Un Beta Plus: meglio dell’investimento passivo
E vanno i sogni pel ceruleo vano / all’avvenire incognito, / all’avvenir lontano, / quasi in cerca di nido / migranti uccelli a più sereno lido. (Giovanni Marradi)
Vanno molto di moda in questi tempi gli investimenti passivi, che seguono in coda l’andamento generale dei mercati e riscontrano successo crescente grazie ai costi più contenuti che offrono agli investitori, anche perché non supportati dai professionisti del ramo. Ma sono davvero – alla fine – realmente più convenienti? Viene da dubitarne, anche perché i costi relativi alla consulenza personalizzata, seguendo i bisogni individuali del singolo cliente, tendono comunque a diminuire grazie all’utilizzo specialistico e proprietario degli algoritmi affinati con la reddittività maturata in anni di expertise. Le strategie attive rispondono infatti meglio e non a caso il Multi Asset Team di Nordea ha una storia di attività da oltre 19 anni, amministrando più di 150 miliardi di euro, attento alla diversificazione e all’approccio quantitativo. I mercati, in effetti, non sono perfettamente efficienti, mentre i premi di rischio sono i principali attori dei ritorni sugli investimenti. La redditività ad esempio deve essere sistematica e non casuale nella costruzione di un portafoglio equilibrato, utilizzando strumenti quantitativi per captare i fondamentali migliori e vendere i titoli perdenti che non possiedono attrattività. A questo argomento della strategia Beta Plus Equity nei moduli standard e/o con strategie responsabili (con specifico accento sulle società impegnate nel ricambio energetico, e un affondo sul Nordea 1 European Stars Equity Fund) è stata dedicata la sessione che – con Fabio Ferra, Elena Zoino e Valerio Tschopp, e in diretta Web anche da Lussemburgo – si è tenuta al Gran Café al Porto di Lugano. Nella diversificazione si tiene presente quella geografica e settoriale con un approccio comparato per rispettare il peso degli indici e i desiderata dei clienti privati e istituzionali, con occhio sempre attento all’universo investibile. Per esempio sul mercato nordamericano si tengono sotto osservazione 24 diversi settori (software, tecnologia, semiconduttori, pharma, retailing, assicurazioni, banche, immobiliare, trasporti, macchinari, ecc.) con obiettivo puntato su Valore, Qualità, Crescita (varia da segmento a segmento: ci son settori più maturi e altri più dinamici). Sullo specifico momento, attenti alle revisioni, con minori acquisti se il titolo si sia già apprezzato nell’ultimo mese, mentre sui 12 mesi anteriori se è evoluto positivamente, viene comunque sovrappesato. Si redige dunque una lista dei titoli da acquistare e una da vendere, ribilanciando l’investimento per rispettare la diversificazione originaria con monitoraggio continuo. Il sovra e il sottopeso restano elementi dinamici. Ci sono poi le esclusioni nell’universo del benchmark come il tabacco, pornografia, gambling, violazione della governance, tenore di CO2, equipaggiamenti militari, ecc. secondo un approccio multiattoriale. Non tutti i fondi azionari europei sono uguali. L’European Stars Equity Fund è stato lanciato a fine 2017 con un approccio opportunistico di stock picking e caratteristiche peculiari di ESG e sostenibilità. È stata creata una piattaforma con la traiettoria per misurare il livello di decarbonizzazione di ogni impresa per reddittività a lungo termine, in titoli ad elevato potenziale, secondo le norme dell’articolo 8 MiFID ed uno screening permanente.