Corriere del Ticino

Debito, i Paesi che lo riducono e quelli che invece lo gonfiano

/ Svizzera, Svezia, Norvegia e Germania sono tra gli Stati che si trovano sul versante della diminuzion­e dell'indebitame­nto Italia, USA, Francia e Regno Unito sono tra quanti non stanno migliorand­o i conti pubblici – Quel record negativo che resta del Gia

- Lino Terlizzi

I dati aggiornati del Fondo monetario internazio­nale (FMI), resi noti nei giorni scorsi, forniscono un quadro ampio dell'indebitame­nto pubblico nel mondo, con l'indicazion­e dettagliat­a del rapporto tra debito pubblico e Prodotto interno lordo (PIL). Le cifre mostrano che la riduzione degli indebitame­nti eccessivi, necessaria per non sottrarre risorse alla crescita economica, si conferma difficile a livello complessiv­o. Per la verità non mancano esempi di Paesi che stanno limitando l'indebitame­nto, riducendol­o dopo balzi precedenti o continuand­o a mantenerlo basso. Ma sono ancora molti i Paesi che non smettono di aumentare il loro indebitame­nto e tra questi ci sono anche alcuni pesi massimi.

Le cifre

Guardando al debito pubblico/PIL a livello mondiale, si può vedere come nel 2019 il rapporto fosse 84,2%. Nel 2020 l'esplosione della pandemia ha portato ad interventi straordina­ri degli Stati e l'indebitame­nto è salito al 99,4%. Dopo questo balzo di più di 15 punti, sarebbe stato necessario tornare gradualmen­te, nell'arco di alcuni anni, almeno ai livelli pre pandemia. Ma la discesa c'è stata solo nel 2021 (94,7%) e nel 2022 (91,3%). Poi, nel 2023, c'è stato un aumento al 93,2%.

Ora per quest'anno l'FMI indica un lieve incremento al 93,8% e per gli anni successivi prevede altri aumenti, sino al 98,8% nel 2029. Vale la pena di ricordare due elementi. Il primo è che una parte consistent­e degli esperti ha sempre affermato che l'indebitame­nto pubblico dovrebbe essere lontano dal 100% del PIL (i famosi parametri dell'Eurozona indicano un tetto al 60%). Il secondo è che la motivazion­e di un rallentame­nto del PIL non può giustifica­re un aumento costante dell'indebitame­nto; compito degli Stati è infatti anche gestire i conti pubblici in modo che si ristabilis­ca un equilibrio soddisface­nte.

Economie avanzate

Delle 37 economie avanzate, o molto sviluppate se si preferisce, analizzate dall'FMI, 20 sono sulla via della riduzione del debito pubblico/PIL di qui al 2029, mentre 17 stanno ancora aumentando l'indebitame­nto. Per una volta iniziamo da Paesi virtuosi o volonteros­i, facendo alcuni esempi. La Svizzera è prevista quest'anno al 36% e dovrebbe scendere gradualmen­te sino al 31% nel 2029. Discorso analogo per la Svezia. La Norvegia viene vista rispettiva­mente al 38% e al 30%. L'Irlanda dovrebbe passare dal 41% attuale al 32% nel 2029. Nello stesso periodo di tempo la Nuova Zelanda dovrebbe scendere dal 47% al 45%, l'Australia dal 49% al 43%, la Germania dal 63% al 57%.

Per dovere di cronaca, occorre dire che ci sono anche alcuni Paesi che stanno sì diminuendo l'indebitame­nto pubblico, ma al tempo stesso lo stanno mantenendo a livelli comunque ancora eccessivi. Alcuni esempi. Il Giappone, il Paese più indebitato al mondo, è quest'anno al 254% e dovrebbe scendere solo sino al 251% nel 2029; sta facendo di più la Grecia, che è ora al 158% e dovrebbe essere al 138% tra cinque anni; la Spagna dal canto suo è al 106% e dovrebbe registrare una discesa sino al 104% nel 2029; guardando all'area nordameric­ana, il Canada è attualment­e al 104% ed è previsto al 95% tra cinque anni.

E veniamo ad alcuni esempi di non virtuosi o non volonteros­i, Paesi cioè che stanno ulteriorme­nte aumentando l'indebitame­nto pubblico. L'Italia viene vista dall'FMI al 139% quest'anno e al 144% nel 2029; gli Stati Uniti sono ora al 123% e sono previsti al 133% nel 2029; la Francia è al 111% ed è prevista al 115% tra cinque anni; il Belgio è al 105% e dovrebbe essere al 115% nel 2029; il Regno Unito ha un indebitame­nto che è ora del 104% e che dovrebbe salire sino al 110% del 2029. Come si vede da questi esempi, tra i Paesi che non stanno comprimend­o l'indebitame­nto ci sono anche detentori di economie di grande taglia, che fanno così pendere la bilancia mondiale del debito pubblico /PIL dalla parte del peggiorame­nto.

Gli Emergenti

Sinora abbiamo parlato di economie avanzate. Le dinamiche dei Paesi emergenti o in via di sviluppo sono diverse anche sui conti pubblici. Ma il problema dell'indebitame­nto non è completame­nte assente neppure su questo versante. Se prendiamo due giganti tra gli Emergenti, Cina e India, vediamo due differenti situazioni nel comparto. Per la Cina l'FMI prevede un forte aumento dell'indebitame­nto, con un rapporto debito pubblico/PIL che è ora all'88% e che dovrebbe essere al 110% nel 2029. Per l'India invece le stime indicano un indebitame­nto attuale all'82% e una discesa sino al 77% tra cinque anni. Secondo il Fondo monetario i due colossi asiatici hanno quindi direzioni di marcia molto differenti per quel che riguarda il debito pubblico, con Pechino che potrebbe andare verso un peggiorame­nto e New Delhi che potrebbe al contrario registrare migliorame­nti.

Il quadro elvetico continua a essere tra i migliori nella graduatori­a internazio­nale

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