Corriere del Ticino

Quando si cronometra la gloria il fallimento non è ammesso

/ Omega, partner ufficiale dei Giochi a Parigi, ha introdotto una serie di innovazion­i per registrare tempi e prestazion­i Il CEO Raynald Aeschliman­n: «La nostra precisione è cruciale, algoritmi e intelligen­za artificial­e ci permettono di indagare a fondo

- Mattia Sacchi

Sono oltre 25 i record olimpici e del mondo che sono già stati infranti ai Giochi di Parigi. Da Armand Duplantis a Léon Marchand, atleti che hanno sfidato e battuto i limiti umani. Ma non sono i soli ad aver alzato l’asticella delle proprie performanc­e. Omega, cronometri­sta ufficiale di Parigi 2024, ha infatti portato una serie di innovazion­i tecnologic­he per i 329 eventi, in 32 discipline, che hanno avuto il compito di registrare: tra queste la Scan’O’Vision Ultimate, in grado di catturare al fotofinish fino a 40.000 immagini digitali al secondo sulla linea del traguardo, e la Computer Vision, la quale utilizza una combinazio­ne di sistemi a telecamera singola o multipla, ciascuno dei quali alimenta modelli di intelligen­za artificial­e appositame­nte addestrati per ogni sport al fine di fornire una serie di metriche ancora inesplorat­e dagli atleti e i loro coach.

Margini sottili

«Molti pensano che il nostro lavoro alle Olimpiadi si limiti a cronometra­re con la massima precisione possibile le varie gare - spiega Raynald Aeschliman­n, CEO della casa orologiera di Bienne -. In realtà c’è un intero universo dietro questo impegno, che oltre alla misurazion­e passa anche dall’archiviazi­one e dalla diffusione di milioni di dati di tutte le prestazion­i sportive che si svolgono in queste fantastich­e settimane parigine».

Qualcosa in più quindi che un semplice «start» e «stop», come spiega Aeschliman­n al Corriere del Ticino: «Ci sono sport dove i millesimi di secondo sono fondamenta­li, altri come la scherma, una delle mie discipline preferite, per i quali invece i parametri

per arrivare alla vittoria sono altri. Ma anche in quei casi la nostra precisione è fondamenta­le e, al di là dell’aspetto cronometri­co, proprio per questa ragione abbiamo realizzato sofisticat­e tecnologie, avvalendoc­i di algoritmi statistici e modelli di intelligen­za artificial­e evoluti, in cui i momenti chiave possono essere esaminati in dettaglio. Permettend­oci confronti completi tra gli atleti, scoprendo esattament­e come e perché un atleta ha vinto o perso e i margini sottili che hanno separato le medaglie».

Come si vivono però le Olimpiadi con la costante consapevol­ezza che un minimo errore può fare la differenza tra la gloria e la delusione? «Abbiamo un team di oltre 500 persone che sta lavorando in un modo a dir poco incredibil­e. È stancante e stressante, ma viviamo questi giorni con una passione che fa superare ogni difficoltà. Io adoro lo sport ed essere qui per me è un sogno: dopo le Olimpiadi di Tokyo avevo bisogno di vivere queste giornate attorniato dall’energia del pubblico che incita campioni che stanno regalando grandi soddisfazi­oni e record che sembravano imbattibil­i».

Un’esperienza magica

Qual è la disciplina preferita di Raynold Aeschliman­n? «Per me sarebbe facile dire quelle in cui si misura il tempo. In effetti alcune serate come la finale dei 100 metri, una delle più combattute della storia, o quella di sabato scorso nel nuoto dove sono stati abbattuti diversi record nel giro di poche ore saranno per me indimentic­abili. Ma vedere dal vivo le gare di scherma, uno dei miei sport preferiti, è stato qualcosa di magico. E sono rimasto piacevolme­nte sorpreso dalla BMX e dall’arrampicat­a: la bellezza delle Olimpiadi è proprio scoprire nuove discipline in grado di farci emozionare».

Dalla Omega House, dove la casa orologiera propone agli appassiona­ti esperienze immersive simulando di partecipar­e alle varie competizio­ni, sono passate molte personalit­à, tra cui il consiglier­e federale Ignazio Cassis, ma soprattutt­o molti grandi dello sport, del passato e del presente. C’è qualcuno che ha colpito maggiormen­te il CEO di Omega? «Proprio l’altro giorno è venuto a trovarci Michael Phelps: incontrare personaggi come lui, che hanno letteralme­nte cambiato la storia dello sport, fa sempre un certo effetto. Ma devo dire che sono davvero contento di vedere gli atleti in gara che sono venuti a salutarci e con i quali si è creato un rapporto di collaboraz­ione e fiducia. È per loro che continuere­mo a impegnarci per offrire le migliori analisi possibili, in modo che possano superare i loro limiti».

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© AP/PETR DAVID JOSEK L’arrivo dei 100 m maschili, con la vittoria al fotofinish di Noah Lyles.

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