«Come ministro della Sanità vi propongo di restare all’ombra»
/ Una «prima» sul Monte Verità per Elisabeth Baume-Schneider e Maja Hoffmann
Per anni, Marco Solari e Alain Berset sono stati gli autentici mattatori del Ricevimento Monte Verità. Con interventi brillanti a cavallo fra la storia e l’attualità, mai pedanti, conditi spesso anche di ironia, l’ex presidente del Festival e l’ex consigliere federale sapevano giocare di sponda e intrattenere gli ospiti dell’evento organizzato dal Comune di Ascona, stavolta rappresentato dal nuovo sindaco Giorgio Gilardi (mentre il saluto dell’autorità cantonale è stato portato dalla direttrice del DECS Marina Carobbio). C’era quindi una certa curiosità per la «prima» sul Monte di Elisabeth BaumeSchneider e Maja Hoffmann. Solo che rispetto al passato il format è cambiato. Non più assoli su temi a sorpresa ma una conversazione fra le due primattrici della giornata sui rapporti fra politica, cinema e cultura,
con la moderazione di Lorenzo Erroi, responsabile del Dipartimento cultura e società della RSI. «Come ministro della Sanità vi propongo di restare all’ombra» ha detto la consigliera federale al pubblico sotto la stecca del sole di mezzogiorno. Negli ultimi dieci anni la produzione cinematografica in Svizzera è cresciuta del 60%. Ma non è sempre facile
trovare un pubblico e delle sale. Che fare? La Svizzera, ha risposto, continuerà a fare cinema di qualità a livello di produzione e di coproduzione. «C’è una rete sviluppata. La Confederazione continuerà a sostenere il cinema con il Messaggio sulla cultura. Mi interessa la quantità ma ancora di più la qualità e la diversità di questa creatività. Non dobbiamo temere le sale vuote, dobbiamo credere alla capacità di far tornare il pubblico». E i rapporti con gli sponsor privati? «Il cofinanziamento è importante e il pubblico ha bisogno di “prodotti” culturali. Posso rassicurare gli sponsor: anche se sono passata dalla Lega marxista rivoluzionaria ho ottenuto una semilicenza in scienze economiche». È stata poi la volta di Maja Hoffmann, che dopo questi primi giorni ha definito il Festival una realtà molto più impressionante di quanto pensasse. «La Confederazione ha appoggiato il Festival. Vogliamo essere flessibili e agili». Quali progetti e idee potrebbero essere messi in atto per andare più lontano? «Non ci devono essere dei silo nella cultura. Bisogna creare un ecosistema in grado di ascoltare nel contempo tutte le voci. In quest’ottica penso che potremo lavorare bene con Berna. Spero».