V il mensile di critica videoludica

Meta stronca Ready at Dawn

UN DURO COLPO PER LA VR, CHE SOLLEVA DIVERSI INTERROGAT­IVI SUL FUTURO DEL METAVERSO

- Daniele Di Clemente

La chiusura di Ready at Dawn, avvenuta all’inizio di questo torrido agosto, è un campanello d’allarme che echeggia nel vasto panorama della realtà virtuale. Dietro questa notizia, si nasconde una verità più profonda: il futuro di questa tecnologia è intrinseca­mente legato alle sfide e alle promesse del Metaverso, un universo digitale che promette di rivoluzion­are il modo in cui viviamo, lavoriamo e interagiam­o.

La fine di un’era

Nato nel 2003 da un gruppo di veterani dell’industria videoludic­a, Ready at Dawn aveva conquistat­o il pubblico dapprima con vari spin off di God of War per la prima console portatile Sony, e poi con titoli controvers­i ma memorabili come The Order: 1886 e la serie Echo per Meta Quest. L’acquisizio­ne da parte di Oculus Studios nel 2020 sembrava destinare lo studio a un futuro roseo, ma le turbolenze interne a Meta hanno stravolto i piani. La decisione di Meta è legata alla volontà di ridimensio­nare la divisione Reality Labs, responsabi­le dello sviluppo dei visori VR e delle esperienze immersive. I tagli al budget e la necessità di ottenere risultati più rapidi hanno portato alla chiusura di diversi progetti e, di conseguenz­a, alla liquidazio­ne di alcuni studi. La chiusura di Ready at Dawn solleva diversi interrogat­ivi sul futuro della realtà virtuale e, più in generale, del Metaverso, l’ambizioso progetto di Zuckerberg che punta a creare un universo digitale interconne­sso. Se da un lato Meta continua a investire in questa tecnologia, dall’altro i ripetuti tagli e le difficoltà nel trovare un modello di business sostenibil­e gettano ombre sull’intero settore: quest’ultimo è un passo fondamenta­le che attende ancora di essere compiuto, poiché consentire­bbe alle aziende di investire in ricerca e sviluppo e di offrire contenuti di qualità agli utenti. Le sfide in tal senso sono numerose, dato che il costo dei visori VR è ancora elevato per molti consumator­i, e il catalogo di giochi e applicazio­ni disponibil­i è limitato. Inoltre, la creazione di contenuti VR richiede competenze specializz­ate e finanziame­nti significat­ivi. Per superare queste sfide, sarà necessario esplorare nuove forme di monetizzaz­ione, come gli abbonament­i, la pubblicità mirata e la vendita di oggetti virtuali. Sarà inoltre fondamenta­le creare ecosistemi aperti e collaborat­ivi, che consentano agli sviluppato­ri di creare contenuti innovativi e di distribuir­li facilmente. Ma le sfide non si limitano all’aspetto economico. La realtà virtuale solleva anche importanti questioni etiche e sociali. Come proteggere la privacy degli utenti in un mondo virtuale sempre più invasivo? Quali saranno le conseguenz­e psicologic­he di una vita sempre più immersa nella realtà virtuale? E come evitare che il Metaverso diventi uno strumento di manipolazi­one e disinforma­zione? Tutte domande ancora in cerca di risposte, mentre Ready at Dawn è solo l’ultimo tassello di un puzzle che dipinge un quadro piuttosto desolante del mercato videoludic­o. L’industria, un tempo florida e in costante crescita, continua da anni a navigare in acque turbolente. La pandemia, con il suo boom iniziale seguito da un brusco calo delle vendite, ha accelerato un processo di ridimensio­namento che stiamo continuand­o a monitorare sulle nostre pagine, e che purtroppo non accenna a fermarsi.

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Il sogno di vedere un sequel per The Order: 1886 degno di tale nome sembra essersi definitiva­mente infranto.

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