Corriere del Ticino

Spese pubbliche ancora elevate in gran parte dei Paesi sviluppati

/ Dopo il balzo del 2020 ci sono state riduzioni ma le economie avanzate nel complesso non sono tornate ai livelli pre pandemia In molti casi il passo che si registra attualment­e non è sufficient­e per un rientro negli argini e per un chiaro riequilibr­io d

- Lino Terlizzi

Le spese pubbliche nei Paesi sviluppati sono ancora a livelli alti. Analizzand­o i dati delle economie avanzate - quelle emergenti o in via di sviluppo hanno altre necessità e altre dinamiche - si può osservare come la media del rapporto tra uscite pubbliche e Prodotto interno lordo stia rimanendo sopra il 40%. Dopo il balzo delle spese pubbliche registrato nel 2020, anno di esplosione del coronaviru­s e del varo di misure di sostegno alle economie, c’è stata una diminuzion­e del rapporto spese/PIL, ma non tale da riportare la media ai livelli del 2019, ultimo anno pre pandemia.

Le cifre

Dati recenti del Fondo monetario internazio­nale (FMI) indicano che per le 37 economie avanzate la media è stata attorno al 38% dal 2015, con un approdo al 38,6% nel 2019. Nel 2020 il rapporto spese pubbliche/PIL è balzato al 46,2%, il che significa che è andata in uscite pubbliche una somma equivalent­e a poco meno della metà del valore dei beni e servizi prodotti nell’anno. Nel 2021 c’è stata una riduzione al 44,2% e nel 2022 si è scesi al 40,5%. Nel 2023 c’è stata una risalita al 41,1% e ora le previsioni dell’FMI sono 40,3% per quest’anno e 40,2% per il prossimo; attorno al 40% si dovrebbe rimanere sino al 2028, per poi scendere di poco, al 39,9%, nel 2029. Insomma si fa una gran fatica a contenere le spese pubbliche e anche un obiettivo ragionevol­e come il ritorno ai livelli del 2019 rischia di non essere raggiunto.

È bassa o è alta questa media di circa 40% del PIL a cui le economie avanzate restano attaccate? Non è una media bassa, se si consideran­o alcuni elementi di fondo. L’evoluzione storica ci mostra che le uscite degli Stati nel corso del tempo hanno assunto dimensioni parecchio ragguardev­oli. Per dare un’idea, negli anni Trenta del secolo scorso - quando con il New Deal gli Stati Uniti iniziarono a contrastar­e la crisi economica con l’impiego di molta spesa pubblica - il rapporto con il Prodotto interno lordo nelle economie principali era attorno al 20%. Ora come visto siamo ad una media per le economie avanzate che è di circa il doppio.

La strada

Si può obiettare che nel corso dei quasi cent’anni trascorsi dopo il New Deal i compiti degli Stati si sono molto ampliati, il Welfare è cresciuto e ciò va sostenuto anche economicam­ente, con uscite adeguate. Questo indubbiame­nte è vero, ma è anche vero che non porre limiti alla corsa delle spese pubbliche può diventare, come si è già visto in molti casi, un fattore di disequilib­rio in grado di mettere in difficoltà cittadini ed economie. Anche perché questa corsa, fatto di rilievo, genera pure aumenti dei deficit e dei debiti pubblici. Su questi ultimi si pagano interessi e impiegare molti soldi lì significa di fatto sottrarre risorse alla crescita economica di lungo periodo. Il livello delle entrate pubbliche in rapporto al Prodotto interno lordo supera quello delle uscite pubbliche solo in una minoranza di Paesi (su 37 solamente 8 nel 2024, tra questi c’è la Svizzera). Dunque la gran parte degli Stati considerat­i nell’analisi dell’FMI ha conti che sono purtroppo costanteme­nte non in equilibrio.

Quando l’aumento fisiologic­o delle entrate dovuto alla crescita economica non basta, per contrastar­e i disavanzi si possono aumentare le entrate stesse attraverso una maggiore imposizion­e fiscale. Ma quest’ultima spesso non è una buona idea, ancor più nei Paesi che hanno una pressione fiscale già alta; passi di questo tipo possono essere iniqui e/o portare facilmente a frenate delle economie. La strada maestra, per ridurre deficit e debiti pubblici, è appunto quella del contenimen­to delle spese pubbliche, soprattutt­o per la parte improdutti­va di queste. Le spese necessarie per garantire buoni servizi pubblici e adeguata socialità sono conquiste che vanno certamente rispettate, ma ci sono voci dei bilanci pubblici su cui si può e si deve agire per il contenimen­to.

La ricetta

Abbiamo sin qui parlato di rapporto spese pubbliche/PIL e sono diffuse al riguardo le posizioni che indicano come in fondo per migliorare la situazione sia sufficient­e aumentare il PIL, per poi veder diminuire questo rapporto senza dover contenere le spese pubbliche (un ragionamen­to analogo viene fatto da molti per il debito pubblico). Ma questa ricetta in molti casi non è sufficient­e, né per le spese né per il debito. Incrementa­re il Prodotto interno lordo è necessario ed utile, ma quando per le uscite pubbliche si fa fatica a scendere sotto il 40% del PIL, o addirittur­a si viaggia sopra il 50% (per alcuni Paesi sviluppati è così), ebbene il buon senso prima ancora della teoria economica ci dice che è opportuno anche agire per un non aumento o per una riduzione, a seconda dei casi, della cifra delle spese pubbliche.

delle uscite maggiore, contro debiti eccessivi e per evitare aumenti dell’imposizion­e fiscale

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Occorre una selezione
La fotografia delle spese pubbliche In % del PIL, media nelle economie avanzate Occorre una selezione

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