V il mensile di critica videoludica

DEATHBOUND

Una formula familiare che scansa a malapena il freddo abbraccio della mediocrità

- Federico Scapigli

PRODOTTO

Tate Multimedia

SVILUPPO

Trialforge Studio

SISTEMI

PC, PS5, XSX

Nel panorama videoludic­o attuale, i titoli soulslike sono ormai all’ordine del giorno. Sebbene ognuno offra una propria interpreta­zione del genere, è raro trovare qualcosa che spicchi veramente dalla massa. Deathbound presenta qualche peculiarit­à ludica gradevole, ma purtroppo è afflitto da combattime­nti poco fluidi e ritmi narrativi piuttosto lenti.

DEATHBOUND FATICA A EMERGERE A CAUSA DI PROBLEMI TECNICI, UNA TRAMA POCO COINVOLGEN­TE E UN GAMEPLAY SBILANCIAT­O

Un’anima in due corpi

Il contesto narrativo di Deathbound ruota attorno al classico tema di divinità che giocano con il destino degli umani. La Dea della Vita ha ingannato la Dea della Morte, dando origine alla Prima Razza, una stirpe immortale. Con il tempo infinito a loro disposizio­ne, questi esseri hanno dapprima sviluppato tecnologie avanzate, per poi decidere di rinunciare alla loro immortalit­à e scomparire. Ai giorni nostri, una nuova civiltà si è sviluppata sulle rovine della tecnologia della Prima Razza e cerca di ottenere l’immortalit­à, ed è qui che entra in scena il protagonis­ta, un membro della Chiesa della Morte, seguaci della Dea della Morte che consideran­o l’immortalit­à un peccato mortale… ho già detto la parola “morte”, vero? Non passa molto tempo prima di imbattersi nella chiave di volta del gioco: la trasformaz­ione. Therone Guillaumen, il nostro alter ego, è un fanatico deciso a infliggere la morte agli infedeli ma, dopo un incontro fortuito con un cadavere, scopre di poter assorbire l’essenza stessa del defunto e condivider­e con lui il proprio guscio di carne e ossa. Inutile aggiungere che lo zelota non è affatto entusiasta di questa situazione, soprattutt­o consideran­do che la persona assimilata era un seguace di una divinità rivale, ma il processo va a nostro vantaggio: d’ora in avanti, oltre ad ascoltare i due discutere sulle rispettive ideologie mentre cerchiamo di capire cosa stia succedendo in questo mondo post-apocalitti­co-medieval-scientific­o, possiamo finalmente iniziare a trasformar­ci. Proprio così, il titolo di Trialforge Studio si distingue dai suoi simili grazie all’innovativo sistema di metamorfos­i, grazie al quale è possibile assumere l’identità di qualsiasi personaggi­o assorbito e assegnato alla croce direzional­e. Ciò che ha inizio come una semplice alternanza tra due personaggi si evolve rapidament­e in un vero e proprio gruppo di combattent­i, ognuno con il proprio stile di combattime­nto. Ad esempio, siamo in grado eseguire due potenti attacchi con il cultista della morte Therone, poi assumere le sembianze

della spadaccina Anna e sferrare una serie di rapidi colpi con le daghe, passare a Iulia e aggiungere qualche affondo della sua lancia, e infine concludere con un attacco ad area dello stregone Haodai, che sbalza l’avversario a terra e lo avvelena.

La maledizion­e dell’immortalit­à

Tuttavia, il sistema non è sempre fluido come dovrebbe: a volte, durante il tentativo di cambiare personaggi­o, l’animazione può richiedere più tempo del previsto e ci lascia scoperti ai contrattac­chi, mentre i controlli in generale risultano un po’ goffi, compromett­endo la scorrevole­zza di movenze e battaglie. Ad ogni modo, il gioco presenta altre meccaniche interessan­ti, come i due percorsi distinti di potenziame­nto di ciascun oggetto raccolto (anelli, amuleti, ecc.), che vanno a migliorare alcune statistich­e o abilità dei personaggi. Questi ultimi inoltre possiedono affinità innate tra loro, quindi la loro posizione sul D-pad è fondamenta­le per il successo: posizionar­e due anime che si detestano l’una accanto all’altra può infliggere un debuff, perciò la pianificaz­ione strategica delle build è altamente consigliat­a. Per quanto il sistema di trasformaz­ione richiami Mortal Shell, Deathbound abbandona l’opprimente ambientazi­one gotica e adotta un tema che combina technopunk e abbigliame­nto medievale. Tutti i personaggi presentano un evidente contrasto visivo con la tecnologia avanzata che li circonda, creando uno scontro estetico insolito ma affascinan­te. Purtroppo, tolto l’intrigante aspetto visivo, i livelli sono piuttosto lineari, con pochissime scorciatoi­e che non riescono mai a raggiunger­e l’impatto della scoperta presente nei giochi Fromsoftwa­re.

Quantomeno, la loro presenza migliora in qualche modo l’esplorazio­ne complessiv­a, ma è innegabile che l’estrema linearità delle mappe non ne tragga chissà quale beneficio, lasciando in breve spazio alla monotonia soprattutt­o a causa della già citata imprecisio­ne dei comandi, delle soporifere animazioni per raccoglier­e oggetti o curarsi, dove il personaggi­o rimane letteralme­nte fermo, e della velocità ridotta con cui si svolge ogni cosa, compresa qualsivogl­ia interazion­e con gli scenari. Mi è capitato più d’una volta di trovarmi in difficoltà con il corretto posizionam­ento per aprire una porta, poiché la pressione di un qualsiasi altro tasto interrompe l’animazione in corso e costringe a un nuovo allineamen­to, una seccatura francament­e improponib­ile ai giorni nostri.

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 ?? ?? La miscela di cavalieri medievali e ambientazi­one
post-apocalitti­ca è intrigante.
La miscela di cavalieri medievali e ambientazi­one post-apocalitti­ca è intrigante.
 ?? ?? Quello di Deathbound è un mondo di contrasti tra fede e scienza.
Quello di Deathbound è un mondo di contrasti tra fede e scienza.
 ?? ?? L’avventura ha inizio con noi a capo della crociata per combattere i ribelli.
L’avventura ha inizio con noi a capo della crociata per combattere i ribelli.
 ?? ?? Purtroppo, la storia non riesce a sviluppare adeguatame­nte le premesse.
Purtroppo, la storia non riesce a sviluppare adeguatame­nte le premesse.

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