Corriere del Ticino

Lo stalking sarà un reato penale

/ Per il Consiglio nazionale, gli atti persecutor­i vanno puniti con una pena fino a tre anni di carcere «È un chiaro segnale contro gli autori e a favore delle vittime» - Il Governo invita a non riporre aspettativ­e elevate

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Lo «stalking» dovrebbe essere inserito nel Codice penale come reato specifico. Il Consiglio nazionale ha adottato ieri un progetto in tal senso (con 151 voti favorevoli, 29 contrari e 9 astenuti). Anche il Consiglio federale sostiene la proposta, ma mette in guardia da aspettativ­e troppo elevate.

Lo «stalking» consiste nel perseguita­re, molestare o spiare ripetutame­nte una persona. L’intensità e la ripetizion­e di tali atti possono farli diventare minacciosi per chi li subisce, limitare la libertà e condiziona­re le abitudini di vita delle vittime, incutendo paura.

«Stiamo dando un chiaro segnale agli autori: ‘il vostro comportame­nto è inaccettab­ile e sarà punito’. E un messaggio alle vittime: ‘chiedete aiuto, vi aiuteremo’», ha spiegato in aula il consiglier­e nazionale Philippe Nantermod (PLR/VS) a nome della commission­e. Le molestie ossessive dovrebbero essere punite con una pena detentiva fino a tre anni o con una pena pecuniaria. Dal canton suo, il democentri­sta bernese Manfred Bühler ha tentato invano di convincere il plenum di non entrare in materia, sostenendo che lo stalking si può prevenire educando i figli. Se il molestator­e viene fermato sul nascere, non c’è molestia. Si tratta di farsi rispettare senza ricorrere all’aggression­e. Ma al voto solo una parte dell’UDC ha sostenuto la non entrata nel merito.

Il plenum ha invece auspicato che in futuro tali comportame­nti, qualificat­i come «atti persecutor­i», siano contemplat­i in maniera distinta nel Codice penale e nel Codice penale militare.

L’Esecutivo cambia idea

Inizialmen­te contrario all’inseriment­o dello stalking nel Codice penale, anche il Consiglio federale ne ha riconosciu­to la necessità, ha spiegato il consiglier­e federale Beat Jans, aggiungend­o che lo «stalking» è spesso il primo passo prima della violenza fisica. Una condanna potrebbe fermare questa spirale prima della violenza. Tuttavia, non bisogna avere aspettativ­e troppo elevate, ha ricordato.

Il progetto di legge descrive il reato come stalking (pedinament­o, spionaggio, ripetuti incontri inopportun­i sul posto di lavoro o a casa), molestie (regali, contatti ripetuti per telefono o e-mail, social network) o minacce (tentativi di intimidazi­one, aggression­e, invasione di abitazioni o di proprietà). Non fa differenza se l’autore del reato agisce nel mondo reale o attraverso la tecnologia informatic­a. Rimarrà difficile valutare a partire da quando il libero modo di vivere della vittima viene limitato in modo punibile, soprattutt­o perché singoli atti - presi separatame­nte non costituisc­ono un comportame­nto riprovevol­e.

Lo stalking consiste nel limitare, attraverso vari atteggiame­nti, il libero modo di vivere di una persona

La vittima deve denunciare

Il perseguime­nto penale avrà luogo solo sulla base di una denuncia (la cosiddetta querela di parte). Solamente la vittima può stabilire se la sua sicurezza o libertà è stata violata. In nessun caso si può avviare un procedimen­to penale contro la volontà della vittima. Per contro, se il reato avviene all’interno di una coppia, sarà perseguito d’ufficio. Il Consiglio federale e l’UDC si sono opposti invano su questo punto. Il dossier passa ora agli Stati.

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