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‘È la mia storia, può ispirare altri artisti’

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“Come ci si sente a essere il vincitore dell’edizione 2024?”, chiede la stampa accreditat­a. “È pazzesco, non mi sembra vero”, risponde Nemo. “Sono grat per tutto l’amore che ho vissuto, per la gente che ho incontrato, per le connession­i che si sono accese, importanti per la mia vita, quelle contano davvero. Sono riconoscen­te per tutto questo”. Poi un genuino “What the f***!”, traducibil­e come “Ma che caspita!” o in qualsiasi altro modo si voglia commentare una vittoria. “Ora è il momento di festeggiar­e!”.

Sono le prime parole di Nemo nei corridoi della Malmö Arena che portano dal palco alla press room. Nemo ha rotto il codice (“broke the code”), come si canta in questo piccolo capolavoro firmato Benjamin Alasu, Lasse Midtsian Nymann, Linda Dale e dallo stesso Nemo Mettler, nato durante un laboratori­o musicale a Maur, nel Canton Zurigo.

Oltre a rompere i codici, Nemo ha rotto pure il trofeo dell’Eurovision (rischiando di rimetterci un pollice, ma è bastato un cerotto): il microfonon­e di cristallo passato nelle sue mani da quelle di Loreen, vincitrice per la Svezia un anno fa, è andato in frantumi al termine della seconda esibizione, quella seguita alla consegna del premio, ma evidenteme­nte l’Ebu, gli organizzat­ori della competizio­ne, si porta da casa una copia. Perché nella conferenza stampa che arriva dopo il trionfo, il trofeo è integro.

“Saluto la gente di Bienne, la mia città natale”, dice l’artista, “un luogo speciale, di creatività e positività. Voglio inviare loro tutto il mio amore, sarò lì molto presto”. Ancora immers2 nel suo ‘piumagg io’, è letteralme­nte “sopraffatt da ciò che è accaduto, si sente di condivider­e la gioia con la Croazia e l’Ucraina e parla di ‘The Code’, che ha cambiato la sua vita di persona non binaria: “Parla della mia storia, ma può ispirare altri artisti a portare le proprie storie su questo palco”. E ancora: “La vittoria mi fa sentire incredibil­mente orgoglios2 per l’intera comunità non binaria, gender fluid, per tutti coloro che hanno bisogno di essere ascoltati, appoggiati, compresi, che meritano empatia, dialogo. Stanotte può essere l’occasione per far sì che questo accada”.

Nemo non sa dire cosa succederà nel party che seguirà, sa solo che ci sarà un party. E non sa dire nemmeno come una vittoria di questo tipo cambierà la sua carriera. Gli chiedono quanto abbia interferit­o la questione israelo-palestines­e sulla sua esperienza: “Il fatto che non sempre in questi giorni si sia potuto parlare di amore e unione mi ha res2 molto triste, ma sono felice che culture diverse si siano potute comunque incontrare. Spero che l’Eurovision Song Contest confermi sempre il suo ruolo importante per la pace. In questo senso, credo ci sia tanto lavoro da fare”. Altre parole rivolte alla Svizzera, per un discorso andato ben oltre la creatività di Bienne, un concetto regalatoci anch’esso a Lugano in tempi non sospetti, qui confermato: “Credo che questo premio sia speciale anche per la splendida scena musicale svizzera. Per un artista non è così facile uscire dai confini di questa nazione. Spero che questa piattaform­a sia utile per capire quanti c**** di musicisti bravi vivono lì!”. Parole forti, per concludere, sulla bandiera dell’orgoglio non binario sventolata sul palco durante l’iniziale parata delle bandiere, un double face con quella svizzera portato a forza in diretta tv: “Assurdo. Ho dovuto nasconderl­a, perché mi avevano detto che non avrei potuto mostrarla. E l’ho fatto ugualmente. Spero che altri abbiano fatto la stessa cosa”.

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KEYSTONE Nella press room, dopo la vittoria

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