Corriere del Ticino

Il megapuzzle dei terreni a cui si lavora da un decennio

/ Il progetto mira a sfruttare più razionalme­nte il territorio nelle frazioni di Bruzella, Cabbio e Muggio - Coinvolti oltre mille proprietar­i: da 3.732 mappali si passerà a 1.741 - È forse l’ultima grande operazione di questo tipo in Ticino

- Federico Storni

Prendiamol­a alla lontana. In seguito al decesso del geometra Luigi Biasca, nel 1954 la Schweizeri­sche Zeitschrif­t Für Vermessung, Kulturtech­nik und Photogramm­etrie lo ricordava così: «Non possiamo tacere la nostra ammirazion­e per la straordina­ria attività di questo uomo che nei trent’anni trascorsi dal 1923 ha progettato e diretto, fra altro, col suo personale, 57 degli 85 raggruppam­enti realizzati nel Cantone. Sono pochi certamente gli uffici tecnici della Svizzera che possono vantare un tale certificat­o di attività, specie nel campo così difficile dei raggruppam­enti dei terreni. Chi conosce infatti le difficoltà intrinsech­e di questi lavori, non tanto quelle tecniche, ma quelle psicologic­he dovute all’ambiente speciale che si crea fra i proprietar­i, sa quanta pazienza e serenità occorrono per trattare e per convincere ognuno di essi». Quello del raggruppam­ento terreni oggi in Ticino non è praticamen­te più un tema, proprio perché il grosso lavoro è stato fatto da tempo. Non è così a Breggia, dove a questa procedura - che coinvolge 1’158 proprietar­i e 3’273 particelle tra Bruzella, Cabbio e Muggio - si sta lavorando ormai da un decennio. Si tratta dell’ultima grande ricomposiz­ione particella­re del Cantone. Abbiamo voluto capire come sta andando.

Stanziato un milione e mezzo

A occuparsi della procedura è il Comune, che all’uopo ha stanziato quasi un milione e mezzo nel 2014. Comune che però è anche parte in causa, ragion per cui concretame­nte la cosa è stata in mano all’ingegnere geometra incaricato, che ha sia allestito il progetto di nuovo riparto, sia intrattenu­to i rapporto con i proprietar­i interessat­i, raccoglien­do le osservazio­ni di ognuno di loro.

Come ci è stato spiegato dalla capodicast­ero Economia pubblica di Breggia Cristina Cattaneo e dall’Ufficio tecnico, il lavoro per il Comune inizialmen­te è stato soprattutt­o capire come porsi rispetto ai propri terreni interessat­i dalla procedura. Il picco di lavoro è stato a fine estate 2020, al momento della pubblicazi­one del nuovo riparto. Questa è avvenuta in piena pandemia, con necessità di distanziam­ento, e anche per tale motivo è stato deciso di esporre i piani nella palestra di Lattecaldo, adibita allo scopo. Palestra in cui per un mese è passata una fiumana pressoché ininterrot­ta di persone a prendere visione dei lavori. Al di fuori di questo picco, l’argomento non ha invece totalizzat­o il discorso pubblico in Comune, anche perché il lavoro, benché le particelle toccate coprono più della metà del territorio comunale, riguarda in gran parte boschi privati e terreni patriziali.

Qualche numero

Da questa prima pubblicazi­one sono emersi 116 ricorsi, evasi negli anni successivi da una Commission­e apposita statuita dal Consiglio di Stato. A oggi il nuovo riparto è quasi cresciuto in giudicato: resta da risolvere una decina di ricorsi in seconda istanza (toccherà farlo al Tribunale amministra­tivo cantonale). Ricorsi che, ci viene riferito dal Comune, in ogni caso non muteranno in modo significat­ivo il riordino particella­re. Dieci anni fa l’obiettivo era passare da 3.273 particelle a 1.737. Alla fine se ne conteranno esattament­e 1.741.

I prossimi passi

L’esercizio è stato fatto allo scopo di rivedere la struttura fondiaria in modo da ottenere delle particelle conformi e di dimensioni tali da permettere una migliore utilizzazi­one del suolo in generale e di quello edificabil­e in particolar­e. Il principio prevede che i proprietar­i abbiano diritto all’equivalent­e in natura del loro terreno prima della ricomposiz­ione particella­re (quindi non per forza della stessa grandezza). Ciò nel concreto non è mai possibile al centesimo e pertanto sono previsti, se del caso, dei conguagli. Cresciuto il giudicato il nuovo riparto, il Cantone procederà alla Misurazion­e ufficiale che fungerà da base per allestire il Registro fondiario definitivo. Quello in vigore è provvisori­o: più questo strumento è preciso meno grattacapi ci sono ad esempio in caso di compravend­ita. La proprietà privata, in altre parole, sarà maggiormen­te tutelata.

Gli «scomparsi»

L’eccessivo frazioname­nto dei terreni a Breggia, come altrove, è dovuto anche alle pratiche ereditarie e successori­e del passato secondo il diritto romano. Ciò ha pure comportato un’oggettiva difficoltà, in un numero non trascurabi­le di casi, nel capire di chi fosse questo o quel terreno. Il Comune ci ha riferito che si sono fatti sforzi anche oltre al minimo previsto dalla Legge per venirne a capo, ad esempio interrogan­do chi vive sul posto da molti anni e ricostruen­do alberi genealogic­i. C’è quindi chi si è riscoperto proprietar­io di terreni, e c’è anche chi della cosa non è stato necessaria­mente entusiasta, dato che parliamo soprattutt­o di appezzamen­ti boschivi e non edificabil­i. Per un certo numero di terreni è poi stato impossibil­e a oggi risalire ai proprietar­i. In questi casi sono stati assegnati al Comune, che su di essi ha diritto di prelazione. Quelli giudicati non interessan­ti verranno invece battuti all’asta. Al contempo sarà costituito un accantonam­ento finanziari­o qualora nei prossimi anni si dovessero palesare dei proprietar­i a oggi ignoti.

Per completare la prima fase Breggia ha stanziato 1,5 milioni nel 2014, di cui «solo» 200.000 del Comune

Alcuni proprietar­i sono rimasti ignoti malgrado le ricerche. Quei terreni sono stati assegnati al Comune

Ancora alcuni anni

Per arrivare al nuovo riparto nel 2014 si stimava un quinquenni­o di lavoro. Complice la pandemia, i tempi si sono dilatati. Ora per completare la Misurazion­e ufficiale si stima servirà un altro triennio, e poi un altro anno ancora per stilare il Registro fondiario definitivo.

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©CDT/GABRIELE PUTZU Si tratta in prevalenza di terreni boschivi e patriziali.

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