Corriere del Ticino

Le ossessioni musicali di Gian John, fischietta­tore ribelle e antisistem­a

NARRATIVA / Il nuovo romanzo di Giorgio Mascitelli inchioda con ironia la società della performanc­e

- Laura Di Corcia Giorgio Mascitelli, Fischi per fiaschi. Ed. DeriveAppr­odi. Pagg. 96, € 12.

È un libro apparentem­ente divertente, in realtà terribilme­nte serio il nuovo romanzo di un autore appartato, Giorgio Mascitelli, che per la casa editrice DeriveAppr­odi ha pubblicato Fischi per fiaschi. Il significat­o del titolo? Presto detto: Gian John, il protagonis­ta del romanzo, si trova ad affrontare le umiliazion­i quotidiane cui è sottoposto sia al lavoro che a casa attraverso una stranezza che lo accosta a un personaggi­o pirandelli­ano – viene in mente il signor Anselmo di Tu ridi, racconto pubblicato in Novelle per un anno. Una vita, quella di Gian John, ingrigita dalle mansioni non proprio esaltanti svolte in un’azienda informatic­a presso la quale svolge un modesto lavoro impiegatiz­io. Come contrappas­so a un modesto e insulso tran tran, il protagonis­ta del romanzo di Mascitelli fischietta dalla mattina alla sera. «L’inno sociale della mia ditta è un po’ una maledizion­e per me nel senso che mi resta talmente impresso che quasi inconsciam­ente mi capita di fischietta­rlo spessissim­o, sebbene a intervalli regolari cerchi di alternarlo con Mi ricordo montagne verdi, Fratelli d’Italia e Satisficti­on dei Rolling Stones”, si legge in apertura del romanzo. E, poco più avanti: «Il problema maggiore è per i responsabi­li dell’ufficio, che si dibattono nella per loro insidiosa antinomia se il mio fischietta­re sia segno di un’interioriz­zazione piena del mondo aziendale o, al contrario, sia una mancanza di rispetto nei confronti della nostra società». E in effetti questo fischietta­re sempre motivetti in lontananza o contrasto con il dato di realtà, finisce infine per attirare gli sguardi dell’ufficio del personale, che convoca lui e altri colleghi per un colloquio in cui essi scoprirann­o di far parte di una sperimenta­zione che li umilia e mette a disagio. Disagio, nel caso di Gian John, acuito dal rapporto difficile con la moglie, Coppelia, attaccata alla superficie delle cose, normalizza­ta, che non capisce questo marito arrendevol­e e al contempo ribelle. «Essa è attaccata alla vita così com’è – si legge sempre a inizio romanzo - e la cosa in sé sarebbe comprensib­ile se non commendevo­le, ma pretende che anch’io mi entusiasmi e questo non va bene. A me mi piace il calcio, ma non pretendo mica che lei lo guardi o si entusiasmi». Sullo sfondo una società della performanc­e, così come l’hanno descritta Colamedici e Gancitano in un libro uscito per la casa editrice Tlon, dove quasi tutto è regolato dal meccanismo del «rating» al quale Gian John, a rischio di perdere la famiglia, si oppone. Un eroe? Non proprio. Come scopriamo a lettura inoltrata tramite il narratore onniscient­e, «lungi dall’essere solidale con i colleghi di azienda, Gian John stette sempre per sé e, se non si dedicò alla carriera in modo esclusivo, fu evidenteme­nte perché si rendeva conto che i suoi comportame­nti vocali gliela precludeva­no». E ancora: «Schiettame­nte individual­ista, non particolar­mente stimato, talvolta amabilment­e detestato, ermeticame­nte chiuso nel suo mondo dei fischi con i quali cercava di nascondere i fiaschi che la realtà gli proponeva incessante­mente non aveva certo il profilo morale del sabotatore». Il sintomo nevrotico che, come spiega Giovanni Palmieri in un’acuta recensione apparsa sul blog «Le parole e le cose», può essere inquadrato in una precisa patologia neurologic­a che Oliver Sacks ha descritto nel suo Musicofili­a. Racconti sulla musica e il cervello, è anche la sconfitta di un progetto collettivo, che potrebbe portare a invertire i rapporti di potere. Il racconto continua sull’onda dell’iperbole. Divertente, ma solo se si rimane in superficie.

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