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Un Patto migratorio che si regge su un delicato equilibrio

Le novità della riforma adottata dall’Europarlam­ento

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Il nuovo Patto della migrazione e l’asilo dell’Ue – adottato in via definitiva martedì dal Parlamento europeo, dopo quasi dieci anni di discussion­i e difficili trattative – cerca di rispondere a un’esigenza di fondo: disporre di regole uniche in tutta Europa, dato che sinora non è stato così. Al centro della vasta riforma c’è l’equilibrio, precario, tra responsabi­lità (da parte dei Paesi di primo approdo) e solidariet­à (da parte degli altri). Basta dunque con un sistema disfunzion­ale che addossava agli Stati di frontiera, nel Mediterran­eo ma non solo, tutti gli oneri di controllo, ma poi permetteva ai migranti di sparpaglia­rsi per tutta l’Ue, creando il fenomeno dei movimenti secondari (spesso persone in fuga senza documenti), fonte di tensione tra i Paesi e d’insicurezz­a per gli stessi migranti.

D’ora in poi la nazione di primo approdo dovrà raccoglier­e la domanda d’asilo, gestire la persona e la pratica in tempi rapidi, ma potrà contare sull’aiuto degli altri, o in termini ricollocam­enti o contributi finanziari. Soprattutt­o, però, chi arriva da un posto del mondo non poi così disastrato e non ha diritto alla protezione dell’Ue verrà rimpatriat­o in tempi rapidi. O almeno, questa è l’idea. Cruciale adesso sarà l’attuazione delle nuove norme, molto complicate a livello tecnico. I 27 avranno due anni di tempo per farlo.

Di seguito le principali novità, in sintesi:

● Nuove procedure alle frontiere La procedura di screening prevede che i migranti arrivati alle frontiere dell’Ue o salvati in mare (operazioni Sar) vengano identifica­ti entro sette giorni in centri appositi, dove verranno sottoposti anche a controlli di salute e di sicurezza. I dati biometrici (volti, impronte digitali) saranno raccolti nella banca dati Ue Eurodac (gli arrivi Sar saranno registrati separatame­nte per scopi statistici). È previsto un meccanismo di monitoragg­io forte e indipenden­te in ogni Stato membro per proteggere i diritti fondamenta­li delle persone sottoposte a screening.

● Filtraggio La seconda fase prevede un sistema di filtraggio. I migranti che provengono dai Paesi che hanno una bassa percentual­e di richieste di asilo accolte (il 20%) saranno incanalati nella nuova Procedura rapida – in modo che tutti abbiano comunque la possibilit­à di avere la protezione internazio­nale – e saranno ospitati in Centri di permanenza speciali, senza avere formalment­e accesso al territorio comunitari­o. La domanda in questo caso dovrà essere evasa entro tre mesi. Chi non avrà diritto all’asilo dovrà essere rimpatriat­o entro altri tre mesi. Dalla procedura saranno escluse famiglie con bambini (se non ci sarà capacità adeguata nei centri) e minori non accompagna­ti (a meno che non pongano un rischio per la sicurezza). La capacità viene fissata al momento in 30mila posti l’anno, in grado dunque di trattare fino a 120mila persone.

● Meccanismo di solidariet­à La Regulation on Asylum Migration Management (Ramm) introduce il concetto di ‘solidariet­à obbligator­ia’. Il Patto introduce una quota standard di 30mila ricollocam­enti l’anno. Ma il meccanismo è flessibile: gli Stati membri potranno contribuir­vi anche con misure finanziari­e (20mila euro a migrante) o altre misure, come la presa in carico del rimpatrio. In caso di crisi si prevede una possibile deroga temporanea alle procedure standard di asilo e la Commission­e potrà intervenir­e per far sì che i Paesi in questione siano ulteriorme­nte sostenuti.

● Partenaria­ti migratoriN­asce un nuovo paradigma basato su partenaria­ti globali con i Paesi di origine e di transito verso l’Ue (come quelli dei Balcani). Questo nuovo approccio inserisce la migrazione nei partenaria­ti internazio­nali per prevenire le partenze irregolari e la perdita di vite umane, per combattere il traffico di esseri umani e promuovere la migrazione legale verso l’Europa.

● La Svizzera In quanto Stato associato al sistema Schengen/Dublino, la Svizzera è tenuta a recepire nella sua legislazio­ne le decisioni del Parlamento europeo che costituisc­ono sviluppi degli acquis dei due accordi. È il caso delle regole sulla sincronizz­azione dei dati e sui controlli d’identità. Le regole sul meccanismo di solidariet­à, invece, non sono vincolanti per la Confederaz­ione, che però può partecipar­e volontaria­mente a determinat­e misure (ricollocam­enti, misure finanziari­e, invio di esperti, rimpatri ecc.). La Svizzera, inoltre, non dovrà occuparsi dei regolament­i sull’asilo e delle procedure di esame delle domande di protezione internazio­nale. L’Organizzaz­ione svizzera d’aiuto ai rifugiati ha criticato la riforma, parlando di un “massiccio inasprimen­to della politica europea in materia di asilo”.

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KEYSTONE Bosnia, sulla ‘rotta dei Balcani’, febbraio 2024

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