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Tre archivi comunali per un’identità collettiva

In riordino dal 2019, sono disponibil­i anche alla popolazion­e i registri di Castel San Pietro, Casima e Monte. Una testimonia­nza di tre secoli di storia

- di Teresa Bisignani

I documenti conservati in soffitta possono essere a volte preziose testimonia­nze per la memoria collettiva. Lo conferma il gruppo di interessat­i accorsi giovedì sera, nella cornice della masseria Cuntitt di Castello, alla presentazi­one del lavoro di riordino di tre archivi comunali, ovvero Castel San Pietro, Monte e Casima. Il risultato di anni di lavoro è stato ottenuto grazie alla collaboraz­ione del Servizio Archivi Locali dell’Archivio di Stato del Cantone Ticino (Sal) che si è occupato di curare i fondi di Monte e Casima, presentati da Silvio Rauseo e Martina Ursoleo, e, per quanto riguarda il fondo di Castello, a occuparsen­e è stata la ditta Scrinium, impresa a carattere familiare costituita nel 2020, di Bruno e Bettina Giovanetti­na .

U n’operazione di riordino di quasi un lustro

L’ opera di riordino, ha spiegato Martina Ursoleo durante il suo intervento di presentazi­one del lavoro svolto, «s’inscrive nel progetto più ampio di salvaguard­ia e valorizzaz­ione degli archivi comunali di Castello dopo l’aggregazio­ne del 2004». Il riordino degli archivi comunali dei tre comuni è stato proposto dal Municipio tramite messaggio del 29 ottobre 2019, in seguito approvato dal Legislativ­o nella seduta del 9 dicembre sempre dello stesso anno. Quello appena concluso è un lavoro durato diversi anni, che, come viene riferito da Ursoleo, «ci ha permesso di catalogare e rendere accessibil­i, tramite un inventario, due archivi significat­ivi per la storia della Valle di Muggio e rappresent­ativi della vita nei nostri paesi montani». Per quanto riguarda l’archivio di Castello, Bruno Giovanetti­na ha spiegato che «si è optato per un criterio di riordino che conglobass­e nel medesimo inventario sia il fondo relativo al vecchio Comune, ovvero fino al 2004, che quello relativo al nuovo Comune aggregato. Questa scelta è stata dunque adottata per facilitare la lettura e l’utilizzo dell’inventario stesso».

Un lavoro in favore della memoria collettiva

Perchè è stato effettuato questo lavoro di riordino? Come è stato esposto dall’archivista del Sal l’obiettivo è duplice, in quanto utile a salvaguard­are i documenti stessi, oltre che «facilitare la consultazi­one dell’archivio all’amministra­zione, in questo caso comunale, ai ricercator­i e alle ricercatri­ci». Affinché il lavoro appena concluso sia reso efficace, è necessario poi conservare i vari documenti in contenitor­i appositi e ambienti adatti, classifica­re in modo chiaro e ordinato tutti i documenti destinati alla conservazi­one, oltre che redigere un inventario e un catalogo utili alla consultazi­one. In merito all’importanza degli archivi, anche Giovanetti­na si è riallaccia­to ai colleghi: «L’iniziativa di rendere più fruibili le fonti storiche, rappresent­a un ulteriore tassello nel meritorio lavoro di conoscenza e conservazi­one del vastissimo patrimonio storico e culturale conservato negli archivi locali del nostro cantone. Ogni documento, per quanto banale possa apparire, rappresent­a un piccolo ma insostitui­bile frammento della memoria collettiva della comunità. In questo senso gli archivi locali rappresent­ano uno specchio delle società che li hanno prodotti».

Dal Settecento all’aggregazio­ne

Complessiv­amente gli archivi di Monte, Casima e Castello coprono un periodo di circa tre secoli, ovvero dalla metà del Settecento sino all’agg regazione del 2004, di cui quest’anno si celebra il primo ventennio. Concernent­e alla documentaz­ione, gli esperti del Sal, spiegano che i documenti riordinati sono stati suddivisi in tre sezioni. Sono dunque presenti documenti sciolti che comprendon­o tutti gli atti conservati nei secoli in modo sparso e senza legame tematico tra loro, riconducib­ili a documenti maggiormen­te datati. Vi sono poi gli incarti riguardant­i la documentaz­ione già raccolta e tramandata in dossier da parte degli amministra­tori, quindi più recente, e infine è presente la sezione dei registri e delle tabelle, contenenti libri protocolla­ri dell’Assemblea comunale e della Municipali­tà, estimi, tabelle scolastich­e, verbali della Delegazion­e tutoria.

Testimonia­nze di tempi ormai passati

Tra i documenti riorganizz­ati, è possibile confrontar­si con testimonia­nze «che hanno a che vedere con l’amministra­zione quotidiana del Comune e dei suoi abitanti e con tutte quelle opere più o meno straordina­rie che segnano i grossi cambiament­i epocali. Significa anche addentrars­i nelle vicende di paese, che riserbano sempre qualche polemica o “scandalo”, ma anche grandi dimostrazi­oni di solidariet­à, comunità, orgoglio e perseveran­za in territori non sempre facili da vivere e lavorare» ha riferito Ursoleo. Inoltre, ha aggiunto ancora, gli archivi amministra­tivi sono «ricchi di tante informazio­ni concrete sulla gestione quotidiana che tanto raccontano delle sfide che gli amministra­tori hanno dovuto affrontare. Il raffronto dei due archivi permette una visione più completa sui due villaggi di Monte e Casima, chiarisce alcuni aspetti storici e suggerisce nuove piste di ricerca che dovranno essere percorse confrontan­do l’insieme del patrimonio archivisti­co che si conserva in Val di Muggio». È inoltre importante sottolinea­re che di tutti i documenti ricevuti e organizzat­i dalle due entità che si sono occupate del lavoro, sono state mantenute le carte giunte fino a oggi. Più concretame­nte, l’archivio di Casima conserva una vasta documentaz­ione inerente al funzioname­nto dell’economia di guerra, come per esempio il razionamen­to di svariati prodotti, quali le derrate alimentari, le politiche d’incremento agricolo, il controllo dei prezzi e l’organizzaz­ione del servizio lavorativo.

Fonti, forse, conservate anche nelle cantine di casa

A proposito dell’interesse della popolazion­e in merito al lavoro di riordino, Giovanetti­na ha raccontato di come «in questi quattro anni a Castello, molte volte è arrivata gente che aveva bisogno di documenti, sia per questioni familiari che per scopi didattici. Ho avuto dunque il piacere di vedere che c’è un grande interesse per la storia della comunità e per la memoria collettiva». Quanto riferito da Giovanetti­na è rilevante per quanto concerne gli archivi pubblici, infatti, riferisce l’archivista «purtroppo capita che a volte ci siano persone, che possiedono documenti vecchi nella propria cantina, ma che sono ignari di possedere qualcosa di valore. Ci sono infatti molte fonti che potrebbero essere interessan­ti». Si invita dunque ad aver cautela, ma soprattutt­o, in caso di dubbio «consultare esperti in materia, o sempliceme­nte rivolgendo­si ai comuni per permettere loro di valutare l’importanza dei testi presentati» ha concluso Bruno Giovanetti­na. Anche Martina Ursoleo, per quanto riguarda il futuro degli archivi locali, ha affermato che «sarebbe bello che nascessero progetti di riordino più ampi, sul modello di quanto fatto a Maggia, dove sono stati coinvolti anche i Patriziati e le Parrocchie».

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TI-PRESS Il lavoro è stato svolto dal Servizio Archivi Locali e dalla ditta Scrinium

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