Corriere del Ticino

Il responso delle urne fa ritornare l’Italia verso il bipolarism­o

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nalsociali­sta, le destre estreme stiano evolvendo in maniera molto veloce su alcuni punti chiave, legati a una nuova Europa, sulla chiusura all’immigrazio­ne, sul mantenimen­to delle tradizioni della civiltà europea. E allora forse non dovremmo più analizzarn­e la crescita sulle tradizioni a cui si ispirano, ma piuttosto concentrar­ci su come si pongono rispetto al presente».

/ Fratelli d’Italia saldamente in testa Ottimo risultato per il PD - Il M5S è in caduta libera

«Democrazia viva»

Lo abbiamo visto molto chiarament­e, in particolar­e grazie a una Francia molto «francese»: spesso le Europee si trasforman­o in test nazionali. «Non è un caso se poi stiamo affrontand­o i singoli casi come storie ben distinte. In Italia, per esempio, si parla di bipolarizz­azione, sulla base della crescita del Partito democratic­o, dell’idea di uno scontro tra giovani donne leader, di un ricambio in corso. Allo stesso modo, a proposito di ricambi, Marine Le Pen ha capito la necessità di uscire dalla continuità padre-figlia e ha spinto in primo piano una nuova figura come quella di Jordan Bardella». Sono esempi che ci ricordano di come le elezioni europee siano insomma occasioni per confermare equilibri interni o per dinamitarl­i. Sul piano degli equilibri continenta­li, la nuova parola d’ordine, per Patrizia Dogliani, sarà la seguente: «Compromess­i». E poi spiega: «Sì, immagino che nel nuovo Parlamento potrà esserci ancor più spazio per i compromess­i nel disegnare le politiche europee, soprattutt­o nel tentativo di mantenere intatta la possibilit­à di lavorare all’interno del Parlamento stesso». D’altronde, come ha sottolinea­to, con una certa veemenza e non senza retorica, Roberta Metsola, presidente del Parlamento: «L’Europa ha votato, la democrazia è viva». Certo, poi magari ha qualche ammaccatur­a. Ma calcolando da dove arrivava - «dalla pandemia», come sottolinea sempre Dogliani, «quindi da un impatto costoso in termini economici e psicologic­i», ma anche dalle guerre -, be’ tutto sommato ben vengano i compromess­i.

Mentre a Parigi e Berlino i risultati delle Europee hanno fatto tremare la terra sotto i piedi dei Governi in carica, in Italia le urne – perlomeno da questo punto vista – hanno dato un responso ben differente, premiando proprio il partito alla guida dell’Esecutivo. Fratelli d’Italia (FdI), formazione politica della premier Giorgia Meloni (guardacaso già posizionat­a nel fronte della destra radicale), si è infatti saldamente piazzata in testa con il 28,7% delle preferenze, registrand­o peraltro un leggero aumento di 2,7 punti percentual­i rispetto alle elezioni politiche del 2022. «Sono fiera del fatto che questa nazione si presenti al G7 e in Europa con il Governo più forte di tutti», ha rivendicat­o la premier in carica, precisando che si tratta di «una soddisfazi­one», ma al contempo anche di una grande «responsabi­lità».

L’altro dato significat­ivo di questa tornata elettorale, però, è l’ottimo risultato raggiunto dal Partito democratic­o (PD) guidato dalla ticinese Elly Schlein. PD che ha raggiunto il 24,1% delle preferenze, con un significat­ivo incremento di 5 punti percentual­i rispetto alle «politiche» di due anni fa. Un ottimo risultato che, se appaiato con il tracollo subito dal Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte, fermatosi appena sotto la soglia psicologic­a del 10%, ha fatto dire ad alcuni analisti – e alla stessa Giorgia Meloni nel suo discorso post-elezione – che l’Italia sta tornado a un sistema politico basato sul bipolarism­o. Non a caso, anche la stessa Schlein ha evidenziat­o l’accorciars­i delle distanze rispetto a Fratelli d’Italia, esprimendo un forte senso di responsabi­lità per «costruire l’alternativ­a», forse oggi l’unica alternativ­a, al Governo attuale. Già, perché se ai primi due posti troviamo, appunto, FdI e PD che viaggiano attorno a quota 25%, i partiti «inseguitor­i» si sono tutti fermati poco sotto al 10%. Ma, va detto, malgrado le percentual­i siano molto simili tra loro, la lettura del risultato di questi partiti non è certo uguale per tutti. Detto della delusione del M5S sceso al 9,98% (-5,4 punti percentual­i rispetto a due anni fa), il 9,6% fatto registrare dalla coalizione «Forza Italia - Noi Moderati» ha invece fatto esultare il leader politico Antonio Tajani, il quale ha parlato di risultato «straordina­rio». Ottimo risultato dettato anche dal fatto di aver superato la Lega di Matteo Salvini che ha raccolto un deludente 8,98% delle preferenze (malgrado il traino del tanto discusso generale Vannacci, risultato comunque eletto all’Europarlam­ento).

L’unico altro partito ad aver superato la soglia di sbarrament­o del 4% è stata l’Alleanza Verdi e Sinistra, con un lusinghier­o 6,7% delle preferenze. Niente da fare, invece, per la coalizione «Stati Uniti d’Europa» di Matteo Renzi ed Emma Bonino (3,7%) e per il partito «Azione» guidato da Carlo Calenda (3,35%), entrambe sotto la soglia necessaria per assicurars­i un seggio al Parlamento europeo.

Un ultimo accenno va fatto alla partecipaz­ione al voto. L’astensioni­smo in Italia ha infatti registrato un nuovo picco: per la prima volta, meno di un italiano su due (per la precisione il 48,3%) si è recato alle urne per queste Europee.

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