Quell'intreccio fitto e inestricabile tra il silenzio e la parola misteriosa
/ Lo psichiatra Eugenio Borgna spiega l'importanza di recuperare la capacità di ascoltare
Un'esperienza che ciascuno può confermare: il silenzio non si vede e non si tocca, ma si sente. Il silenzio non è un'assenza, ma una presenza carica spesso di emozioni e significati. Nel silenzio si sente l'assenza delle vibrazioni d'aria dell'esperienza uditiva. Chi nasce sordo non sa che cosa sia il silenzio, perché non lo sente. Le neuroscienze hanno trovato eventi, in parte ancora incerti, che spiegherebbero il meccanismo nervoso della percezione del silenzio: l'attività elettrica della corteccia cerebrale uditiva non cessa, ma cambia quando la stimolazione acustica che viene dalle orecchie non c'è o cessa: allora l'attività corticale è provocata dalla mancanza del suono. Essa attiva le aree della coscienza e dell'affettività, per cui il silenzio è parte della conoscenza, del rapporto col mondo e con la propria interiorità. La percezione è costante perché il silenzio, a differenza del suono, non cambia mai. Leopardi dice nello Zibaldone che il silenzio «è il linguaggio di tutte le forti passioni, dell'amore (anche nei momenti dolci), dell'ira, della maraviglia, del timore» e, nella poesia L'Infinito, sente che nei «sovrumani silenzi... per poco il cor non si spaura». Il silenzio si può tingere di tutte le sfumature della vita, anche della paura. Il silenzio, per il teologo Romano Guardini, «non è un vuoto, ma vita genuina e colma». Eugenio Borgna, psichiatra, esplora nel libro i meandri psicologici ed affettivi del silenzio e della solitudine di diversi poeti, scrittori e filosofi. La solitudine, come il silenzio, per Borgna «è una esperienza interiore, che ci aiuta a vivere la vita e a distinguere le cose essenziali da quelle che non lo sono». Per la poetessa Emily Dickinson
A differenza del suono il silenzio non cambia mai e diventa parte fondamentale della conoscenza
l'esperienza del silenzio è «infinità. Di per sé non ha un volto» e per questo può ospitare ogni interiorità. Nella pace di un bosco Soren Kierkegaard sente che la quiete «si estende come un'ombra man mano che cresce il silenzio: che magico incantesimo! e com'è inebriante quella pace». Nietzsche ritrova il «grande silenzio» lungo la riva del mare, dove si dimentica la città. «Ora tutto tace! Il mare si stende pallido e scintillante, non può dir parola... I piccoli scogli e catene di roccia che scendono nel mare non possono dir parola. Questa immensa impossibilità di parlare... è bella e agghiacciante: ne è gonfio il cuore». Ci sono molte belle pagine di Borgna su monasteri e cattedrali dove il silenzio fa sentire la presenza di Dio. Suggestiva è la poesia Voci notturne, del teologo protestante antinazista Dietrich Bohnoeffer, scritta nel carcere dove verrà impiccato per ordine di Himmler: «Notte e silenzio. Ascolto... Odo la mia anima tremare e agitarsi». E l'ebrea olandese Etty Hillesum, morta ad Auschwitz, da prigioniera scrive che «in me c'è un silenzio sempre più profondo. Lo lambiscono tante parole che... non riescono ad esprimere nulla». Impossibile esprimere meglio lo stato d'animo della sua condizione. Franz Kafka ammonisce che «forse non è del tutto inconcepibile che qualcuno si possa salvare dal canto delle sirene, ma dal loro silenzio certamente no». I due minuti di silenzio che Claudio Abbado aggiunse al finale tragico della Nona Sinfonia di Gustav Mahler in una memorabile esecuzione a Lucerna, hanno suscitato un trasporto emotivo che si ripete ogni volta che si ascolta l'incisione.