Corriere del Ticino

«L’azione di quell’uomo ha contribuit­o a salvarle la vita»

/ I medici del Civico raccontano di un intervento «emotivamen­te drammatico» – In sala operatoria ha lavorato una squadra di dodici persone

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Il racconto dell’incidente si intreccia con quello dei medici che quel 26 aprile si sono trovati davanti a una situazione «emotivamen­te drammatica». Le parole sono quelle del professor Paolo Merlani, coinvolto in prima persona perché direttore sanitario dell’ospedale Civico e primario di terapia intensiva dove è stata ricoverata Emily in un primo momento. Interessan­te, quindi, era capire come si muove la complessa macchina medica quando varcano la soglia del pronto soccorso situazioni di questo tipo. Gravi, per l’appunto, perché gestite dall’unità dei politrauma.

«La situazione era grave e particolar­mente drammatica a livello emotivo – racconta Merlani –. Si trattava di una giovane ragazza investita sul marciapied­e mentre camminava. All’arrivo, presentava dei problemi dovuti a un’instabilit­à soprattutt­o ‘emodinamic­a’, cioè della pressione, e aveva un urgente bisogno di essere stabilizza­ta con liquidi in vena. Tuttavia, era evidente che c’erano enormi problemi agli arti inferiori. E pensavamo di non riuscire a salvarle la gamba. Per provarci, abbiamo ricostruit­o i vasi sanguigni con vene prelevate dalla paziente stessa, per far sì che il sangue tornasse a circolare. Poi, per ridare funzionali­tà alla gamba, abbiamo ripristina­to la continuità dei nervi, ricucendol­i».

All’operazione ha partecipat­o una dozzina di persone. «A condurla è stato il team dei politrauma di cui sono responsabi­li il professor Christian Candrian e il dottor Jochen

Mueller, che hanno potuto contare sulla collaboraz­ione di chirurghi ortopedici, chirurghi vascolari, neurochiru­rghi, e, in un secondo momento, di medici della chirurgia plastica e ricostrutt­iva; senza dimenticar­e urgentisti, anestesist­i, intensivis­ti e radiologi. Il lavoro di squadra e di coordiname­nto è stato molto complesso e importante».

È stata decisiva anche l’azione dell’uomo che ha stretto la cintura attorno alla gamba della ragazza a mo’ di laccio emostatico. «Il sanguiname­nto c’è stato, ma senza il suo intervento sarebbe stato ancora più abbondante. Quell’uomo ha fatto qualcosa di eccezional­e e bisogna dargli credito, perché il laccio emostatico ha contribuit­o a salvarle la vita».

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