Corriere del Ticino

L’odissea finirà, il problema rimane

- Gianni Righinetti

secondo esigenze profession­ali, di studio, come pure per vacanze mordi e fuggi che vanno per la maggiore al di fuori dai periodi classici per staccare la spina. Oggi, a un anno di distanza, appare ancora inspiegabi­le la sottovalut­azione iniziale di un’azienda che pretendiam­o essere puntuale, sicura, responsabi­le e trasparent­e, come le FFS. Poi va detto che nelle settimane e nei mesi successivi è stata corretta la rotta e la credibilit­à ha ripreso quota. Ma il retrogusto amaro per il vissuto di quei primi confusi momenti rimane. Ancora oggi ci si chiede come mai i sistemi di sicurezza non abbiano fermato per tempo quel treno merci deragliato nel tunnel provocando ingenti danni. Il sollievo, non di poco conto,

È ancora

ma davvero l’unico, è che stiamo parlando di «soli» danni materiali, nessun ferito, nessuna vita umana spezzata, nessun dramma sotto quello che si è dimostrato essere un tunnel essenziale. È proprio vero che quanto ci manchino le cose importanti ce ne rendiamo conto solo quando ne veniamo privati. La nostra pazienza, specie da ticinesi per cui quel treno rimane fondamenta­le, è stata infinita e non vediamo l’ora si possa tornare a parlare di normalità. Normalità, ma anche garanzia di sicurezza. Premesso che il «rischio zero» non esiste e che un po’ di fatalità va considerat­a in ogni azione umana, come pure meccanica o tecnologic­a, appare drammatica­mente naturale chiedersi: «Potrà capitare ancora?». Il calcolo delle probabilit­à gioca a nostro favore ora che qualcosa c’è già stato, ma meglio non speculare troppo e, diciamolo, incrociare le dita, facendo affidament­o su una ancora maggiore responsabi­lizzazione da parte delle FFS affinché quanto si è prodotto venga considerat­o come una sorta di lezione per non inciampare nuovamente negli errori commessi.

La brutta e carissima storia di un deragliame­nto sottovalut­ato in partenza, purtroppo ci pone una volta ancora di fronte a una realtà con la quale ci siamo confrontat­i più volte, ma che ci trova impotenti ogni volta che ci troviamo a cozzarvi contro: a livello di mobilità e trasporti il sistema è drammatica­mente fragile. E questo lo vediamo ormai quotidiana­mente sull’asse autostrada­le del San Gottardo, lungo l’A2 nel Sottocener­i e nelle tante altre arterie ormai insufficie­nti per sostenere il flusso di veicoli che finiscono incolonnat­i. Non esiste bacchetta magica per risolvere il problema, ma se anche l’alternativ­a ferroviari­a subisce un drastico stop come da un anno a questa parte, giocoforza, ci troviamo spalle al muro.

inspiegabi­le come l’azienda all’inizio abbia sottovalut­ato la situazione

La nostra pazienza è stata infinita e non vediamo l’ora di tornare alla normalità

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