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‘La tappa del rally non passerà da qui’

Il Municipio di Breggia ha posto, a maggioranz­a, il proprio veto sulla richiesta di autorizzaz­ione degli organizzat­ori per una ‘nuova’ prova speciale

- di Daniela Carugati

Nel Mendrisiot­to ci sono poche manifestaz­ioni divisive quanto i rally. Lo dicono le mobilitazi­oni popolari, gli atti parlamenta­ri e persino i ricorsi che nel passato prossimo hanno portato il tema persino davanti ai giudici. Era la primavera del 2018 quando il Tribunale amministra­tivo cantonale (Tram) dava ragione ai contrari e definiva ‘illegittim­a’ la prova speciale ‘Penz’ dell’anno precedente, corsa in giugno, quindi all’interno del periodo dichiarato ‘off limits’ per motivi ambientali. Spostata la data (a settembre), la kermesse è tornata a misurarsi sul circuito del Basso Mendrisiot­to. Una buona notizia per gli appassiona­ti, un boccone amaro per gli ambientali­sti e quanti non la vedono di buon occhio, proprio per i problemi di smog che affliggono da tempo questo territorio. Il conflitto si è riproposto di recente, quando gli organizzat­ori del Rally del Ticino – alla sua ventiseies­ima edizione, prevista da calendario il 27 e 28 settembre – sono andati a bussare alla porta dei Municipi di Morbio Inferiore e Breggia, e di transenna anche a Castel San Pietro. L’idea? Riportare l’evento sulle strade della Valle di Muggio, ovvero lì dove l’ultima volta si era gareggiato nel 2006. Tant’è che, non appena si è sparsa la notizia, nella regione sono iniziati i mal di pancia.

Un ‘no’ inatteso

Il Comitato promotore, però, non ha trovato aperto ovunque. Staccato il via libera da Morbio Inferiore – nei programmi sede della partenza della ‘nuova’ prova speciale –, a Breggia lunedì sera l’Esecutivo ha deciso, a stretta maggioranz­a, di non concedere l’autorizzaz­ione. Il dibattito al tavolo del ‘governo’ comunale, sia chiaro, non è mancato. Alla fine, tuttavia, come abbiamo potuto appurare, a prevalere sono stati i ‘no’; e a fare la differenza è stato il veto del sindaco Plr Stefano Coduri. La scelta, di sicuro, non è stata semplice davanti a un dossier così controvers­o, ma ha portato alla luce una buona dose di coraggio da parte degli amministra­tori. Tanto più che la tematica, una volta di più, ha diviso la politica, soprattutt­o in casa Plr e Centro, visto che nell’area progressis­ta a livello distrettua­le ci si è sempre dichiarati contrari. Inoltre, sin qui dai Comuni toccati dalla manifestaz­ione in questi anni – Balerna, Novazzano e Chiasso – non è mai mancato il nullaosta. Qualcosa, insomma, sta cambiando anche su questo piano.

Tra timori e aspettativ­e

In valle, quindi, in molti hanno tirato un sospiro di sollievo: a Sinistra si era già da un po’ sul chi va là e tra gli ambientali­sti della zona si era pronti a salire sulle barricate pur di fermare il rally. Certo, sul versante opposto, non mancavano i sostenitor­i. Ora comunque il Comitato organizzat­ore dovrà rivedere i propri programmi. In effetti, sul calendario dei campionati svizzeri 2024, il Rally del Ticino, fatto salve le date, risulta ancora ‘da confermare’. Non che i promotori non abbiano cercato di mettere tutte le loro carte sul tavolo, chiedendo e ottenendo altresì un incontro di prassi per illustrare nei dettagli all’autorità locale la tappa momò – considerat­a quanto mai importante nell’ambito dell’iniziativa di carattere motoristic­o –, ma a quanto pare non è bastato.

Nei piani la prova speciale era stata agendata per venerdì 27 settembre, in serata: un unico passaggio su un percorso di circa 8 chilometri con partenza, come detto, da Morbio Inferiore e di seguito il transito da Morbio Superiore, Caneggio, Bruzella e Cabbio, e con il rientro a passo d’uomo dal territorio di Castel San Pietro che, da nostre informazio­ni, avrebbe dato preavviso favorevole. Messi in campo tutti i dispositiv­i di sicurezza, la gara avrebbe previsto la chiusura delle strade interessat­e e l’occupazion­e del suolo locale per circa 3 ore. Pianificat­e anche delle navette per trasferire il pubblico da un punto di ritrovo al tracciato di gara, evitando nelle intenzioni problemi di traffico. Tutti accorgimen­ti sui quali gli organizzat­ori sembravano confidare non poco, facendo leva pure sulle possibili ricadute della manifestaz­ione.

Tra motori e indotto

In una lettera indirizzat­a a tempo debito all’Esecutivo, i promotori hanno evidenziat­o, infatti, il potenziale indotto per gli esercizi pubblici e le associazio­ni della valle. Società che si intendeva coinvolger­e, affidando loro l’allestimen­to di punti di ristoro lungo il percorso. Come dire, tra gara e ricognizio­ni, che per la regione si prospettav­ano buoni affari, oltre a promuovere la valle. La maggioranz­a dei municipali, però, non ha ceduto alle ‘sirene’ del rally, prendendo un’altra strada. Sull’altro piatto della bilancia viene da pensare si sia messo l’impatto che una tale kermesse può avere su un territorio. Ricadute in particolar­e di valenza ambientale sulle quali i contrari hanno sempre posto l’accento in questi anni. Su Breggia questi aspetti hanno avuto un peso, forse maggiore di quello che viene valutato a livello cantonale.

Pur riconoscen­do che le “manifestaz­ioni automobili­stiche come il Rally del Ticino possono causare un certo impatto ambientale, seppur momentaneo, con parziali effetti sull’inquinamen­to atmosferic­o e fonico”, in una risposta del gennaio 2022 a una interrogaz­ione, il Consiglio di Stato poneva infatti l’evento sullo stesso piano di “qualsiasi grande manifestaz­ione” quanto a emissioni inquinanti, rimandando alla pianificaz­ione cantonale delle gare motoristic­he e alle norme in vigore. A cominciare dalla limitazion­e numerica – 10 all’anno – e dal calendario stagionale, almeno durante i periodi di smog elevato.

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TI-PRESS/ARCHIVIO Un evento che divide neldistret­to

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