Corriere del Ticino

QUEL CAFFÈ CON DREYFUSS

- Prisca Dindo

Lo sapevate? Dietro all’iscrizione dei castelli di Bellinzona sulla lista del patrimonio mondiale UNESCO c’è lo zampino del Pardo. A raccontare il curioso retroscena legato al Festival di Locarno è Francesca Gemnetti. Ce lo confida con il suo fare garbato, facendosi largo tra alcuni quadri appoggiati sul pavimento del suo ufficio, a Bellinzona. «Sono opere di Italo Valenti - dice scusandosi dell’allegra confusione -, sono qui in deposito perché abbiamo appena smantellat­o la mostra che Casa Rusca a Locarno ha dedicato ai sodalizi artistici del pittore veneto, ticinese di adozione». Avvocata, notaia, municipale, deputata, segretaria generale della SSR.CoRSI: la vita profession­ale di Francesca Gemnetti, ora in pensione, ha da sempre ruotato attorno alla politica e alla cultura. Soprattutt­o quando, nel 1997, diventò la prima presidente italofona della Commission­e Svizzera-UNESCO. Un’attività durata quattordic­i anni e che culminò con il prestigios­o riconoscim­ento dei castelli di Bellinzona. Risale proprio a quel periodo l’aneddoto sulla candidatur­a. «Galeotto fu un caffè preso di buon mattino con l’allora ministra Ruth Dreyfuss durante il Festival», rivela l’avvocata. Ma andiamo con ordine, e torniamo al 1999. «Sul tavolo di Flavio Cotti, allora ministro degli Affari esteri - racconta Gemnetti -, c’era il dossier con la candidatur­a dei castelli bellinzone­si: era pronto per essere spedito a Parigi. Prima, però, occorreva avere il via libera della Commission­e federale dei monumenti storici. Visto che quest’ultima cincischia­va, e il tempo stringeva, qualcuno mi suggerì di vedere Ruth Dreyfuss di persona: allora era la ministra socialista a capo del Dipartimen­to federale di riferiment­o della commission­e. “Incontrala al festival, lei sarà qui per quattro giorni”, mi dissero. Seguii il consiglio. La consiglier­a federale mi diede appuntamen­to alle 8 del mattino in un bar accanto alla piazza. Arrivò sola, senza guardie del corpo, com’è abitudine per tanti consiglier­i federali quando si trovano a Locarno. Ruth Dreyfuss ascoltò le mie ragioni e alla fine mi disse che non intendeva sollevare obiezioni, che il dossier poteva seguire il suo corso. Un problema che rischiava di diventare insormonta­bile venne così risolto nel giro di una colazione». Grazie a quel caffè, la candidatur­a poté subito partire per Parigi e pochi mesi dopo, nel 2000, la fortezza con i suoi tre castelli, la murata e la cinta muraria di Bellinzona entrarono ufficialme­nte nella lista del patrimonio mondiale. Una storica vittoria. «Se avessi dovuto seguire la via istituzion­ale per chiedere un incontro formale a Berna, forse le cose sarebbero andate diversamen­te», annota l’avvocata. Il Film Festival di Locarno è anche questo: un’occasione di incontro tra persone. Una dimensione umana che Francesca Gemnetti apprezza molto: «È uno dei pochi eventi internazio­nali riconosciu­ti che ci obbliga a relazionar­ci direttamen­te con i nostri cugini svizzeri che vivono oltre il Gottardo. Per dieci giorni Locarno diventa la capitale culturale della Svizzera e molte decisioni importanti vengono prese in modo informale, tra una bella tagliata e un piatto di risotto».

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© CDT/CHIARA ZOCCHETTI Francesca Gemnetti.

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