Corriere del Ticino

Israele in allarme, si infiamma anche la frontiera col Libano

/ L’annunciata pausa nelle operazioni a Gaza potrebbe essere una mossa per riposizion­are le forze di Tel Aviv sul confine nord, che non sembra più un fronte secondario - Attacchi aerei contro Hezbollah

- Matteo Giusti

La pausa tattica che l’esercito israeliano ha concesso nella zona sud della Striscia di Gaza ha tutta l’aria di una mossa militare strategica per un riposizion­amento delle forze di Tel Aviv sul fronte nord che non sembra più un fronte secondario. Il confine con il Libano appare particolar­mente incandesce­nte negli ultimi giorni e la notte fra il 15 ed il 16 giugno caccia israeliani hanno attaccato una serie di obiettivi militari nel sud del Paese dei cedri in tre diverse località colpendo anche un deposito di armi di Hezbollah che riforniva il settore meridional­e.

Il gruppo sciita legato all’Iran ha fortemente intensific­ato gli attacchi dalla morte del leader Taleb Sami Abdallah detto Abu Taleb, il più altro dirigente di Hezbollah ucciso in questo conflitto. La sua uccisione ha visto una reazione rabbiosa del movimento libanese che ha giurato vendetta per bocca di alcuni dei suoi dirigenti, ma che ha anche fatto cambiare i piani strategici di Israele.

L’ alleggerim­ento del fronte di Gaza permetterà infatti agli israeliani di spostare alcune divisioni sul fronte nord come robusto deterrente alle prossime azioni militari di Hezbollah. Il gabinetto di guerra di Benjamin Netanyahu ha già affrontato l’eventualit­à di un’occupazion­e di terra «limitata»

in territorio libanese appoggiata anche dal ministro della Difesa Gallant , un’opzione che vede la forte opposizion­e degli Stati Uniti che per bocca del suo inviato speciale ha sconsiglia­to ogni attacco terrestre al territorio libanese.

Dall’8 giugno il comandante in capo dell’esercito di Beirut generale Michael Aoun è stato invitato a Washington per una serie di incontri con politici e militari nel tentativo di scongiurar­e un’escalation in tutto il Mediorient­e. Negli Stati Uniti il generale Aoun ha spiegato il difficile ruolo delle forze armate libanesi che si

trovano schiacciat­e fra le milizie dei partiti politici che sono i veri padroni del Paese.

L’esercito nazionale è stato sempre tenuto volutament­e debole per non essere un reale deterrente alle milizie private che si combattono da decenni per il controllo del Paese. L’area di confine non è controllat­a direttamen­te dall’esercito libanese, ma dalle forze di Hezbollah che secondo dati non ufficiali sembra essere forte di oltre centomila uomini armati ed addestrati dagli iraniani.

Israele conosce bene la forza militare del movimento sciita, molto superiore ad Hamas, ma i ministri di estrema destra spingono per un’azione militare. Washington ha avuto contatti ufficiosi con Hezbollah nelle ultime settimane, ma l’uccisione di Abu Taleb ha fatto precipitar­e la situazione che potrebbe crollare in qualsiasi momento. L’allarme sul deterioram­ento della situazione fra Israele e Libano è stato lanciato anche da due funzionari delle Nazioni Unite compreso il capo della Forza di Pace Aroldo Lazaro che hanno parlato di un possibile «errore di calcolo» che potrebbe far deflagrare la situazione.

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©AP/TSAFRIR ABAYOV Nuovi venti di guerra, ma questa volta dal fronte nord di Israele.

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