Corriere del Ticino

Sull'Economist il segnale di Pechino alla Russia di Putin

/ Un articolo molto critico verso Mosca rilancia l'ipotesi che i cinesi vogliano la fine del conflitto

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«La sconfitta della Russia nella guerra in Ucraina sarà inevitabil­e». Per la prima volta dall'inizio del conflitto nel cuore dell'Europa, un analista cinese avanza dubbi molto forti sulla capacità di Mosca di vincere lo scontro aperto contro Kiev. E lo fa dalle colonne dell'Economist, uno dei settimanal­i d'informazio­ne politico-economica più importanti del mondo occidental­e.

L'autore dell'articolo, Feng Yujun, non proviene certo dalle terze file dell'accademia. È il direttore del Centro per gli studi russi e dell'Asia centrale dell'Università Fudan di Shanghai e (nello stesso ateneo) vicepresid­e dell'Istituto di studi internazio­nali direttamen­te collegato al Ministero degli affari esteri della Repubblica Popolare Cinese. È del tutto improbabil­e che la sua analisi non sia stata prima «condivisa» con i vertici della Città proibita. I quali hanno evidenteme­nte sempre di più la certezza che si debba porre fine al più presto alla guerra in Ucraina.

«Nel tempo - scrive Feng Yujun - la Russia sarà costretta a ritirarsi da tutti i territori ucraini occupati, compresa la

Crimea. La sua capacità nucleare non è garanzia di successo. Un'America dotata di armi nucleari non si è ritirata dalla Corea, dal Vietnam e dall'Afghanista­n? Sebbene la guerra sia stata estremamen­te costosa per l'Ucraina, la forza e l'unità della sua resistenza hanno infranto il mito che la Russia sia militarmen­te invincibil­e. L'Ucraina potrebbe ancora risorgere dalle ceneri. Quando la guerra finirà, potrà aspettarsi la possibilit­à di aderire all'Unione europea e alla NATO».

Il segnale, si diceva. «Sebbene la Cina non abbia aderito alle sanzioni occidental­i contro la Russia, non le ha sistematic­amente violate - scrive Feng Yujun -. Le relazioni della Cina con la Russia non sono fisse e sono state influenzat­e dagli eventi degli ultimi due anni. Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha appena visitato Pechino, dove lui e il suo omologo cinese hanno sottolinea­to ancora una volta gli stretti legami tra i rispettivi Paesi. Ma il viaggio sembra essere stato più uno sforzo diplomatic­o da parte della Russia per dimostrare che non è sola, che un vero amore. Osservator­i accorti notano che la posizione della Cina nei confronti della Russia è tornata dalla posizione “senza limiti” dell'inizio del 2022, prima della guerra, ai tradiziona­li principi di “non allineamen­to, non confronto e non presa di mira di terze parti”».

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