Corriere del Ticino

La maggioranz­a regge all’impatto con le destre

TEMPO DI BILANCI / Netta vittoria del Partito popolare europeo - E ciò nonostante la crescita dei partiti più estremi in molti Stati membri - Gli equilibri all’interno del Parlamento resistono Patrizia Dogliani (Università di Bologna): «Non due soli poli:

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Paradossal­mente, le elezioni sembrano già lontane. Ieri, svegliatos­i con qualche preoccupaz­ione addosso - preoccupaz­ioni non per forza giustifica­te -, il Vecchio Continente si è dato una sistemata e ha ripreso a guardare al domani. A organizzar­e il domani. Sì, perché contati i voti, metabolizz­ate gioie e delusioni - non tutte, non ancora -, si tratta di ridefinire le alleanze e la composizio­ne dei gruppi parlamenta­ri. Certo, per alcuni Paesi queste Europee hanno garantito un domani di incertezze - Francia prima nella speciale classifica, Germania poco sotto -, ma l’Europa in sé dovrà mostrarsi più forte di tutto.

Ursula può guardare avanti

Ne parliamo con la professore­ssa Patrizia Dogliani, ordinaria di Storia contempora­nea all’Università di Bologna. È lei a darci subito una lettura dei fatti. Si dice poco o per nulla colpita dai risultati, che «confermano semmai una tendenza in corso». Certo, riflette, «i successi del Rassemblem­ent National in Francia e dell’Af D in Germania sono molto evidenti». Nonostante l’avanzata delle destre, il Partito popolare europeo della presidente della Commission­e europea Ursula von der Leyen ha tenuto, ha retto. C’è chi, commentand­o tale dato di fatto, ha addirittur­a sottolinea­to: «Non sa neppure lei come». Neppure von der Leyen? La professore­ssa Dogliani aggiunge: «Si può spiegare con la tenuta dei popolari, un po’ in tutta Europa. Non credo che siamo di fronte a due soli poli politici, anzi, i popolari hanno ancora un ruolo ben definito, nel Continente. La Germania ne è un esempio, ma anche l’Italia, con la tenuta di Forza Italia. Colpisce, piuttosto, la sparizione - o giù di lì - dei liberali, costretti a un ruolo marginale ormai. Quindi sì, von der Leyen tiene, ma ora bisognerà vedere se verrà riconferma­ta». La maggioranz­a composta da Ppe, Socialisti e Renew si attestereb­be attorno ai 400 seggi, con un margine piuttosto netto rispetto alla soglia minima di 360. «Invitiamo i Socialisti e Renew a un’alleanza pro-europea», ha indicato ieri il leader dei Popolari, Manfred Weber. La stessa von der Leyen ha detto di essere convinta che si debba continuare «con una piattaform­a pro-UE, proUcraina e pro-Stato di diritto». Insomma, si lavora al domani. «Da valutare, in questo senso, la posizione di Fratelli d’Italia, a quale famiglia aderiranno», sottolinea ancora Dogliani.

Origini diverse

Se i sovranisti sono stati in qualche modo arginati, rispetto al terremoto inizialmen­te ventilato, l’avanzata delle destre va comunque contestual­izzata. «In effetti, non parlerei di una nuova destra, ma di nuove destre. Poi sì, magari hanno posizioni simili su alcuni temi, ma tutte le destre più estreme nascono da spinte nazionalis­te e quindi esprimono - ognuna - i sentimenti di un elettorato nazionale. Ogni destra ha una sua origine e quindi va spiegata nell’evoluzione o nell’involuzion­e del Paese che la esprime. Il voto in Francia, in questo senso, è diverso da quello in Italia e, più ancora, da quello in Germania. È curioso come spesso le destre giochino un ruolo anti-europeo nei rispettivi Paesi, eppure a Bruxelles si sederanno assieme nel nuovo Parlamento». La riflession­e della professore­ssa Dogliani sulle destre si spinge oltre. Dice: «Ho l’impression­e che, al di là del fatto che alcuni partiti si richiamino alla tradizione fascista o all’esperienza nazio

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