L’odissea finirà, il problema rimane
secondo esigenze professionali, di studio, come pure per vacanze mordi e fuggi che vanno per la maggiore al di fuori dai periodi classici per staccare la spina. Oggi, a un anno di distanza, appare ancora inspiegabile la sottovalutazione iniziale di un’azienda che pretendiamo essere puntuale, sicura, responsabile e trasparente, come le FFS. Poi va detto che nelle settimane e nei mesi successivi è stata corretta la rotta e la credibilità ha ripreso quota. Ma il retrogusto amaro per il vissuto di quei primi confusi momenti rimane. Ancora oggi ci si chiede come mai i sistemi di sicurezza non abbiano fermato per tempo quel treno merci deragliato nel tunnel provocando ingenti danni. Il sollievo, non di poco conto,
È ancora
ma davvero l’unico, è che stiamo parlando di «soli» danni materiali, nessun ferito, nessuna vita umana spezzata, nessun dramma sotto quello che si è dimostrato essere un tunnel essenziale. È proprio vero che quanto ci manchino le cose importanti ce ne rendiamo conto solo quando ne veniamo privati. La nostra pazienza, specie da ticinesi per cui quel treno rimane fondamentale, è stata infinita e non vediamo l’ora si possa tornare a parlare di normalità. Normalità, ma anche garanzia di sicurezza. Premesso che il «rischio zero» non esiste e che un po’ di fatalità va considerata in ogni azione umana, come pure meccanica o tecnologica, appare drammaticamente naturale chiedersi: «Potrà capitare ancora?». Il calcolo delle probabilità gioca a nostro favore ora che qualcosa c’è già stato, ma meglio non speculare troppo e, diciamolo, incrociare le dita, facendo affidamento su una ancora maggiore responsabilizzazione da parte delle FFS affinché quanto si è prodotto venga considerato come una sorta di lezione per non inciampare nuovamente negli errori commessi.
La brutta e carissima storia di un deragliamento sottovalutato in partenza, purtroppo ci pone una volta ancora di fronte a una realtà con la quale ci siamo confrontati più volte, ma che ci trova impotenti ogni volta che ci troviamo a cozzarvi contro: a livello di mobilità e trasporti il sistema è drammaticamente fragile. E questo lo vediamo ormai quotidianamente sull’asse autostradale del San Gottardo, lungo l’A2 nel Sottoceneri e nelle tante altre arterie ormai insufficienti per sostenere il flusso di veicoli che finiscono incolonnati. Non esiste bacchetta magica per risolvere il problema, ma se anche l’alternativa ferroviaria subisce un drastico stop come da un anno a questa parte, giocoforza, ci troviamo spalle al muro.
inspiegabile come l’azienda all’inizio abbia sottovalutato la situazione
La nostra pazienza è stata infinita e non vediamo l’ora di tornare alla normalità