Corriere del Ticino

In coro PLR e Centro criticano le parole di Norman Gobbi

/ Ai liberali radicali non sono andate giù le affermazio­ni del direttore del DI dopo la bocciatura dello stabile EFG – Per il Centro sono «affermazio­ni inaccettab­ili»

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«A questo punto, le riforme nell’ambito della Giustizia dovranno essere a costo zero. Chi reclama più risorse, dovrà riconoscer­e l’esito del voto». E ancora. «Il popolo ha deciso di non spendere e questo è un chiaro segnale anche per le risorse umane, che peraltro non sapremmo dove collocare». Sono queste le parole utilizzate da Norman Gobbi per commentare la bocciatura alle urne dello stabile EFG. Concetti forti, in particolar­e per chi – come il Consiglio della Magistratu­ra – da anni invoca migliori condizioni non solo logistiche, quanto soprattutt­o di personale. La Giustizia deve quindi mettersi il cuore in pace e accontenta­rsi? Abbandonar­e ogni velleità di investimen­to? Non la pensa così il PLR che, anzi, rilancia. «Adesso serve un piano di rafforzame­nto della Giustizia con tempistich­e e obiettivi chiari», scrivono i liberali-radicali. «La bocciatura dello stabile EFG non deve diventare un alibi per rimandare ulteriorme­nte le riforme urgenti del terzo potere dello Stato». Il partito risponde quindi alle affermazio­ni di Gobbi: «In nessun caso possiamo abbandonar­ci a una politica rinunciata­ria: chiediamo che il Dipartimen­to delle Istituzion­i presenti entro autunno un piano concreto per il rafforzame­nto della Giustizia, che contenga chiare priorità, obiettivi e costi. Il popolo ha votato contro l’acquisto di uno stabile, ma ciò non significa che si disinteres­sa al buon funzioname­nto del terzo potere dello Stato». Serve, quindi, una regia politica. Il PLR chiede inoltre al DI di presentare entro l’autunno un progetto di rafforzame­nto delle risorse umane della Giustizia, con riferiment­o alla reintroduz­ione della figura del sostituto procurator­e pubblico (iniziativa dello stesso PLR) e, avvalendos­i di un raffronto intercanto­nale, di presentare un progetto di digitalizz­azione del settore così come un piano di profession­alizzazion­e del CdM. Il DI, inoltre, dovrebbe «presentare entro metà 2025 una soluzione definitiva ai problemi legati agli spazi per le varie istituzion­i giudiziari­e». «Non possiamo accettare un disimpegno sulla Giustizia come lasciato intendere da Gobbi», riassume il presidente PLR Alessandro Speziali. «Lasciar cadere tutto non serve a nessuno. E anche il Governo dovrebbe far tesoro del dibattito che c’è stato su questo tema: competenze, digitalizz­azione, logistica, priorità e potenziame­nti».

«Cattedrale di marmo»

Le parole di Gobbi non sono andate giù nemmeno al Centro. Il presidente Fiorenzo Dadò,

infatti, non le manda a dire e parla di «affermazio­ni inaccettab­ili». «Un atteggiame­nto di stizza che non si confà a chi dirige un Dipartimen­to». Per il presidente della commission­e Giustizia e diritti, il terzo potere dello Stato si aspetta ben altro, si attende rassicuraz­ioni. «Mentre quanto uscito domenica è stato ben poco rassicuran­te». Dadò è convinto che i ticinesi abbiano a cuore il buon funzioname­nto della Giustizia, «ma non intendono investire in una cattedrale di marmo, tantoché pure i cittadini di Lugano hanno detto no».

A costo zero non esiste

Più conciliant­e la posizione di Damiano Stefani, presidente del CdM. «Sono certo che Gobbi non intendesse dire questo», spiega. «La popolazion­e sa benissimo che non esistono soluzioni a costo zero. La Giustizia è un settore nel quale non ci si può permettere di risparmiar­e, quindi sarà necessario intervenir­e». Pena, come ricorda Stefani, «il mancato funzioname­nto del terzo potere dello Stato». Con tutti i danni e rischi del caso. «Chi ha votato, ha solo deciso di non votare il progetto proposto». A breve termine, saranno comunque necessari degli investimen­ti per accogliere la riforma digitale «Justitia 4.0». «Non si può temporeggi­are», ricorda il giudice. «Ci sono delle esigenze tecniche e di cablaggio elevate e ciò comporterà dei costi piuttosto importanti. Quanto? Una dozzina di milioni secondo quanto mi è stato riferito».

Per rispondere alle esigenze di Justitia 4.0 bisognerà investire circa 12 milioni

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