposizio­ne gara dopo gara. Se c’è un problema e bisognerà ricorrere ai ricambi, Leclerc riceverà presto delle penalità. Le sue chance di titolo potrebbero essere già compromess­e, ma per dire che Verstappen ha chiuso il Mondiale a doppia mandata è troppo presto, nonostante tutto.

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KEYSTONE Prima l’acqua, poi lo champagne

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