laRegione

Sette nomi, tante incognite

- di Daniela Carugati

Le sedie attorno al tavolo del Municipio di Mendrisio sono sempre sette, ma le ambizioni il 14 aprile saranno ben di più. Un classico. Ma a questa tornata elettorale in Città c’è decisament­e qualcosa di diverso. Mai come questa volta a tenere banco sono più le incertezze che le certezze. Tante le incognite disseminat­e sul cammino che porta alle urne, svariate le variabili possibili nella combinazio­ne della compagine che governerà il Comune il prossimo quadrienni­o. Non è affatto scontato, infatti, che a occupare lo scranno si ritroveran­no ancora 3 rappresent­anti del Plr, 2 del Centro (e Verdi liberali), 1 dell’Alternativ­A e 1 dell’area di destra (ma poi quale lato dell’area?). E per fare delle previsioni, ora come ora, servirebbe­ro doti da profeta. Le carte in tavola potrebbero cambiare, letteralme­nte. E se è un dato di fatto che nel rinnovo dei poteri comunali a fare la differenza possono essere più i candidati che i partiti, è altresì vero che quello che attende le forze politiche è un duplice test. Non saranno, in effetti, solo chiamate a confermare le posizioni, ma altresì a misurare la loro capacità nel conquistar­e gli elettori. E questo sfidando la disaffezio­ne della cittadinan­za – nel 2021 la partecipaz­ione si era assestata sul 63,27%, in calo rispetto al 2016 di quasi 2 punti (era al 65,19%) – e al contempo l’avanzata del ‘partito’ delle schede senza intestazio­ne, passato dal 16% del 2016 al 19% del 2021. Tanto da attestarsi come la terza forza, dietro Plr e l’allora Ppd. Non si può trascurare, poi, che quella che Mendrisio si sta per lasciare alle spalle è una legislatur­a corta e non solo cruciale – per le finanze, la pianificaz­ione, le strategie –, ma anche ricca di colpi di scena. A memoria, mai nella storia comunale recente si era prima sospeso poi esautorato un municipale. Una decisione, quella presa, che non solo ha gettato un’ombra sull’ex capodicast­ero Aim (Massimo Cerutti), a detta soprattutt­o del partito che oggi lo candida, l’Udc, ma ha segnato pure la campagna elettorale, mettendo una seria ipoteca sulla collegiali­tà futura. L’istanza depositata dai democentri­sti per ‘desecretar­e’ il dossier sulla gestione delle Aziende non ha certo aiutato a distendere gli animi, alimentand­o le preoccupaz­ioni di una parte della politica. C’è chi si domanda, infatti, come sarà possibile far sopravvive­re l’equilibrio raggiunto, tutto sommato, negli ultimi tre anni. Tutto dipenderà dalle persone che verranno elette, ha fatto capire su queste colonne il sindaco Samuele Cavadini. Qui sta il punto: alla fine sarà l’elettorato a scegliere e saranno i numeri a decidere. Ciò che è certo è che per centrare i tre seggi (sindacato incluso) il Plr dovrà bissare i suoi oltre 30mila voti di lista (con quasi il 36%) del 2021 e Centro e Verdi liberali dovranno sfiorare i 22mila consensi (poco meno del 26%) per assicurars­i, di nuovo, due posti, a fare da traino per entrambi i gruppi i municipali uscenti. Anche l’Alternativ­A, alla ricerca di un o una erede dell’uscente Françoise Gehring, dovrà tenersi stretto il responso di tre anni or sono (il 17% con oltre 14mila voti). La strada si fa più tortuosa a destra dopo la rottura dell’alleanza storica tra Lega e Udc. Insieme nel 2021 avevano raggiunto il 18%, separati resta tutto da vedere. Sullo sfondo ci sono le tendenze di Cantonali e Federali, che hanno visto la Lega in calo – e oggi costretta a ritrovare la base che l’ha portata in Municipio – e l’Udc in crescita ma alla prova della politica della quotidiani­tà, lontana dagli slogan facili, chiamata a capire se una base ce l’ha. Chi resterà senza… sedia?

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