«Più esigenze e meno risorse»
/ Le sempre più numerose situazioni di difficoltà dei giovani e il bisogno di una scuola più inclusiva sono stati al centro della tradizionale conferenza stampa di fine anno scolastico - Marina Carobbio Guscetti: «Sono casi che ci preoccupano e che ci imp
Quello che si chiuderà tra pochi giorni non è stato un anno semplice per la scuola ticinese. Un’istituzione chiamata sempre più non solo a insegnare, ma anche a saper cogliere le manifestazioni di disagio degli allievi. Problemi che, come ha chiarito ieri in conferenza stampa la direttrice del DECS Marina Carobbio Guscetti, sono sempre più diffusi. «I concetti chiari su cui lavoriamo sono l’accoglienza, l’equità, l’inclusione e la parità. Fattori indispensabili per una società più coesa», ha premesso la consigliera di Stato. Ma una scuola capace di accogliere «non può prescindere da quanto succede nella società». E qui, ha però fatto notare la direttrice del DECS, sorgono i problemi. Già, perché «c’è una discrepanza fra le esigenze crescenti (il disagio giovanile, i problemi di salute mentale) e le risorse disponibili per far fronte ai problemi». Il personale scolastico, ha evidenziato Carobbio Guscetti, deve fare i conti con difficoltà oggettive, con situazioni non facili da gestire e «con i problemi della società che fanno ingresso a scuola». E il pensiero torna dunque a quanto accaduto una settimana fa alla Scuola cantonale di commercio, dove un allievo ha minacciato una docente con il calcio di una pistola poi rivelatasi finta. «Sono situazioni che ci preoccupano e ci impongono di adottare misure», ha detto in proposito la direttrice del DECS. Non è un caso che, per affrontare in maniera più allargata la tematica del disagio giovanile, sia stata avviata una collaborazione con il Dipartimento della sanità e della socialità. «In modo da definire nuovi ambiti di intervento mirato, utilizzando al meglio le risorse disponibili».
«Garantire le risorse»
Di fronte a una situazione finanziaria difficile, Carobbio ha però voluto essere molto chiara: ci sono limiti al risparmio. Soprattutto, ci sono settori che non andranno toccati. «Le risorse, perlomeno quelle attuali, devono essere garantite. Ci sono priorità, anche in un momento complicato come questo». Anzi, ha aggiunto, se si vuole continuare a rispondere alle esigenze della società, «prima o poi serviranno maggiori risorse e più personale».
L’inazione, secondo la consigliera di Stato, presenterebbe poi un conto più salato in futuro. «Non intervenire oggi avrebbe conseguenze più gravi domani. Si tratta di prevenire marginalità ed esclusione». Insomma, ha chiarito anche al CdT al termine della conferenza stampa, risparmi sì, ma senza mettere a rischio il nostro sistema scolastico. «Siamo ben coscienti della situazione finanziaria - ci ha detto -. Stiamo facendo approfondimenti e porteremo alcune misure di risparmio. Ma ci sono priorità, individuate peraltro anche dal Governo nel suo programma di legislatura, che devono rimanere tali». E la scuola - una scuola di qualità, inclusiva, accessibile ed equa - è una di queste.
Un nuovo concetto di inclusione
Ed è in particolare sull’inclusione che si è focalizzato l’incontro di ieri, con la presentazione di un documento - «Inclusione e accessibilità nel sistema scolastico ticinese» - che intende fornire una nuova visione del concetto. Come ha spiegato Mattia Mengoni, capo della Sezione della pedagogia speciale, «dagli anni ’70 il Ticino è un esempio a livello di inclusione in tutta la Svizzera». Ma, malgrado il primato, occorreva avviare una riflessione. «È emersa l’esigenza di ripensare l’attuazione dei diversi sostegni offerti agli allievi con bisogni educativi particolari in modo da gestire la crescente eterogeneità delle casistiche, affinare il coordinamento delle varie misure e incrementare l’efficacia del lavoro svolto». Il lavoro ha permesso di identificare quattro dimensioni fondamentali per un sistema scolastico inclusivo: «La flessibilità delle misure, la differenziazione didattica, la formazione del corpo insegnante e la cultura di istituto». Sul piano più organizzativo, invece, già da settembre si punterà su una gestione coordinata dei sostegni, sulla base di una visione di insieme delle prestazioni, favorendo maggiore continuità nella definizione dei bisogni degli allievi. L’obiettivo, ha chiarito da parte sua Carobbio Guscetti, «non è quello di rimettere in discussione l’inclusione, bensì di ripensarne l’organizzazione, rafforzando il ruolo della pedagogia speciale». Il DECS, ha aggiunto, vuole cercare di dare risposte a un mondo che cambia, «con la presa a carico di allievi con disturbi dell’apprendimento, sì, ma anche di quelli con disabilità o con un alto potenziale cognitivo, senza dimenticare gli allievi che manifestano una situazione di disagio». Il tutto, è stato chiarito, riuscendo a coordinare meglio gli interventi con le risorse attuali, in modo da ottimizzarle.
Quindici segnalazioni
L’appuntamento è stato anche l’occasione per stilare un primo bilancio a un anno dall’introduzione delle «Direttive sui comportamenti inadeguati», dopo il caso di abusi da parte dell’ex direttore delle scuole medie di Lugano Centro. Le segnalazioni giunte alle sezioni di riferimento durante l’anno scolastico 2023-2024 sono state 15. «Sette di queste - ha detto Giorgio Franchini, capo della Sezione amministrativa hanno portato a richiami, una a un ammonimento. Per le altre i procedimenti sono in corso». Accanto alle direttive, però, «ci sono una serie di misure che hanno lo scopo di prevenire eventuali comportamenti inadeguati». Per questa ragione, come ha spiegato il direttore della Divisione della scuola Emanuele Berger, il
DECS ha proceduto al perfezionamento della procedura di selezione dei direttori delle scuole cantonali, puntando anche su un loro maggiore accompagnamento specialistico nel caso si trovassero alle prese con comportamenti inadeguati. Senza dimenticare la formazione, sia per il personale dirigente sia per i docenti.
Dal tedesco all’IA
Più in generale, poi, questo anno scolastico è stato caratterizzato da alcuni processi di innovazione, come la sperimentazione sul superamento dei corsi A e B, oppure l’anticipo dell’insegnamento del tedesco in prima media, oggetto di una consultazione che si è chiusa un mese fa. Tra i temi con cui la scuola deve fare i conti, infine, c’è quello dell’intelligenza artificiale. «Strumenti come ChatGPT o Gemini mettono la scuola di fronte alle opportunità offerte dall’intelligenza artificiale ma anche ai suoi rischi», ha detto Berger. Per questa ragione è importante monitorare fenomeni simili, «per assicurarci che l’intelligenza artificiale sia utilizzata a supporto dell’apprendimento, in modo positivo ed educativo».