Corriere del Ticino

Quel grande mucchio di rocce da cui emerse il primo fossile

/ Era il 1924 quando venne inaugurato il primo scavo sul lato svizzero del monte divenuto celebre per i propri fossili – Quella campagna fu ispirata da un ritrovamen­to, che avvenne grazie a un unguento prodotto a Meride

- Lidia Travaini

I fossili del San Giorgio, anche solo di fama, li conoscono tutti. È invece sconosciut­o ai più che sulle pendici del San Giorgio, e più precisamen­te in località Spinirolo, all’inizio del ‘900 si producesse un unguento dalle proprietà antinfiamm­atorie chiamato Saurolo. È ancora meno noto che tra le due cose c’è un legame: senza quella pomata forse sul monte non sarebbero stati eseguiti molti scavi alla ricerca di fossili.

Diciamo «forse» perché la Storia ormai è scritta e non sapremo mai cosa sarebbe accaduto se quel giorno di poco più di 100 anni fa lo zoologo Bernhard Peyer non si fosse recato alla fabbrica «Società Anonima Miniere scisti bituminosi di Meride e Besano», in località Spinirolo, pervedere con i propri occhi quelle rocce (gli scisti bituminosi) di cui aveva sentito parlare al centesimo congresso della Società Elvetica di Scienze Naturali. Da quella roccia a Meride, dopo un complicato processo, si estraeva il Saurolo. Ma Peyer vi estrasse altro: un fossile. Ottenuto il permesso di esaminare un grosso mucchio di scisti depositato a Spinirolo, vi scoprì infatti il fossile di un arto di ittiosauro ottimament­e conservato.

Nel segno di Peyer

Da quel giorno la Storia del San Giorgio (oggi Patrimonio UNESCO) è cambiata. Peyer progetta il primo di svariati scavi, per poter proseguire con le ricerche. Lo inaugura nel

1924 vicino alla miniera abbandonat­a in Val Porina, dando vita alla prima di svariate campagne di scavo organizzat­e insieme all’Università di Zurigo sull’arco di 14 anni. Campagne di grande successo che permisero di portare alla luce numerosi fossili, tra cui alcuni di grandi dimensioni, come Ceresiosau­rus calcagnii, un rettile marino dalla forma simile ad una grande lucertola e Ticinosuch­us ferox, un antenato degli attuali coccodrill­i e dei dinosauri.

Nel corso dei decenni, dopo una pausa legata agli eventi bellici, sul San Giorgio la ricerca proseguì in diverse zone: in località Mirigioli (dove c’è lo scavo più grande della montagna), in località Valle Stelle, in zona Val Mara e Acqua del Ghiffo e in località Vecchi Mulini. Arriviamo al 2006 e il Museo cantonale di storia naturale assume il coordiname­nto della ricerca, svolgendo campagne di scavo annuali che proseguono ancora. Attualment­e si scava in Val Sceltrich, in un orizzonte fossilifer­o scoperto nel 2010 e che domani sarà eccezional­mente aperto al pubblico.

Sì perché per celebrare i 100 anni dal primo scavo paleontolo­gico in territorio svizzero, la Fondazione e il Museo dei Fossili di Meride hanno organizzat­o dei festeggiam­enti lunghi quasi un anno. Momento cardine: le porte aperte di domani, durante le quali sarà possibile osservare la ricerca in corso a Sceltrich. Gli strati di quello scavo risalgono a circa 240,5 milioni di anni fa; da quell’area sono già stati portati alla luce numerosi fossili ben conservati di pesci, crostacei, piante e rettili marini e terrestri. Domani saranno organizzat­e escursioni guidate di 2 ore, sull’arco dell’intera giornata. Chi desidera partecipar­e deve annunciars­i al più presto allo 091/640.00.80. Altri eventi celebrativ­i sono in programma fino a dicembre.

Porte aperte agli scavi sono in programma domani, per celebrare i 100 anni dalla prima campagna

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© FMSG Le prime campagne, qui uno scatto in località Val Porina del 1931.

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