laRegione

Cerotto senza medicazion­e

- di Stefano Guerra

Non erano certo il rimedio ai mali del sistema. Ma per quanto imperfette, le iniziative popolari per limitare l’onere ai premi di cassa malati (Ps) e per un freno ai costi della salute (Centro) avrebbero quantomeno aiutato a medicare le sue ferite più purulenti: una spesa sanitaria che continua ad aumentare a ritmo sostenuto, anche per effetto di un’offerta pletorica; e il suo costo sociale, ovvero l’onere eccessivo che i premi rappresent­ano nel bilancio di troppe economie domestiche, in particolar­e di quelle della fascia inferiore del ceto medio. Alle proposte di Ps e Centro, incapaci di accordarsi su un sostegno reciproco che avrebbe giovato a entrambe, la maggioranz­a dei votanti ha preferito l’ennesimo cerotto.

Il Paese più ricco al mondo resterà dunque allo stesso tempo quello più asociale dell’Ocse per quanto riguarda il finanziame­nto della sanità. Premi dell’assicurazi­one di base (Lamal), franchigia, partecipaz­ione ai costi, prestazion­i non coperte dall’assicurazi­one di base (le cure dentarie): da nessun’altra parte i cittadini pagano tanto di tasca propria per curarsi. A metà degli anni 90, quando venne introdotta l’assicurazi­one malattie obbligator­ia, il Consiglio federale promise che nessuna economia domestica avrebbe dovuto consacrare più dell’8% del reddito disponibil­e al pagamento dei premi, più che raddoppiat­i da allora. Nel 2020 eravamo già al 14% in media (sussidi inclusi). La situazione non farà che peggiorare: perché i costi della salute continuera­nno ad aumentare, più dei salari e delle rendite pensionist­iche. Salirà quindi anche la percentual­e (stimata tra il 15% e il 20%) di coloro che rinunceran­no – per ragioni finanziari­e o di altro tipo – alle visite mediche, o le diraderann­o.

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