Il sogno di Vitaly e del popolo ucraino
/ La nazionale guidata da Sergiy Rebrov fa il suo esordio affrontando la Romania Lakhmatov, ex attaccante dell’Ambrì Piotta, seguirà con affetto le gesta della selezione gialloblù: «Mamma e papà sono a Kiev, speriamo tutti di vivere qualche momento di ser
Philipp Lahm si augura un torneo che possa unire un’Europa sotto tensione, minata da conflitti e da preoccupanti crisi politiche. Difficilmente il sogno del direttore degli Europei si esaudirà. Lo sport e il calcio in particolare possono però regalare piccoli-grandi momenti di serenità, per dimenticare - il tempo di una partita - l’orrore di una guerra. Ne sa qualcosa Vitaly Lakhmatov, vecchia conoscenza dell’hockey ticinese e grande appassionato di calcio. È nato in Ucraina - dove ancora vivono mamma e papà - l’ex attaccante dell’Ambrì Piotta. Ha insomma vissuto e ancora sta vivendo sulla propria pelle l’invasione della Russia. Oggi seguirà con interesse e tanto affetto l’esordio della nazionale di Sergiy Rebrov contro la Romania.
Un po’ di distrazione
«Sì - ci dice -, il calcio mi piace molto. La nazionale ucraina ha le qualità per fare bene, soprattutto adesso che può contare su parecchi giocatori impegnati in campionati importanti». Ci sarà tutto un popolo a spingere i gialloblù: «La gente in Ucraina ha naturalmente altre priorità, in questo momento, e mille pensieri per la testa. Il calcio è però molto amato e chi potrà guarderà sicuramente le sfide della nazionale. La speranza è che non ci siano interruzioni di corrente, come spesso accade. Lo sport come sempre può portare un pochettino di serenità e se non suoneranno le sirene di allarme il popolo ucraino potrà distrarsi un po’ e - me lo auguro - sorridere
per il tempo di una partita. Sulla carta questa nazionale è forte».
Se l’è conquistata con il sudore della fronte, l’Ucraina, questa qualificazione, vincendo in rimonta i due spareggi contro Islanda e Bosnia: «I giocatori hanno dimostrato di avere tanto carattere, nelle loro dichiarazioni hanno sempre dedicato ogni successo al popolo ucraino. Ci sono tanti giovani che stanno combattendo in guerra, loro cercano di dare il massimo in campo. So che molti di loro hanno aiutato e aiutano il Paese finanziariamente: vogliono però soprattutto dimostrare sul campo il loro attaccamento all’Ucraina. Negli spareggi non hanno mai mollato, hanno lottato fino all’ultimo per una qualificazione che fa davvero bene a tutti».
L’abitudine, purtroppo
Ci sarà anche la famiglia Lakhmatov, davanti alla TV: «Mio papà e mia mamma per fortuna stanno bene. Sono a Kiev: nella capitale la situazione al momento è relativamente tranquilla. All’inizio del conflitto mio padre aveva imbracciato il fucile ed era andato a combattere. L’estate scorsa ho potuto rendere visita ai miei genitori. Ho visto tanta preoccupazione negli occhi delle persone, ma adesso per fortuna la gente esce un pochettino di più. È brutto da dirsi, ma ci si abitua anche alla guerra e il terrore iniziale a Kiev è passato. Parlo però solo della capitale, dove tutto chiude comunque alle 23.00 e riapre alle 5.00 del mattino seguente. C’è una grande presenza militare, per la strada, e i controlli sono frequenti. Ma per lo meno la vita è un po’ ripresa».
Le nuove stelle
Sogna un exploit della nazionale, il popolo ucraino: «Come dicevo, c’è tanta fiducia nei confronti di questa selezione. Anche perché finalmente club storici come lo Shakhtar Donetsk o la Dinamo di Kiev hanno permesso ai loro migliori elementi di andare a giocare all’estero, in campionati di livello. Esperienze che hanno fatto un gran bene a parecchi giocatori. Basti pensare ai due portieri: Andriy Lunin gioca nel Real Madrid, mentre Anatoliy Trubin milita nel Benfica. Ma non sono gli unici: Mykhaylo Mudryk nel Chelsea non ha forse ancora reso secondo le aspettative, ma è ancora giovane e ha tanto talento. E poi ci sono pure i due “spagnoli” del Girona, Victor Tsygankov e Artem Dovbyk, che ha vinto la classifica marcatori del campionato con 24 gol».
Il tecnico, Sergiy Rebrov, è una leggenda del calcio ucraino: «Si tratta di un allenatore molto amato, in Patria. È ancora giovane, con i suoi 50 anni, ma ha già maturato una grande esperienza internazionale. A livello di club ha vinto il campionato ungherese con il Ferencvaros e ha avuto successo anche negli Emirati Arabi. È un tecnico, aperto, molto più flessibile di quelli avuti in precedenza dall’Ucraina, ed è ben voluto da tutta la squadra. L’obiettivo è superare la fase a gironi. Il gruppo E - con Belgio, Romania e Slovacchia - è tosto, ma poi come si dice in questi casi nelle partite ad eliminazione diretta può succedere di tutto. È bello sapere che in tanti guarderanno con affetto all’Ucraina, anche se c’è chi sostiene che potrebbe godere di qualche favoritismo, vista la situazione politica».
Se non suoneranno le sirene d’allarme la gente potrà approfittare di qualche istante di distrazione Vitaly Lakhmatov ex giocatore di hockey
Un cuore diviso in due
Il cuore dice Ucraina, ma Lakhmatov tifa pure per la Svizzera. E se le due squadre dovessero affrontarsi? «In questo caso spero allora che la partita si chiuda ai rigori, come accadde negli ottavi di finale ai Mondiali del 2006 (ride, ndr). Ovviamente io faccio anche il tifo per la nazionale rossocrociata: è vero, la squadra di Murat Yakin non ha chiuso bene le qualificazioni, ma questo capitolo è chiuso e con la fase finale degli Europei se ne apre un altro. L’esordio contro l’Ungheria lo ha dimostrato. Il mio sogno? Una finale tra le mie due nazionali».
Sarà dura, ma poter sognare di questi tempi, in Ucraina, è già un grande passo avanti.