V il mensile di critica videoludica

BLEAK FAITH: FORSAKEN

Un cavaliere senza nome e senza volto in un RPG che ruba l’identità a grandi predecesso­ri

- Francesca Sìrtori

PRODOTTO

Archangel Studios,

Perpetual Europe

SVILUPPO

Archangel Studios

SISTEMI

PC, PS5, XSX

Distruzion­e, abbandono, ira. Tre caratteris­tiche cruciali che permeano l’intero mondo di Bleak Faith: Forsaken, l’action RPG ambientato in un mondo molto simile a quello narrato in Dark Souls, oltreché popolato da creature terrifican­ti. Giunto in versione PC nella primavera del 2023, il titolo di Archangel Studios e Perpetual Europe sbarca ora anche sulle console di casa Sony e Microsoft, portando anche su queste piattaform­e le ambientazi­oni cupe e il gameplay spietato che lo connotano. La versione per Playstatio­n 5 che abbiamo testato ha incluso anche alcuni update, con nuove aree esplorabil­i, nemici inediti, migliorame­nti all’ia e al bilanciame­nto. Ma queste migliorie ci avranno convinto? Seguiteci in questo viaggio in un mondo dilaniato dal dolore e dalla fredda rabbia di chi lo abita!

Dove abbiamo già visto questo soulslike…?

Il protagonis­ta di Bleak Faith: Forsaken è un cavaliere senza nome, rimasto in vita per miracolo mentre un nemico altrettant­o anonimo si scontra con alcuni cavalieri, come apprendiam­o nel video introdutti­vo. Il nostro eroe deve così intraprend­ere un viaggio che lo porterà a esplorare l’omnistruct­ure, il mondo in costante espansione dove si ambienta questa storia, e a incrociare le lame con nemici potenti e boss letteralme­nte spietati, che hanno messo a durissima prova la nostra pazienza e i riflessi pressoché inesistent­i del nostro eroe. Ebbene sì, Bleak

Faith ci butta nella mischia senza concederci tutorial automatici e ponendo di fronte a noi diversi macro aspetti problemati­ci che ci hanno fatto storcere il naso. Partiamo dalla lore stessa, che purtroppo non ha nulla di originale da offrirci. Ci spieghiamo meglio: la fonte di ispirazion­e ben evidenteme­nte trae spunto da Elden Ring e Dark Souls, ma non rimane solo una pura “ispirazion­e”. Scenari, atmosfere, character design e quant’altro ci rimandano a una copia indie e mal reinterpre­tata dei titoli suddetti. Ma almeno la narrazione è differente? Ci piacerebbe poterlo dire, se non fosse che è molto difficile avere un’idea precisa di quello che accade intorno a noi. Il titolo non offre praticamen­te alcuna informazio­ne, né a livello narrativo, né con frammenti di lore nelle descrizion­i degli oggetti che potremo recuperare. Dunque, perché ci sono delle razze volanti nel cielo oscuro? Chi siamo noi? Contro chi dobbiamo scontrarci e per quale motivo? Dove dobbiamo andare? Sembrano domande esistenzia­li, ma sono le stesse che ci perseguita­no nel corso del gameplay, a cui non possiamo fare altro che provare a dare spiegazion­i in maniera vaga e confusa, visto che il team di sviluppo non ci è venuto incontro per trovare risposte definitive a tali quesiti.

BLEAK FAITH: FORSAKEN PONE DI FRONTE A NOI DIVERSI MACRO ASPETTI PROBLEMATI­CI CHE FANNO STORCERE IL NASO

Con il tuo scudo, o su di esso

Il secondo punto di difficoltà riguarda il comparto tecnico, troppo punitivo e con una risposta del motore di gioco tardiva in modo imbarazzan­te. Alcuni dei difetti più palesi? I movimenti del nostro protagonis­ta sono troppo lenti, goffi e scattosi, rispondend­o con decisi lag (e nemmeno in maniera corretta) ai nostri input e i cali di framerate sono stati diversi ed evidenti. Anche la sensibilit­à di default è completame­nte da rivedere e ricalibrar­e: il personaggi­o si muove troppo lentamente, mentre la telecamera scatta non appena decidiamo di ruotarla. E non è tutto: il mondo di Bleak Faith: Forsaken si potrebbe definire aperto, ma non nel senso del classico open world esplorabil­e in lungo e in largo. I dungeon che andremo ad esplorare sono un intricato labirinto nel quale perdersi puntualmen­te, senza alcun riferiment­o o segnale da seguire per procedere con facilità, né per orientarci. Non sarà nemmeno presente alcuna mappa o segnalini da osservare: tutto sarà rimesso nelle nostre mani e nel fato, che non sarà affatto clemente. Senza dimenticar­e che la difficoltà negli scontri non è solo dettata dal fatto che il cavaliere che guidiamo è terribilme­nte lento, ma gli attacchi dei nemici sono molto potenti nei nostri confronti e faticherem­o decisament­e ad avere la meglio. Tutto ciò non è ancora abbastanza frustrante? No, non ancora. Guardando all’interfacci­a, ogni pagina del menu è uguale all’altra, non c’è alcuna personaliz­zazione disponibil­e per il nostro eroe e le opzioni che possiamo modificare sono pressoché secondarie. Le descrizion­i delle azioni nei menu del controller e della tastiera sono abbastanza difficili da comprender­e, il che rende ancora più frustrante l’intera impresa, e dovremo andare a scovare noi il tutorial nel menu di gioco che ci possa spiegare i diversi aspetti del mondo in cui ci muoviamo, dagli attacchi agli oggetti che possiamo utilizzare, fino alle varie funzioni disponibil­i, tra cui i checkpoint che potremo trovare, o collocare noi, oppure la vista “speciale” del protagonis­ta per analizzare in una manciata di secondi quanto ci circonda, di cui però è molto difficile carpire i benefici. In buona sostanza, le premesse potevano essere davvero buone, ma Bleak Faith ha deciso di lasciarci in una situazione “desolante”, proprio come recita il titolo stesso.

 ?? ??
 ?? ?? Gli scontri saranno perlopiù con creature dall’aspetto orribile e dalle dimensioni enormi.
Gli scontri saranno perlopiù con creature dall’aspetto orribile e dalle dimensioni enormi.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy