Attacco frontale a Putin e Orbán: «Noi sempre a fianco di Kiev»
/ Nel suo intervento davanti all’Europarlamento von der Leyen ha insistito con forza sul valore della democrazia - Dura stoccata ai sovranisti di Bardella
«Le scelte sono i cardini del destino. E in un mondo pieno di avversità, il destino dell’Europa dipende da ciò che faremo dopo. La scelta si riduce a se saremo plasmati dagli eventi e dal mondo che ci circonda o se ci uniremo e costruiremo il nostro futuro per noi stessi. E questa scelta è nostra. L’Europa non può controllare dittatori e demagoghi in tutto il mondo, ma può scegliere di proteggere la propria democrazia. L’Europa non può determinare le elezioni in tutto il mondo, ma può scegliere di investire nella sicurezza e nella difesa del proprio continente. L’Europa non può fermare il cambiamento, ma può scegliere di abbracciarlo investendo in una nuova era di prosperità e migliorando la qualità della vita». Sin dalle prime battute, il discorso pronunciato ieri davanti all’Europarlamento da Ursula von der Leyen ha tracciato in modo chiaro il percorso politico-culturale di una Unione che la presidente della Commissione immagina verde, anti-sovranista, più sicura e aperta all’innovazione tecnologica.
Un’Europa che, soprattutto, investa in democrazia. Per tenere insieme le grandi forze politiche che la sostengono - i popolari, i socialisti, i liberali e i Verdi - era d’altronde inevitabile puntare molto, se non tutto, sul confronto aperto con i regimi autocratici: con la Russia di Vladimir Putin, in particolare. Ma anche con l’Ungheria di Viktor Orbán, ormai considerato a Bruxelles una quinta colonna del Cremlino.
Mosca «scommette sul fatto che l’Europa e l’Occidente si ammorbidiscano. E alcuni, in Europa, stanno al gioco ha scandito Ursula von der Leyen - Due settimane fa, un primo ministro dell’UE si è recato a Mosca. Questa cosiddetta missione di pace non era altro che una missione di pacificazione. Solo due giorni dopo, i jet di Putin hanno puntato i loro missili su un ospedale pediatrico a Kiev. Abbiamo visto tutti le immagini di bambini coperti di sangue e di madri che cercavano di portare in salvo i piccoli malati di cancro. Quel bombardamento non è stato un errore. Era un messaggio. Un messaggio agghiacciante da parte del Cremlino a tutti noi. La nostra risposta dev’essere altrettanto chiara. Nessuno vuole la pace più del popolo ucraino. Una pace giusta e duratura. Per un Paese libero e indipendente. E l’Europa starà al fianco dell’Ucraina per tutto il tempo necessario».
Il segnale lanciato a Putin è stato chiaro. Ed è andato persino oltre. Aprendo uno scenario che Mosca può considerare soltanto alla stregua di una sfida. «Il completamento della nostra Unione è anche nel nostro interesse fondamentale - ha detto von der Leyen - E sarà una priorità fondamentale per la mia Commissione. La storia chiama ancora una volta. I Balcani occidentali, l’Ucraina, la Moldova e la Georgia hanno fatto la loro libera scelta. Hanno scelto la libertà al posto dell’oppressione. Hanno scelto la democrazia al posto della dipendenza. E alcuni di loro stanno pagando un prezzo alto per questa decisione. Il loro futuro sarà libero e prospero, all’interno della nostra Unione».
Un messaggio duro diretto a Est. E un altro, di eguale intensità, lanciato contro le destre sovraniste che, in alcuni Paesi, hanno ottenuto successi elettorali anche consistenti.
«Sono convinta che la versione dell’Europa dalla fine della Seconda Guerra mondiale, con tutte le sue imperfezioni e disuguaglianze, sia ancora la migliore versione della storia - ha detto Ursula von der Leyen rivolgendosi ai “Patrioti” e ai conservatori - Non starò mai a guardare mentre viene fatta a pezzi dall’interno o dall’esterno. Non lascerò mai che l’estrema polarizzazione delle nostre società venga accettata. E non accetterò mai che demagoghi ed estremisti distruggano il nostro stile di vita europeo. E oggi sono qui pronta a condurre questa lotta con tutte le forze democratiche presenti in quest’Aula».
Non starò mai a guardare mentre l’Europa viene fatta a pezzi dai demagoghi