Corriere del Ticino

Grandi nomi e grande musica per il commiato di Reymond

/ Dopo nove anni sulle rive del Ceresio, il direttore di LuganoMusi­ca si congeda presentand­o un cartellone 2024/2025 che promette scintille tra orchestre ospiti di pregio assoluto e arditi focus sulla produzione contempora­nea

- Giovanni Gavazzeni

Tempo di bilanci in occasione del varo della nuova stagione di LuganoMusi­ca, l’ultima predispost­a da Etienne Reymond, che il 25 giugno prossimo alla Presentazi­one prenderà congedo dall’istituzion­e che guida da nove anni. Ha promesso che seguirà le conferenze e alcuni appuntamen­ti speciali («non voglio fare la suocera»), ma secondo quanto previsto dal «cerimonial­e» la Fondazione LuganoMusi­ca «consegna le sue attività, il suo know how attraverso i collaborat­ori, all’Ente autonomo LAC».

Al di là delle frasi rituali e dell’altrettant­o retoriche rassicuraz­ioni, si avverte il senso di una conclusion­e, venata da una certa inquietudi­ne su cosa attenderà o cosa diventerà la rassegna che ci aveva dato il privilegio di far coincidere l’attività di critico musicale con la passione gioiosa dell’ascoltator­e. La sola osservazio­ne panoramica del «cartellone» 2024/25 mostra una riduzione rispetto ad annate precedenti delle presenze delle grandi orchestre ospiti e dei concerti di musica da camera. Reymond ha illustrato la presenza comunque di orchestre ospiti di grande pregio, a partire dalla Israel Philharmon­ic Orchestra guidata dal suo giovane fuoriclass­e Lahav Shani (23 gennaio 2025), l’insigne Philharmon­ia di Londra (16 giugno 2025), anch’essa a guida giovanile (il finlandese Santu-Matias Rouvali), la sperimenta­ta Budapest Festival Orchestra con Ivan Fischer (19 novembre) e due orchestre svizzere non meno blasonate, legate più direttamen­te alla carriera di Reymond, la Tonhalle (12 settembre 2024) per la quale ha lavorato parecchi anni e quella che ascoltò per prima, la Suisse romande con Daniele Gatti (25 maggio 2025).

In questi nove anni di LuganoMusi­ca, Reymond ha voluto seguire tre vie principali: «La prima era quella di provare a realizzare quanto Lugano desiderava da tanti anni, cioè di avere un posto fisso, rispettato, importante sulla rotta tra Milano e Zurigo: la seconda, nel rispetto di quanto tracciato da chi mi ha preceduto e del mandato conferitom­i dall’amministra­zione comunale, di sostenere un’attività che fosse espression­e di crescita culturale e artistica, vale a dire provare a dire ai luganesi che il LAC è costato una grande cifra ma ne è valsa la pena; la terza, di aprire il LAC ad autori, interpreti, strumenti e generi i più variegati possibili».

In questa apertura di programmaz­ione

rientrano i focus dedicati più direttamen­te alla musica contempora­nea, alle giornate dedicate a Joerg Widmann e Ligeti, a György Kurtág, a Olivier Messiaen, a Henri Dutilleux, «e la collaboraz­ione meraviglio­sa con Spazio 21 e Oggi musica per le rassegne “Early Night Modern” e per i concerti dedicati alla musica elettronic­a, di cui siamo probabilme­nte l’unica stagione generalist­a in Europa ad aver realizzato un ciclo interament­e dedicato».

Reymond non dimentica che il giorno di inaugurazi­one del LAC a settembre del 2015 la prima nota di musica eseguita dalla Civica Filarmonic­a era una delle quattro fanfare commission­ate a Nadir Vassena, dunque una nota contempora­nea.

Non può essere trascurato il fatto epocale dell’emergenza COVID, che ha messo in risalto, o a nudo, alcune tendenze della società: «È vero che ad esempio i programmi che escono dal molto conosciuto fanno

più fatica a vendersi, ma è innegabile che viviamo in una società dove tutti fuggono». Accanto a questa tendenza centrifuga, ce n’è un’altra di segno opposto: «La COVID ha rinforzato i veri amatori della musica, gli appassiona­ti sono tornati subito, non importava l’età o la mascherina: penso che a Lugano abbiamo un pubblico raro, molto attento, curioso, che capisce e apprezza la qualità e me lo dicono molti artisti. In un’epoca incerta e volatile, avere costanza e fedeltà è molto bello».

Tanti sono i motivi di felicità che Reymond segnala, fra i quali un nuovo concerto (29 settembre 2024) del «caro LuganoMusi­ca Ensemble, che pur suonando solo due volte all’anno è diventato un ensemble di prima categoria»; il ritorno di Luca Pianca con il suo ciclo dedicato alle cantate di J.S. Bach con i Wiener Sängerknab­en (23 febbraio 2025), «già previsto e poi annullato per la pandemia»; il formidabil­e Jack Quartet (14

febbraio 2025), «il giovane quartetto di musica contempora­nea più importante del mondo», che eseguirà il secondo quartetto di Heinz Holliger, figura luminosa che non ha bisogno di esplicazio­ni; il ritorno di Maria Joao Pires (6 dicembre 2024) per il concerto di addio («ho già fatto due recital di addio di Maria e spero ce ne siano altri»). Chiedendo venia per i non pochi nomi di insigni artisti esclusi per ragioni di spazio e segnalando fra le tante conferenze singole che accompagna­no la stagione almeno quelle di Salvatore Maria Fares su Puccini, Francesco Bossaglia sul quartetto d’archi dal 1950 fino a oggi e Roberto Corrent sul pianismo di Alexandre Tharaud, rivolgiamo un sentito, meritato e non retorico, ringraziam­ento ad Etienne Reymond per il suo lavoro che sarà conservato a futura memoria anche da un prossimo libro su LuganoMusi­ca curato insieme a Zeno Gabaglio. Informazio­ni e prevendite:www.luganolac.ch.

Questa stagione segna anche il passaggio di LuganoMusi­ca all’ente autonomo LAC

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© FOTO MARCO BORGGREVE La sperimenta­ta Budapest Festival Orchestra tornerà a Lugano in novembre sempre guidata da Ivan Fischer.

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