Le ossessioni musicali di Gian John, fischiettatore ribelle e antisistema
NARRATIVA / Il nuovo romanzo di Giorgio Mascitelli inchioda con ironia la società della performance
È un libro apparentemente divertente, in realtà terribilmente serio il nuovo romanzo di un autore appartato, Giorgio Mascitelli, che per la casa editrice DeriveApprodi ha pubblicato Fischi per fiaschi. Il significato del titolo? Presto detto: Gian John, il protagonista del romanzo, si trova ad affrontare le umiliazioni quotidiane cui è sottoposto sia al lavoro che a casa attraverso una stranezza che lo accosta a un personaggio pirandelliano – viene in mente il signor Anselmo di Tu ridi, racconto pubblicato in Novelle per un anno. Una vita, quella di Gian John, ingrigita dalle mansioni non proprio esaltanti svolte in un’azienda informatica presso la quale svolge un modesto lavoro impiegatizio. Come contrappasso a un modesto e insulso tran tran, il protagonista del romanzo di Mascitelli fischietta dalla mattina alla sera. «L’inno sociale della mia ditta è un po’ una maledizione per me nel senso che mi resta talmente impresso che quasi inconsciamente mi capita di fischiettarlo spessissimo, sebbene a intervalli regolari cerchi di alternarlo con Mi ricordo montagne verdi, Fratelli d’Italia e Satisfiction dei Rolling Stones”, si legge in apertura del romanzo. E, poco più avanti: «Il problema maggiore è per i responsabili dell’ufficio, che si dibattono nella per loro insidiosa antinomia se il mio fischiettare sia segno di un’interiorizzazione piena del mondo aziendale o, al contrario, sia una mancanza di rispetto nei confronti della nostra società». E in effetti questo fischiettare sempre motivetti in lontananza o contrasto con il dato di realtà, finisce infine per attirare gli sguardi dell’ufficio del personale, che convoca lui e altri colleghi per un colloquio in cui essi scopriranno di far parte di una sperimentazione che li umilia e mette a disagio. Disagio, nel caso di Gian John, acuito dal rapporto difficile con la moglie, Coppelia, attaccata alla superficie delle cose, normalizzata, che non capisce questo marito arrendevole e al contempo ribelle. «Essa è attaccata alla vita così com’è – si legge sempre a inizio romanzo - e la cosa in sé sarebbe comprensibile se non commendevole, ma pretende che anch’io mi entusiasmi e questo non va bene. A me mi piace il calcio, ma non pretendo mica che lei lo guardi o si entusiasmi». Sullo sfondo una società della performance, così come l’hanno descritta Colamedici e Gancitano in un libro uscito per la casa editrice Tlon, dove quasi tutto è regolato dal meccanismo del «rating» al quale Gian John, a rischio di perdere la famiglia, si oppone. Un eroe? Non proprio. Come scopriamo a lettura inoltrata tramite il narratore onnisciente, «lungi dall’essere solidale con i colleghi di azienda, Gian John stette sempre per sé e, se non si dedicò alla carriera in modo esclusivo, fu evidentemente perché si rendeva conto che i suoi comportamenti vocali gliela precludevano». E ancora: «Schiettamente individualista, non particolarmente stimato, talvolta amabilmente detestato, ermeticamente chiuso nel suo mondo dei fischi con i quali cercava di nascondere i fiaschi che la realtà gli proponeva incessantemente non aveva certo il profilo morale del sabotatore». Il sintomo nevrotico che, come spiega Giovanni Palmieri in un’acuta recensione apparsa sul blog «Le parole e le cose», può essere inquadrato in una precisa patologia neurologica che Oliver Sacks ha descritto nel suo Musicofilia. Racconti sulla musica e il cervello, è anche la sconfitta di un progetto collettivo, che potrebbe portare a invertire i rapporti di potere. Il racconto continua sull’onda dell’iperbole. Divertente, ma solo se si rimane in superficie.