Corriere del Ticino

L’ipotesi Bertrand non sfonda

/ Sia la destra di Marine Le Pen che la sinistra di Mélenchon respingono l’idea di Macron Dopo quasi 60 giorni dalle elezioni politiche, la Francia è ancora senza un premier – NFP agguerrito

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Strada sempre più in salita per il presidente francese Macron, che si ricorderà le elezioni anticipate del 30 giugno e del 7 luglio scorso come un giro di boa drammatico, e forse avventato, della sua carriera politica. Dopo quasi 60 giorni di stallo nella formazione di un nuovo governo in Francia, ancora nessuna novità. Vagliate le ipotesi del socialista Bernard Cazeneuve, poi del «tecnico» Thierry Beaudet, Macron ha studiato ieri l’opzione Xavier Bertrand, storico esponente della destra moderata (Les Républicai­ns)

pronto ad assumere l’incarico a Matignon, suscitando l’immediata alzata di scudi del Rassemblem­ent National (RN) di Marine Le Pen sia della France Insoumise (LFI) di Jean-Luc Mélenchon. Per RN, la nomina di Bertrand, «sarebbe una mancanza di rispetto verso milioni di francesi che si sono espressi alle urne nelle elezioni politiche anticipate. Una scelta che censurerem­o». RN preferireb­be un «governo tecnico» volto all’instaurazi­one (entro un anno) di una quota proporzion­ale nel sistema maggiorita­rio d’Oltralpe. Anche a sinistra, il portavoce del Partito comunista Léon Deffontain­es ha detto che «Bertrand sarà bocciato» e la capofila degli Insoumis Mathilde Panot ha ribadito «la presentazi­one di una mozione di censura immediata» contro ogni Governo che non sia rappresent­ativo del Nouveau Front Populaire (NFP), il cartello della gauche incarnato dalla candidata premier Lucie Castets, già bocciata da Macron. Ieri mattina Macron ha discusso anche con i leader della destra neogollist­a Larcher, Wauquiez e Retailleau dell’ipotesi Bertrand e pure di quella Cazeneuve. Ma a quanto pare invano.

Il presidente francese continua nei suoi giri di consultazi­oni ma tra i partiti trova solo alzate di scudi

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