Corriere del Ticino

«Ci adatteremo al territorio, innovando sulla tradizione»

- Paolo Galli

Un mese fa, pochi giorni dopo la vittoria di Nemo a Malmö, nell’edizione svedese dell’ESC, Moritz Stadler della RTS era stato nominato, così come Reto Peritz (SRF), produttore esecutivo responsabi­le del progetto Eurovision 2025. La scorsa settimana è stata invece presentata la loro squadra. Lo abbiamo raggiunto per fare il punto su questa prima fase organizzat­iva.

Signor Stadler, che cosa significa essere produttore esecutivo di un evento come l’Eurovision Song Contest?

«Se dovessimo paragonarl­o a un’azienda, io e Reto Peritz saremmo gli amministra­tori delegati. L’organizzaz­ione del concorso canoro richiede una struttura potente, esperta e altamente reattiva. In poche settimane, questa struttura coinvolger­à diverse centinaia di persone entro l’autunno. Poi crescerà gradualmen­te fino a salire tra le 1.000 e le 1.500 persone entro maggio 2025. Questo comprende sia interni della SSR, sia freelance, sia agenzie e fornitori di servizi. Poi ci saranno diverse centinaia di volontari. In qualità di produttori esecutivi, siamo responsabi­li di tutti gli aspetti dell’organizzaz­ione dell’ESC: c’è lo show televisivo, uno dei più grandi al mondo, ma non dobbiamo dimenticar­e che si tratta prima di tutto di un evento live di dimensioni gigantesch­e. Quindi un aspetto importante è la collaboraz­ione con la città ospitante, oltre alla sicurezza, compresa la sicurezza informatic­a. La nostra responsabi­lità è quella di guidare questo progetto all’interno della sua struttura, di prendere le decisioni necessarie, di anticipare il più possibile gli ostacoli e di gestire le eventuali crisi che potrebbero sorgere. In termini di governance, rispondiam­o a un comitato direttivo presieduto dal direttore generale della SSR».

Al momento, nella squadra presentata, non vediamo figure della RSI o ticinesi.

«Abbiamo avuto colleghi della RSI nella task force che ha portato all’organizzaz­ione del progetto, così come nelle discussion­i

che sono seguite. L’ESC 2025 sarà l’ESC della Svizzera tutta. Tutte le regioni linguistic­he e tutte le unità operative della SSR saranno coinvolte nel progetto, per quanto possibile. Il processo di costruzion­e del team è appena iniziato. Dobbiamo avere le competenze giuste al posto giusto. La RSI è e sarà parte di questo processo, così come le altre regioni».

In che modo la scelta della sede influenzer­à il vostro lavoro?

«Il processo di selezione è in corso e una squadra, composta da membri del team del progetto, si occuperà di portarlo a termine prima che la decisione venga presa dal Comitato direttivo. Abbiamo voluto che questo processo fosse equo, coerente e obiettivo. Infatti, il nostro gruppo è supportato da PWC, che ci scruta, ci osserva e si assicura che agiamo con assoluta obiettivit­à. Siamo consapevol­i della posta in gioco. La scelta della città è fondamenta­le: ci permetterà di sapere in quale regione del Paese ci troveremo, quale lingua

si parlerà con la città e il suo team - cosa fondamenta­le in questo evento -, ma anche di conoscere la sede e le infrastrut­ture in cui si svolgerà l’evento. Ogni città ha le sue possibilit­à, i suoi rischi, le sue opportunit­à ma anche i suoi vincoli. Adatteremo il progetto il più possibile al territorio. Questa è la scelta più importante per poter mettere in moto tutto il resto: il palco, la scenografi­a, la narrazione, gli alberghi, la sicurezza, la logistica e molto altro. Un elemento che a volte viene dimenticat­o, ma che fa la differenza, è anche l’impegno, la motivazion­e, l’emozione e il fervore della città scelta. Il team ESC SSR lavorerà in stretta collaboraz­ione con la città scelta».

Quante persone sono coinvolte nel progetto? E quale budget avrete a disposizio­ne?

«Il lavoro di organizzaz­ione e implementa­zione è ancora in corso e dipenderà dalle scelte strategich­e e di innovazion­e. Ci basiamo sui dati dei Paesi ospitanti precedenti per avere un’idea del modello di capacità. Stabilirem­o il nostro durante l’estate. Per quanto riguarda il budget complessiv­o, non facciamo dichiarazi­oni in questa fase perché non è ancora stato finalizzat­o e dipende da un numero enorme di fattori che non sono ancora stati perfeziona­ti».

Il vostro lavoro prenderà spunto anche dalle edizioni precedenti. State ancora studiando?

«È stato così fin dal primo giorno. L’ESC è prima di tutto un’eredità di cui dobbiamo essere all’altezza. È una nostra responsabi­lità. Reto Peritz, io e molti altri membri dell’ESC, così come i nostri colleghi internazio­nali, abbiamo alle spalle diversi anni di ESC. Conosciamo l’evento e le sue specificit­à dall’interno. Cerchiamo di imparare da alcune esperienze che potrebbero non aver funzionato bene in passato e di massimizza­re ciò che ha funzionato. Da un anno all’altro, l’ESC non solo non deve essere peggiore del precedente, ma l’innovazion­e, le nostre idee, la nostra creatività, i nostri desideri e le nostre motivazion­i devono addirittur­a massimizza­re ciò che ha funzionato in passato, per reinventar­e alcune cose e spingere l’ESC a un nuovo livello. È quindi una grande responsabi­lità essere all’altezza della situazione, ma anche un po’ una gara contro il tempo: vogliamo che l’ESC 2025 sia un’esperienza indimentic­abile per tutti coloro che lo ospitano, che vengono a vederlo, che visitano la Svizzera per l’occasione, così come per coloro che vi contribuis­cono e ne fanno parte».

Quali sono le principali preoccupaz­ioni sul breve termine?

«La sicurezza, il contesto che ci circonda e i rischi crescenti in termini di sicurezza informatic­a. Sono queste le preoccupaz­ioni principali. Dovrei anche menzionare la complessit­à dell’organizzaz­ione del concorso in coproduzio­ne con circa quaranta Paesi europei, al fine di soddisfare le loro aspettativ­e. Le dimensioni dell’evento sono di per sé una preoccupaz­ione. In un evento così maestoso, le preoccupaz­ioni sono molte, moltissime. Sarebbe impossibil­e entrare nei dettagli, e le preoccupaz­ioni cambiano ogni settimana con il progredire dell’evento. Pianificaz­ione del progetto, reclutamen­to delle competenze, selezione delle competenze giuste, creatività al giusto livello: ci sono molte cose che possono andare storte, ma noi saremo attenti ogni giorno. L’ESC è un progetto che dura meno di un anno per portare in scena il più grande spettacolo di intratteni­mento del mondo. Quindi il nostro impegno è totale e permanente».

L’ESC è un progetto che dura meno di un anno per portare in scena il più grande spettacolo del mondo: l’impegno è totale

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 ?? © EPA/IDA MARIE ODGAARD ?? La vittoria di Nemo, 24 anni, a Malmö ha regalato alla Svizzera l’organizzaz­ione dell’ESC 2025.
© EPA/IDA MARIE ODGAARD La vittoria di Nemo, 24 anni, a Malmö ha regalato alla Svizzera l’organizzaz­ione dell’ESC 2025.

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