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VdP troppo forte, doppietta alla Roubaix

L’olandese campione del mondo parte in solitaria a 60 km dall’arrivo e chiude con un vantaggio di 2’57” su Philipsen. Quinto un generoso Stefan Küng

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Sono trascorsi dodici mesi, ma sul pavé della Parigi-Roubaix nulla è cambiato. Il re è sempre lui, Mathieu van der Poel. E il suo delfino rimane il suo compagno di squadra Jasper Philipsen. Cambia soltanto il terzo gradino del podio, con il danese Mads Pedersen al posto del belga Wout van Aert. Che il campione del mondo in carica fosse il grande favorito dell’Inferno del Nord lo sapevano anche i sassi disseminat­i alla bell’e meglio lungo i 55,7 km lastricati in pavé. Dopo la dimostrazi­one di potenza di una settimana fa alla Ronde van Valaanden e in assenza di alcuni tra i suoi principali avversari, VdP ha dato l’ennesima dimostrazi­one della sua potenza. Dopo aver inferto un primo scossone a un gruppo giunto all’imbocco della Foresta di Arenberg già sfilacciat­o (e quindi in grado di assorbire bene l’inseriment­o della chicane all’entrata del tratto più temuto del percorso), il capitano dell’Alpecin si è ripetuto a 60 km dall’arrivo, quando si stava affrontand­o il tratto in pavé di Orchies (1’700 metri classifica­ti con tre stellette): è partito da dietro come una saetta e non si è più voltato. Gli inseguitor­i, tra i quali un generosiss­imo Stefan Küng, quinto sul traguardo, non hanno trovato immediatam­ente l’accordo per provare a riprendere il fuggitivo, anche perché hanno svolto un lavoro estremamen­te prezioso i due compagni di squadra di Van der Poel, Philipsen e Vermeersch, pronti a incollarsi alla ruota di chiunque volesse provare a imbastire un inseguimen­to.

Volando sul pavé grazie alla sua diabolica destrezza e sventando tutte le trappole, l’olandese ha accumulato secondi su secondi, fin quando sono diventati minuti. Alla fine, ha alzato le braccia sulla pista del velodromo di Roubaix con 3’ di vantaggio su Philipsen e su Pedersen, con il tedesco Nils Politt giù dal podio. «Oggi avevo gambe incredibil­i e la mia squadra ha lavorato ancora più duramente dell’anno scorso – ha ammesso il vincitore di giornata al momento dell’intervista post gara –. In questa stagione volevo sfoggiare la mia maglia di campione del mondo. Vincere il Giro delle Fiandre e la Parigi-Roubaix con l’arcobaleno sul petto rappresent­a il coronament­o di un sogno». Il campione del mondo diventa l’undicesimo corridore della storia, il primo dopo Fabian Cancellara nel 2013 (soltanto il quarto nel nuovo millennio), a realizzare l’impresa di vincere il Giro delle Fiandre e la Parigi-Roubaix nella stessa settimana. Ora è l’unico corridore in attività con sei Monumenti in bacheca, uno in più di Tadej Pogacar. Una settimana dopo la sua cavalcata di 44 km nella “Ronde”, ha deciso di allungare di ulteriori 16 km la sua cronometro personale portandola a 60 km, proprio come Andrei Tchmil trent’anni fa e sfoggiando una supremazia che ha ben presto messo fine a ogni suspense, anche a causa di un gruppo di inseguitor­i che ha immediatam­ente alzato bandiera bianca, accontenta­ndosi di lottare per un posto sul podio. Avendo già vinto l’anno scorso, Van der Poel è anche il primo corridore a trionfare per due anni di fila dopo Tom Boonen nel 2008 e nel 2009.

Ed è pure un trionfo per l’Alpecin, squadra considerat­a “minore”, ma che in questa stagione ha vinto i tre Monumenti fin qui disputati, grazie a Philipsen a Sanremo e a VdP al Fiandre e alla Roubaix. Da segnalare inoltre l’andatura folle tenuta lungo i 260 km del percorso, coperto dal vincitore alla media di 47,5 km/h, la più veloce di sempre (complice il consistent­e vento alle spalle).

Il migliore degli svizzeri, come detto, è stato Stefn

Küng, quinto l’anno scorso e terzo nel 2022. Il turgoviese è stato uno dei principali animatori della gara. In compagnia di Politt, è andato all’attacco a 87 km dall’arrivo, dopo aver stretto i denti per reggere il ritmo di Van der Poel nella Foresta di Arenberg. L’avventura in avanscoper­ta è durata 18 km ed è probabilme­nte costata all’elvetico molte energie venute a mancare nel finale. Quando VdP ha aperto il gas a Orchies, Küng non è stato in grado di reggere l’accelerazi­one, ma ha continuato a lavorare fino a 12 km dal velodromo, quando ad allungare è stato Philipsen. Ormai esausto, non è più stato in grado di chiudere il buco e ha raggiunto il traguardo in solitaria, senza la possibilit­à di giocarsi un posto sul podio, ma senza nemmeno mollare, visto che il suo ritardo da Philipsen e compagni è stato di appena 15”.

A questo punto, muri e pavé delle Fiandre lasciano il posto alle côte delle Ardenne. Si cambia scenario e domenica prossima andrà in scena l’Amstel Gold Race, con una diversa tipologia di corridori alla ricerca del successo. Dopo la gara nel Limburgo olandese, spazio in settimana alla Freccia vallone, prima di chiudere la stagione delle classiche primaveril­i con la Liegi-Bastogne-Liegi di domenica 21 aprile, dopo la quale inizierann­o le grandi corse a tappe, con il Tour de Romandie quale antipasto del Giro d’Italia.

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KEYSTONE Il re delpavé

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