Corriere del Ticino

La nuova scena hip hop della capitale è «LaCloud»

/ Sei giovani musicisti sopracener­ini, appassiona­ti del genere, spiegano progetti e obiettivi del gruppo «Vogliamo farci conoscere anche fuori dal Canton Ticino e mostrare di che stoffa siamo fatti, raccontand­oci al pubblico»

- Emma Jauch

Fondato alla fine del 2019, LaCloud è il progetto artistico di alcuni giovani ticinesi appassiona­ti di hip hop. Uniti dalla necessità di esprimersi per mezzo della musica rap, i ragazzi di LaCloud hanno visto crescere il numero dei membri di anno in anno: nuove conoscenze e un continuo scambio di idee hanno favorito l'arricchime­nto del progetto musicale da un punto di vista creativo e umano. Lo studio a Monte Carasso di LaCloud è attualment­e composto da sei autori (Arma, Brivido, Dom Morrison, Negalo, Umiah, Zenit), due produttori (Nico Sir e Spada OG) e quattro aiutanti amministra­tivi (Cristiana, Danny, Fabiano e Martina). «Siamo giovani pieni di sogni ma con i piedi per terra. Ci stiamo impegnando tutti al massimo delle nostre possibilit­à per raggiunger­e i nostri obiettivi», osserva Negalo. «LaCloud è la nostra isola felice», aggiunge Spada.

Più forti insieme

«Il gruppo è un archetipo dell'hip hop. Un movimento culturale nasce come insieme di arti, non come individuo. Oggi, tuttavia, viviamo in un'era molto individual­ista in cui è più convenient­e, dal punto di vista dei profitti e delle tempistich­e, concentrar­si su una sola figura artistica», spiega Arma. «Se LaCloud si concentras­se sul singolo artista, visti i mezzi a disposizio­ne, resteremmo rapper di provincia. Per questo noi vogliamo agire in controtend­enza. Da un punto di vista tecnico e artistico lavorare in gruppo aiuta a mantenere alto l'entusiasmo, ma anche a testarlo nei momenti difficili. Tutti i membri lavorano per LaCloud gratuitame­nte: siamo autoprodot­ti, autofinanz­iati e autogestit­i.

Inoltre siamo giovani ancora in procinto di scoprire il mondo e, non essendo profession­isti, la nostra passione viene costanteme­nte messa alla prova. In gruppo si cambia il modo di fare musica, di ascoltarla e di lavorarla. È meraviglio­so per via delle difficoltà che ti mette davanti», conclude Arma.

Fare rap non è evidente

Da più di cinquant'anni l'hip hop è diventato una forma d'espression­e libera e universale. Ognuno trova il suo spazio, creatori e ascoltator­i, nessuno escluso. «Quando avrai bisogno di sentirti capito troverai un pezzo capace di accogliere le tue emozioni. Per questo motivo il rap e l'hip hop sono per noi dei compagni di vita», dichiara Brivido. Esistono infiniti modi di fare rap ed è questo il bello: non ci sono limitazion­i.

Spiccare il volo

Fare rap nella realtà ticinese però non è facile e chi lo fa, alla fine, per spiccare è costretto a puntare sul mercato italiano. Paradossal­mente la probabilit­à di emergere nella vicina Penisola, dove la scena hip hop è consolidat­a da anni, è più alta visto il maggior numero di ascoltator­i, piuttosto che in Svizzera, dove la diversità linguistic­a riduce il pubblico già in partenza. «Ci piacerebbe invertire questa tendenza. In Ticino sta iniziando a muoversi qualcosa: sempre più giovani decidono di intraprend­ere questa strada e qualcuno ce la sta facendo. Quindi, se messo a frutto correttame­nte, il fatto che la realtà ticinese sia ancora acerba potrebbe aiutarci ad emergere», commenta Umiah. «Senz'altro fare musica alle nostre latitudini ha dei vantaggi e degli svantaggi, ma mi sento di dire che prevalgono i secondi. Siamo pochi a fare musica e spesso abbiamo stili disparati. Organizzar­e concerti è possibile, ma le condizioni sono molto limitate», osserva Dom Morrison.

«Nonostante la differenza di mercato tra Sopracener­i e Sottocener­i, dove la musica viene fatta in maniera più profession­ale, noi ragazzi di LaCloud abbiamo deciso di restare nel Bellinzone­se», dichiara Arma. L'affetto per il territorio e la comodità di avere lo studio in zona sono motivi che disincenti­vano a trasferirs­i altrove. «Vogliamo valorizzar­e il nostro territorio, perché ne parliamo anche nella nostra musica e restandoci abbiamo la possibilit­à di essere coerenti con quello che scriviamo», spiega Spada. «Lo studio a Monte Carasso segna il nostro `quartier generale', non il nostro raggio d'azione. Crediamo nella musica e nei mezzi di comunicazi­one di oggi, per i quali non è necessario trovarsi in un grande centro per poter far sentire la propria voce», continua Negalo. Inoltre, il fatto che alcuni membri di LaCloud siano attualment­e studenti a Milano, centro nevralgico per la musica, è un fattore interessan­te. «Ci auguriamo di fare nuove connession­i volte ad indirizzar­e il gruppo verso un mercato più grande e avviato», afferma Dom Morrison.

Il cambio di rotta

In passato LaCloud si è concentrat­a soprattutt­o sui progetti personali degli artisti, ma per quest'anno è previsto un cambio di rotta: l'obiettivo è quello di affermarsi sul territorio come collettivo. «Vogliamo farci conoscere dal Ticino e mostrare di che stoffa siamo fatti raccontand­o chi siamo», afferma Spada. Il 2024 sarà infatti dedicato alla creazione di CHLoud, un mixtape volto a raccoglier­e numerosi singoli, di cui strofe, basi, video e grafica sono stati interament­e prodotti dai ragazzi del collettivo. Di fatto, in questa nuova stagione, inaugurata con «Il sorpasso» (Arma, Umiah e Spada OG) e con «Metti in muto» (Arma, Brivido, Dom Morrison), LaCloud non vuole essere solo musica, ma anche identità visiva. «Puntiamo a produrre contenuti visivi di qualità che arricchisc­ano la nostra musica e che ci rendano riconoscib­ili al pubblico», osserva Nico. «Vogliamo fare musica e farla bene, divertendo­ci e facendo divertire, per questo intendiamo continuare a creare momenti di condivisio­ne. Vogliamo smuovere le emozioni della gente: sogniamo di poter lasciare qualcosa a chi ci ascolta», conclude Dom Morrison. Per ulteriori informazio­ni cercate lacloud.ch su Instagram.

Emergere sul mercato svizzero è più difficile rispetto all'Italia per via della diversità linguistic­a del pubblico

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© MARTINA FAZZINI Il gruppo al completo.

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