laRegione

Liberali, ma ancora liberi?

- Orio Galli, Caslano

Leggo sul Corriere del Ticino del 3 aprile un testo di Fulvio Pelli che sembrerebb­e la risposta (anche se non esplicita) a un intervento di qualche giorno prima di Adriano Censi su laRegione. Conosco bene i due per vie diverse. Persone alle quali do pure del tu, anche se non frequento i loro ambienti comunque degni di rispetto e attenzione. Così come il laico Partito Liberale Radicale che ognuno dei due, anche se con visioni in parte divergenti, rappresent­a. Io, che provengo per tradizione familiare cattolica da una posizione ideologica diversa ho sempre nutrito grande stima per il partito che ha avuto come padri Stefano Franscini e Carlo Battaglini; per non parlare del federalist­a Carlo Cattaneo da noi rifugiatos­i, e generosame­nte accolto, a metà Ottocento. Basti pensare che il Liceo Lugano1 porta il suo nome. Per farla breve, sia Censi che Pelli riconoscon­o una perdita di partecipaz­ione e consenso da parte della base del loro partito. Ma nessuno di loro cerca di scoprirne le cause. Capisco come la cosa non sia affatto semplice. Qualcuno – come per esempio Andrea Ghiringhel­li, o Arnaldo Alberti – tenta a volte su laRegione un’analisi critica, lanciandos­i pure in qualche affondo. Voci – le loro – che rimangono però isolate. Senza risposte. Senza contraddit­torio.

È di questi giorni la notizia che Segio Ermotti – dopo tutto quello che è successo – avrebbe ricevuto per 9 mesi di un suo lavoro…(!?) 14 milioni, virgola 400mila franchi (!!!). Personalme­nte ricordo bene quando il pane si comperava dal prestino o alla Cooperativ­a dove te lo pesavano sulla bilancia. E il latte si andava a prenderlo con il secchiello in latteria pagandolo anche con i “nichelini” e con i centesimi di franco (monete in rame da 1 o 2). Il mondo nel frattempo è cambiato. Ma non ci chiediamo mai se in così breve tempo non sia magari cambiato un po’ troppo? Liberali, progressis­ti, e conservato­ri a parte.

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