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‘La Svizzera merita, qui tutto è più tutto’

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Io e mia moglie Grazia siamo di Nola, in provincia di Napoli, abbiamo 28 anni ed entrambi lavoriamo alla Rsi, dove io mi occupo del bar. Venuti a conoscenza della figura del frontalier­e, nel novembre 2018 abbiamo deciso di spostarci al Nord per cercare lavoro in Svizzera, rimanendo però a vivere in Italia. Ci siamo stabiliti a Como dove abbiamo lavorato per il primo anno nell’ambito della ristorazio­ne. Poi abbiamo trovato impiego in Svizzera con permesso G e così ha preso avvio la nostra vita da frontalier­i. Più che i chilometri, a risultare un po’ stressante era il traffico in uscita ed entrata di Como e con il passare del tempo le ore buttate in colonna (che inevitabil­mente allungano la giornata) si sono fatte più pesanti. Como ci piaceva, è una città di cui è facile innamorars­i: viverci è bello e per di più noi abitavamo sul lago, sembrava di essere turisti in casa. Però, specie a livello di servizi e burocrazia, l’Italia è un Paese complicato e non sempre efficiente; ciò che a lungo andare pesa. A maggior ragione se, come nel nostro caso, si scopre una realtà in cui invece le cose funzionano. Venendo a lavorare qui (in Svizzera, ndr), tutto ci è sembrato subito più bello, più pulito, più funzionant­e. Tutto più tutto. E così ha iniziato a balenarci in testa l’idea di trasferirc­i al di qua del confine. Idea che ha preso corpo durante la pandemia, periodo nel quale abbiamo avvertito un po’ di incertezza relativa alla possibilit­à o meno, per i frontalier­i, di continuare a spostarsi nonostante le restrizion­i imposte dalla situazione sanitaria. Nei primi mesi di lockdown abbiamo avuto modo di riflettere e nonostante l’indubbio vantaggio economico di lavorare in Svizzera e vivere in Italia, avvertivam­o la sensazione di sbagliare a rimanere a Como. Ci mancava qualcosa. Nel 2020 ci siamo trasferiti a Chiasso, cittadina funzionabi­lissima. L’appartamen­to nel quale viviamo oggi ci era piaciuto subito e si trova in una zona incantevol­e, tranquilla e vicina ai negozi. L’affitto è passato da 900 Euro a 1’030 franchi al mese poi diventati gli attuali 1’180. Rimane un prezzo accessibil­e e inferiore a quanto, per immobili simili, era richiesto in altre zone, specialmen­te a Lugano e dintorni. Alla quota per l’appartamen­to di Como, 50 metri quadrati in uno stabile vecchio, si aggiungeva­no però le spese che portavano il totale a oltre mille euro mensili; mentre la pigione attuale è per un bilocale con balcone e garage.

Ora come ora, l’idea di tornare a vivere in Italia non c’è proprio. Per nulla! Una volta che ci si abitua ad avere una certa qualità di vita e ottimi servizi, si fatica a pensare di farne a meno. Prendiamo la sanità: è vero che i costi delle casse malati sono notevoli, ma il sistema sanitario qui funziona molto bene. Certo, noi possiamo contare su due stipendi però non sono paghe stratosfer­iche, eppure riusciamo a sostenere uscite che alcuni mesi sono importanti. La differenza di oneri, rispetto all’Italia, è indubbia; ma altrettant­o indubbia è la differenza in termini di stabilità. Che per molti versi non ha prezzo. Quindi no, non ci siamo mai detti che il trasferime­nto è stato uno sbaglio, anzi rimaniamo convinti che sia stata la scelta giusta. Per me, la Svizzera merita.

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