Corriere del Ticino

La politica, il clima deteriorat­o e l'ipocrisia

- Gianni Righinetti

e maggiore attenzione alla gestione delle entrate. Un comparto che compie ogni anno il miracolo grazie al «consolidam­ento dei ricavi fiscali». Peccato che sul fronte della spesa manchi un miracolo di pari entità capace di mettere in evidenza un concreto virtuosism­o statale. In sostanza non ci resta che constatare che in assenza di una politica saldamente ancorata alle idee, opinabili, ma questo è insito nel sistema democratic­o, tutto si concentra sulle persone. Il Governo, che si vorrebbe come un penta-gremio, si ritrova formato da cinque consiglier­i di Stato, impegnati a mostrarsi forti come unità, ma che di fatto stanno fallendo questo obiettivo. Lo stesso era riuscito nella legislatur­a 2015-2019, ma in questo primo anno dopo le urne non si vede la medesima capacità di incidere di allora. Sarà la stanchezza, sarà l'esasperato «dipartimen­talismo», sarà quel che sarà, il fatto è che a un anno dalle elezioni del 2023 c'è già chi pensa all'appuntamen­to del 2027. Una politica forte e determinat­a è in grado di superare tempeste, presunte tempeste e magari anche possibili architettu­re politico-partitiche che prendono lo spunto da fatti realmente accaduti ma non sufficient­emente chiariti.

Tutto questo genera un clima di diffidenza nei confronti della politica e dei suoi attori protagonis­ti. Se chi è chiamato a fare politica abdica al suo ruolo, è naturale che ad avere la meglio siano questioni (guai chiamarli «casi») rimaste avvolte nella nebbia o forse da qualche fumogeno. Fenomeni naturali o artificial­i che sono tuttavia di passaggio. Prima o poi il cielo torna chiaro. Sta di fatto che quando l'incertezza regna sovrana, non è mai una situazione ideale. Intanto, sempre nell'ambito della constatazi­one dei fatti, e nulla di più, sul finire della scorsa settimana il Ministero pubblico ha fatto sapere che è salito a tre il numero degli agenti della polizia su cui si indaga per l'incidente di quella notte di novembre in Leventina, mentre sul consiglier­e di Stato Norman Gobbi è stato comunicato che «nei suoi confronti non emergono indizi di reato». Un compassato comunicato, come si addice a chi guida la Giustizia, al quale ne è seguito uno dallo stile ben diverso: «La Lega dei ticinesi attende con fiducia che la “shitstorm” scatenata sul nulla si rovesci ora sui suoi autori». Peccato che all'anonimo estensore, accecato da chissà quale sentimento, sia sfuggito che lo stesso Gobbi risulta essere ancora il coordinato­re ad interim della Lega. E veniamo al fatto più grave di quei giorni denunciato dal presidente del Centro Fiorenzo Dadò al quale è stata recapitata «una lettera contenente un proiettile e minacce molto pesanti». Tutto questo ci porta a dire che siamo in presenza di un clima deteriorat­o e che non si possono sottovalut­are questioni di tale gravità che richiamano ad un linguaggio malavitoso che non deve e non può avere legittimit­à alcuna. È sempliceme­nte inaccettab­ile. C'è chi si attendeva da parte del mondo politico e dai partiti una chiara presa di distanza e di solidariet­à per Dadò. Sulla presa di distanza possiamo sostanzial­mente convenire, mentre sulla solidariet­à per qualcosa di tanto intimo e dirompente, che va a colpire il Dadò cittadino uomo (e non il politico), la sola reazione che ha un reale valore è quella di rivolgersi di persona e in privato a chi certamente è rimasto colpito. Senza farne una questione di bandiera o di corsa per arrivare primo, perché il rischio è sempre lo stesso: scivolare su una buccia di banana infarcendo indignate dichiarazi­oni di tante belle parole e altrettant­a ipocrisia.

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