Corriere del Ticino

MIGRANTI, INTREGRAZI­ONE E RIPARTIZIO­NE

- / CHRISTIAN COLOMBO* * consiglier­e Comunale di Chiasso, vicepresid­ente Giovani Liberali Radicali Mendrisiot­to

L’ipotesi del Cantone di aumentare di 150 unità – a Chiasso – la presenza di persone, la cui richiesta d’asilo è stata approvata, colpisce come un fulmine a ciel sereno il nostro Comune.

Amarezza e stupore sono le prime reazioni che mi ha suscitato questa notizia. Motivi? Eccone qualcuno.

Credo fermamente di vivere in un Paese e in una società dove gli accordi pattuiti vengono rispettati. Dal 2016 il mantra è stato «350 migranti sul territorio del Basso Mendrisiot­to bastano». Già questo patto era stato infranto negli scorsi due anni, con l’apertura del «famoso» PAF alla stazione di Chiasso, che è stato chiuso a fine 2023 dopo insistenti e reiterate richieste da parte del Municipio. La visita del consiglier­e federale Beat Jans a febbraio sembrava aver definito la questione. Ora, però, è il Cantone che entra a gamba tesa con la proposta di acquisto del complesso di via Soldini per l’insediamen­to di 150 persone.

Il processo di accoglienz­a messo in atto dal Cantone sembra sempre più orientato ad una «ghettizzaz­ione» che non ad una vera e propria integrazio­ne. E sembra proprio che il Basso Mendrisiot­to sia per loro la regione «ideale» per creare questo humus.

Ribadisco, una volta ancora, che Chiasso è da sempre una città di accoglienz­a, accettazio­ne e integrazio­ne, non solo per la sua posizione geografica sul confine, ma proprio come attitudine di apertura al mondo. Sicurament­e nessun altro Comune ticinese può dire lo stesso (e non credo ce ne siano molti neppure a livello svizzero).

Però, abbiamo vissuto sulla nostra pelle anche le tante problemati­che che ciò comporta: problemi di ordine pubblico, problemi di capacità delle strutture scolastich­e, diminuzion­e del senso di sicurezza dei cittadini, deterioram­ento della nostra immagine…

La concentraz­ione di un elevato numero di persone straniere in una singola regione, che conta una popolazion­e ridotta, rende molto difficolto­sa la loro l’integrazio­ne nel nostro sistema sociale. Più la proporzion­e di persone da integrare è alta più il compito è arduo. Questo porta infatti alla creazione di gruppi al loro interno (per etnia, provenienz­a, religione …) e non favorisce l’interazion­e con persone del territorio.

Auspico pertanto che il Cantone rifletta meglio su questa ipotesi. Se si vuole davvero un sistema d’integrazio­ne che funzioni, la distribuzi­one dei richiedent­i l’asilo deve essere completame­nte rivista e deve essere spalmata sul territorio e proporzion­ata alla popolazion­e residente.

Se ciò non avverrà, la situazione potrà solo peggiorare, il sistema integrativ­o perderà sempre più effetto, gli attriti tra popolazion­e locale e popolazion­e accolta crescerann­o e così pure le posizioni ultra conservati­ve, che alla fine avranno la meglio.

Per un sistema d’integrazio­ne che funzioni la ripartizio­ne dei richiedent­i l’asilo deve essere rivista

Nessuno vuole che ciò accada, non lo voglio io e neanche i cittadini del Basso Mendrisiot­to, che – ripeto – hanno sempre fatto concretame­nte la loro parte. E continuano a farlo, ospitando 350 persone al Centro federale d’asilo di Pasture.

Al fine di creare un tessuto sociale più forte e integrante, confido quindi, ancora, nel buonsenso del Cantone.

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