Potrebbe arrivare anche Biden alla conferenza di pace ‘svizzera’
L’evento sarebbe in agenda a metà giugno al Bürgenstock
Potrebbe arrivare anche Joe Biden in Svizzera a metà giugno per il vertice sulla pace in Ucraina. Lo ha scritto la ‘Neue Zürcher Zeitung’citando “più fonti affidabili”. Interpellata dal foglio zurighese, l’ambasciata americana a Berna non conferma. Ed è del tutto normale, anche solo per motivi di sicurezza. D’altronde, la Svizzera (che organizza) e l’Ucraina (che le ha chiesto di farlo) non hanno ancora spedito gli inviti agli 80-100 Paesi che dovrebbero inviare le loro delegazioni nella Confederazione. Secondo la ‘Nzz’, tuttavia, le chance che Biden presenzi il vertice (o ‘conferenza di alto livello’che dir si voglia) “sono cresciute”. Anche perché l’81enne nei giorni precedenti si troverà in Italia per il summit del G7.
La conferenza di pace sarebbe prevista per il 16 e il 17 giugno al Bürgenstock, nel famoso albergo con vista sul Lago dei Quattro Cantoni. Lo hanno scritto il ‘Tages-Anzeiger’ e l’agenzia Bloomberg. Il ‘Tagi’ riferisce che il Consiglio federale dovrebbe prendere una decisione già nella sua seduta settimanale in agenda mercoledì. Stando alla ‘Nzz’, il Governo avrebbe optato già in marzo per il resort di lusso, già teatro in passato di importanti negoziati (nel 2004 vi si è svolta la conferenza su Cipro), rinnovato di recente, raggiungibile in elicottero dalla vicina ex piazza d’armi di Buochs e pertanto ideale per garantire la sicurezza persino di un capo di Stato come Joe Biden. L’evento era stato annunciato in gennaio al Wef di Davos dalla presidente della Confederazione Viola Amherd, che aveva risposto a un invito in tal senso dell’omologo ucraino Volodymyr Zelensky. A lungo si era parlato di una conferenza di pace prima dell’estate a Ginevra. Il Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae) lavora da mesi alacremente all’organizzazione. Quest’inverno il suo capo Ignazio Cassis si è recato in Cina e in India per cercare di convincerli a partecipare. La reazione di Pechino, che in molti considerano alleato di fatto di Vladimir Putin, è stata piuttosto fredda. I contatti diplomatici però sono proseguiti nelle ultime settimane, per cui non è escluso che alla fine anche la Cina mandi qualcuno in Svizzera. La Russia, dal canto suo, si era chiamata fuori sin da subito.
Ieri, a livello diplomatico, si è mosso il ministro degli Esteri britannico David Cameron, che è tornato negli Usa per sollecitare l’approvazione dei nuovi aiuti americani a Kiev. Ma questa volta il ministro degli Esteri britannico ha fatto tappa anche a Mar-a-Lago da Donald Trump. Intanto Mosca sostiene che “denaro per compiere attentati in Russia” sia arrivato attraverso alcune compagnie, “tra cui quella energetica ucraina Burisma Holdings”, nel cui Cda c’era anche Hunter Biden, figlio del presidente americano. Il Cremmlino punta il dito anche contro non meglio specificati alti funzionari Usa e dei Paesi Nato.