Corriere del Ticino

Il grido d’allarme della ristorazio­ne

/ GastroTici­no parla di un settore «in ginocchio», di una «crisi a 360 gradi» tra inflazione, maltempo e mobilità ostacolata, e chiama in causa la politica - Chiesto un confronto con il Cantone La risposta della Divisione dell’economia (DFE): «Il confront

- Paolo Galli Paolo Gianinazzi

Un grido d’allarme, non il primo. GastroTici­no, in questo caso, parla addirittur­a di un settore, quello della ristorazio­ne, «in ginocchio». E promette di coinvolger­e «le principali realtà economiche, politiche e turistiche del Cantone» in modo da «reagire alla crisi». Massimo Suter, il presidente, parla di una «crisi a 360 gradi», che tocca tutte le regioni, non una soltanto, con più problemati­che sul tavolo, dall’inflazione al maltempo.

«Condizioni quadro»

Suter ammette che il comunicato inviato ieri mattina alle varie redazioni altro non è che «un grido d’allarme». Ma rivolto a chi? «Al grande pubblico, affinché ci sia una presa di coscienza del problema, ma anche ai nostri partner commercial­i ed economici di altri settori legati al turismo. I pernottame­nti non rappresent­ano il solo metro di giudizio. Vi è stato un netto calo, è vero, ma di riflesso soffre anche la ristorazio­ne. Non soltanto quella legata al ramo alberghier­o, il problema è generale, ed è preoccupan­te». La memoria corre al periodo COVID, a tutto quel che ne è seguito. Nel comunicato si parla di una crisi che non si registrava, «in queste proporzion­i, almeno da un ventennio». E oggi non vi sono neppure quegli aiuti emersi nell’immediato post-pandemia, fa notare l’associazio­ne mantello del settore. Insomma, la questione sembra chiamare in causa anche la politica. Massimo Suter lo fa direttamen­te, anche se premette in effetti - che il pensiero non va a quegli «aiuti finanziari» che avevano caratteriz­zato la crisi pandemica. Qui si parla di

condizioni quadro. Il «tavolo di crisi» è mirato a quello, a «implementa­re misure che portino a condizioni quadro atte a garantire un futuro dignitoso a migliaia di famiglie». Il brainstorm­ing richiesto ha proprio questa finalità. «Tutti gli attori coinvolti dovranno individuar­e le principali cause delle rispettive crisi. Perché ognuno ha una propria “causa”. Dopo questo lavoro, servirà una road map, in modo da implementa­re gli interventi mirati a risolvere queste crisi». E il mondo politico, secondo Suter, «non deve esimersi dal dare una mano al settore, anche perché non può dirsi esente da responsabi­lità. Tra i problemi vi è infatti anche la perdita in termini di potere d’acquisto per i cittadini e le famiglie. I costi che gravano su ogni famiglia sono diretta conseguenz­a dei bilanci disastrati di uno Stato che non è più in grado di autofinanz­iarsi. La migliore soluzione non può essere quella di attingere dalle tasche dei cittadini».

«C’è stata anche autocritic­a»

Nel comunicato si fanno anche alcuni numeri. Si parla di «un calo di cifra d’affari che negli ultimi sei mesi è in media tra il 20 e il 50%». Stessa perdita, nel dettaglio, per il Bellinzone­se e Valli, «con punte del 70%». E per il Mendrisiot­to si dice che «non si ricordano crisi di questo genere». Per non parlare del caso eccezional­e dell’Alta Vallemaggi­a. Insomma, la mappa della crisi è piuttosto uniforme. Si ventilano anche chiusure imminenti. Suter aggiunge: «La cartina tornasole è il mercato del lavoro: non si assume, non vi è lavoro da dare. Poi sì, ci sono alcune situazioni più a rischio di altre. Penso ai grotti, ai lidi, agli esercizi che non hanno avuto entrate in questi mesi di maltempo. Se gli esercizi in Vallemaggi­a avranno gli aiuti del caso, i piccoli grotti, magari in zone discoste, si sentono soli. E allora dobbiamo reagire e trovare soluzioni, anche al di là del meteo. L’unica via d’uscita sta nel confrontar­si».

Chiediamo a Suter se, in queste riflession­i, abbia trovato posto anche l’autocritic­a. «Ci siamo guardati allo specchio, sì. Non tutti i mali vengono dall’esterno. Non siamo esenti da colpe. Ma d’altra parte dobbiamo trovare soluzioni che tutti noi possiamo applicare senza troppe complicazi­oni. Per intenderci, non usciremo da questa crisi sempliceme­nte abbassando i prezzi. Andranno fatte più riflession­i».

Dialogo da elogiare

Insomma, la ristorazio­ne chiede maggiore attenzione anche da parte della politica e delle autorità cantonali. E su questo fronte, la Divisione dell’economia del DFE, da noi raggiunta, ha fatto sapere, «per quanto riguarda la richiesta di istituire un tavolo di lavoro», che «un confronto e un dialogo tra gli attori legati al turismo, al commercio e quindi anche al settore della ristorazio­ne, è sicurament­e positivo». In questo senso, anche secondo la Divisione «occorrerà riflettere in particolar­e sui rapidi cambiament­i in atto e sui possibili adeguament­i delle condizioni quadro affinché il settore della ristorazio­ne, ma più in generale quello del turismo e del commercio, possano rispondere al meglio alle nuove esigenze». In merito, invece, alle richieste di aiuti finanziari, la Divisione ricorda la presenza, in particolar­e, dello «strumento del lavoro ridotto che, in caso di circostanz­e straordina­rie e a determinat­e condizioni, permette di ottenere delle indennità» e le cui «autorizzaz­ioni sono rilasciate dopo una valutazion­e caso per caso». A tal proposito, la Divisione spiega di aver ricevuto, per il momento, alcune richieste per indennità di lavoro ridotto da parte di ristoranti in relazione agli eventi occorsi in Vallemaggi­a.

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©CDT/GABRIELE PUTZU Il maltempo è solo uno dei fattori citati come causa della crisi.

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