Corriere del Ticino

«Coesione sociale a rischio»

/ Raffaele De Rosa traccia un bilancio della sua annata da presidente del Consiglio di Stato ticinese Non nega la preoccupaz­ione di fronte alle fratture crescenti nella nostra società, oltre che tra Governo e Parlamento Difende però le misure di risparmio

- Paolo Galli

Il consiglier­e di Stato è seduto tra i giornalist­i. Tutti allo stesso tavolo. Ha scelto la via più informale e accoglient­e, per parlare ai media. Vuole chiudere così, la sua annata da presidente di Governo: aprendosi. Lo fa in perfetto «stile Raffaele De Rosa». Con le mani conserte, soppesando le parole, spettinato solo nel ciuffo. Ordina un caffè e un bicchiere d'acqua, sorride durante il confronto, incassa le domande anche più scomode, quelle che chiamano in causa silenzi e pallottole, un'annata che non si rifiuta di definire «complessa». Non nega di essere preoccupat­o, per il futuro, per i futuri preventivi, per la coesione sociale. Ma anche per i rapporti con il Parlamento.

I rapporti delicati

La cornice è quella dell'Organizzaz­ione sociopsich­iatrica cantonale, a Mendrisio. Un luogo che lo stesso De Rosa definisce simbolico. Lo è. Un po' perché qui si registrano le difficoltà di tutto un settore confrontat­o anche con i risparmi cantonali -, un po' perché di fatto è anche una sorta di laboratori­o. «Il concetto di laboratori­o è interessan­te, ricorda le sfide che viviamo, ogni giorno, in Governo». È qui che, subito, De Rosa parla di coesione sociale, fa capire quanto sia traballant­e, in questo periodo. Un po' sorprende, come uscita, nella sua generosità, in entrata di chiacchier­ata. Ma il direttore del DSS ci tornerà ancora in seguito. D'altronde, il suo anno da presidente «è stato impegnativ­o, in un contesto internazio­nale difficile». E la politica, anche quella cantonale, è stata uno specchio di queste complessit­à. Vale anche per i rapporti con il Parlamento, «rapporti che vanno rafforzati». Il presidente uscente - il passaggio di consegne con Christian Vitta è in programma mercoledì prossimo - prova a strutturar­e l'incontro con i media, anticipand­o alcuni punti. Ma la curiosità dei giornalist­i va oltre la struttura. E allora De Rosa parte sì dai dossier strategici, dal programma di legislatur­a, ma non può esimersi dall'accennare al contesto viziato dall'obbligo di risanament­o finanziari­o - «continuerà a esserlo anche nei prossimi anni» -, dai tempi ristretti in cui il Governo si è trovato a lavorare. «In futuro, in vista del 2025 - anche se oggi è prematuro parlarne -, mi conforta che avremo più tempo a disposizio­ne, ma non solo: in generale, ci sarà anche maggiore consapevol­ezza della necessità di risparmiar­e». Il campo si allarga, oltre la politica, chiamando in causa tutti. Ripeterà il concetto in seguito: «Consapevol­ezza». Ma basterà una maggiore consapevol­ezza collettiva per proteggere la coesione sociale? «La coesione, già, sono molto preoccupat­o», ammette nuovamente. E afferma: «La crescente crepa va arginata. Dobbiamo mantenere compatta la popolazion­e, anche le varie fasce d'età». O perlomeno, «non dobbiamo acuire queste fratture», per permettere alla democrazia di fare il suo lavoro.

Comunicare meglio?

In fase di bilancio, in un bilancio aperto - come lo ha impostato De Rosa -, era preventiva­bile che venisse fatta presente, al presidente del Consiglio di Stato, una certa assenza dell'Esecutivo in alcuni momenti particolar­mente delicati della storia recente del nostro Cantone. Dalle misure di risparmio alle manifestaz­ioni, sino ad arrivare al cosiddetto «caso Gobbi». Non si poteva fare meglio, in termini di comunicazi­one? L'aspetto della comunicazi­one era già tra i punti del programma di De Rosa per la mattinata di confronto con i media, d'altronde. Sulle misure, poco da rimprovera­rsi. «Erano le misure meno dolorose possibili, le più sopportabi­li. Meglio queste misure, pur con alcune criticità, che non misure struttural­i. Poi per qualcuno abbiamo fatto troppo, per qualcuno troppo poco». Sul silenzio relativo alle manifestaz­ioni, «il Governo capisce il disagio di parte della popolazion­e, espresso in quel modo, lo rispetta. Poi la comprensio­ne e il dialogo però non equivalgon­o all'abbandono delle misure stesse. Come Governo, abbiamo una chiara responsabi­lità anche verso le generazion­i future. Poi sono stato anch'io deputato, capisco il loro punto di vista. Ma dobbiamo lavorare a una convergenz­a,

a un maggior dialogo: è determinan­te». De Rosa la definisce una «priorità» di oggi e di domani. E chiede di «uscire dalla logica dei veti incrociati, che ostacolano troppo spesso l'adozione di riforme importanti». Rimproveri ce ne sono? «No, una quotidiana autocritic­a, semmai, e critiche che siano costruttiv­e. Anche perché solo così possiamo pensare di progredire».

«Decisione condivisa»

E veniamo al già citato «caso Gobbi». Com'è o come non è, è un fattore che aleggia attorno a ogni occasione politica o di incontro politico. Ebbene, il Consiglio di Stato, lo scorso 27 marzo, si era limitato a una stringata nota, in cui sottolinea­va di aver «accolto la richiesta del direttore del Dipartimen­to delle istituzion­i Norman Gobbi di cedere temporanea­mente la responsabi­lità politica della Polizia cantonale». E poi venne il silenzio. Finalmente ecco qualche parola in più. «Il Governo, quel giorno, aveva raccolto la decisione di autosospen­sione del collega e, all'unanimità, deciso di trasferire la responsabi­lità politica della Polizia cantonale a Claudio Zali, sostituto al DI». Ma al di là di questo, «non sono mai decisioni semplici. Si è trattato, però, di un atto di profonda responsabi­lità e di rispetto verso le istituzion­i, condiviso

da tutto il Governo in modo da garantire serenità al lavoro quotidiano, sia all'interno del Consiglio di Stato, sia nella Polizia cantonale. Certe situazioni, lo sappiamo, possono creare disorienta­mento e preoccupaz­ione, tra le collaborat­rici e i collaborat­ori stessi e anche nella cittadinan­za. Per questo parlo di un atto di responsabi­lità». A proposito di silenzi, il Governo non si è espresso formalment­e sulle minacce - con tanto di proiettile - rivolte da ignoti a Fiorenzo Dadò, presidente del Centro. De Rosa spiega: «Il Governo, di volta in volta, deve capire come intervenir­e, cercando di evitare dichiarazi­oni che possano prestarsi a successive strumental­izzazioni. Il che non equivale a una volontà di non esprimersi, di voler sottacere qualcosa». De Rosa poi pensa a Dadò, alla tensione, al clima sociale, e da parte sua torna a esprimere «grande preoccupaz­ione», definendo quelle minacce come «atti intimidato­ri, malavitosi, inaccettab­ili, e come tali vanno denunciati e condannati». E ribadisce: «C'è grande preoccupaz­ione». Le parole sembrano pesare il doppio, in questo caso. In un certo modo il presidente uscente fatica anche a dar loro forma. No, non è stato un anno semplice. E non è detto che i prossimi siano in discesa, anzi.

La decisione su Gobbi non è stata semplice, ma si è trattato di un atto di rispetto e di responsabi­lità Raffaele De Rosa presidente Consiglio di Stato

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© CDT/CHIARA ZOCCHETTI Il presidente Raffaele De Rosa ieri all'OSC. Mercoledì prossimo il passaggio di consegne con Christian Vitta.

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