Fra le PMI cresce l’ottimismo
/ Secondo un sondaggio di Raiffeisen il 69% delle piccole e medie imprese guarda con fiducia al futuro - Il dato è superiore a quanto registrato nel 2023 (62%) e nel 2022 (67%)
Le piccole e medie imprese svizzere guardano con ottimismo al futuro: il 69% delle aziende ritiene che nei prossimi tre anni si troverà in una situazione economica buona o molto buona.
Il dato, rilevato in un sondaggio condotto per conto di Raiffeisen e a cui hanno partecipato 600 ditte, è superiore al 62% osservato nel 2023 e anche al 67% del 2022. Il valore raggiunge l’80% nel comparto chimico farmaceutico, il 75% nel ramo alberghiero e della ristorazione e il 73% nella costruzione; i valori più bassi vengono invece registrati da commercio (61%) ed energia (56%).
Sul fronte delle sfide, i rischi maggiori rimangono quelli determinati dai prezzi energetici e delle materie prime (citati dal 56% delle società). Al secondo posto si conferma l’accesso alla manodopera qualificata (44%, in calo dal 51%). Si fanno invece più marcati i timori riguardo agli sviluppi geopolitici (il dato sale dal 32% al 42%) mentre sostanzialmente stabili (dal 34% al 32%) restano le preoccupazioni relative ai rapporti fra Berna e Bruxelles.
Necessarie relazioni stabili
«Soprattutto le aziende orientate all’esportazione dipendono da relazioni stabili e funzionanti con l’UE per la pianificazione e i loro investimenti futuri», osserva Roger Reist, responsabile clientela aziendale di Raiffeisen, citato in un comunicato. «L’attuale incertezza giuridica e la partecipazione solo parziale al mercato interno europeo limitano la libertà economica e finanziaria delle imprese».
Il sondaggio mostra anche che l’uso dell’intelligenza artificiale (IA) è ancora limitato: sebbene circa la metà delle società intraveda opportunità nell’impiego di questa nuova tecnologia, solo il 9% la utilizza già in modo sistematico. I campi di applicazione più gettonati sono l’informatica, il marketing, la distribuzione e il servizio clienti.
Il tasso di aziende con giudizio positivo passa addirittura all’80% nel comparto chimico farmaceutico