Dalla NATO agli USA fino al G7: in arrivo nuovi aiuti per Kiev
/ Il segretario dell'Alleanza Stoltenberg annuncia la fornitura di sistemi di difesa aerea, forse Patriot o Samp-T A Washington la Camera voterà oggi un maxipacchetto di forniture militari – Blinken: «La Cina decida da che parte stare»
Intervenendo ieri al Consiglio NATO-Ucraina, il presidente ucraino Zelensky ha ribadito la richiesta di ulteriori armi: «Abbiamo bisogno di almeno altri sette Patriot o sistemi di difesa aerea simili, ed è un numero minimo. Anche la situazione sul terreno è al limite. La NATO deve decidere se siamo davvero alleati». Gli ha risposto a stretto giro il segretario generale dell'Allenza Jens Stoltenberg: «Presto ci saranno nuovi annunci sui sistemi di difesa per il Paese invaso. L'Alleanza ha mappato le capacità degli alleati. In aggiunta ai Patriot ci sono altri strumenti che possono essere forniti, come i Samp-T» (produzione franco-italiana, ndr).
L'annuncio di Stoltenberg arriva mentre prendono corpo i «segnali incoraggianti» evocati dal segretario di Stato USA Antony Blinken: dopo mesi di stallo, la Camera americana ha spianato la strada ai quattro provvedimenti per gli aiuti a Ucraina, Israele e Taiwan (totale 95 miliardi di dollari), mettendo in agenda il voto finale per oggi. E il Pentagono si sta preparando ad approvare un nuovo pacchetto di aiuti militari che include artiglieria e difese aeree. Tra tutto, per Kiev in ballo ci sono gli oltre 60 miliardi di dollari di forniture che - ha ricordato Blinken - «faranno una differenza enorme».
Anche da Capri
Anche i ministri in riunione al G7 a Capri hanno espresso la «determinazione a rafforzare le capacità di difesa aerea» di Kiev e l'intenzione di varare altre sanzioni contro Teheran «se dovesse procedere con la fornitura di missili balistici o tecnologie correlate alla Russia». Il Gruppo ha poi puntato il dito contro la Cina, chiedendo nel suo documento finale di «interrompere» il sostegno alla macchina bellica di Mosca. In vista, poi, del vertice dei leader in programma a giugno in Puglia, il G7 lavora alle «possibili opzioni praticabili» per usare i beni russi congelati a sostegno dell'Ucraina, «in linea con i rispettivi sistemi giuridici
e il diritto internazionale». Finora l'UE ha trovato le basi legali solo per l'uso degli extraprofitti, ma si vuole capire se si può puntare agli asset.
Il fattore Pechino
Nella sua conferenza stampa a fine lavori del G7, anche il segretario di Stato USA Antony Blinken ha ribadito il messaggio a Pechino: «La Cina non può avere un piede in due scarpe, ovvero non può avere rapporti amichevoli coi Paesi europei e contemporaneamente alimentare la più grande minaccia alla sicurezza europea dalla Guerra fredda». «Credo – ha proseguito Blinken – che quello che vediamo oggi sia un prodotto delle relazioni tra Cina e Russia. Abbiamo detto alla Cina di non fornire armi alla Russia per la sua aggressione all'Ucraina, non abbiamo visto forniture dirette ma sono forniture chiave di componenti». Gli ha fatto eco anche la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock, per la quale «se la Cina continua a stringere una partnership sempre più stretta con la Russia, noi non possiamo accettarlo».
La Cina fa sentire il suo peso anche nella regione dell'indo-pacifico, altro tema discusso dal G7 a Capri. Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha osservato che «la Cina è un `competitor' dell'Occidente, non un alleato, ma è un interlocutore indispensabile per affrontare le sfide globali».
Al fronte
Le forze ucraine hanno annunciato di aver colpito e abbattuto un bombardiere strategico russo a lungo raggio Tupolev Tu-22M3, che poco prima aveva lanciato un raid sulla regione di Dnipro. Mosca ha smentito la versione di Kiev: il bombardiere è sì precipitato nella regione russa di Stavropol, ma a causa di un guasto tecnico. Nell'incidente ha perso la vita uno dei quattro membri dell'equipaggio. Il velivolo – fa sapere il Ministero della difesa russo – «si è schiantato rientrando alla base dopo una missione di combattimento».