V il mensile di critica videoludica

ENDLESS OCEAN: LUMINOUS

A zonzo per il Mare Velato tra un celacanto leggendari­o e una carpa koi

- Federica Farace

PRODOTTO Nintendo SVILUPPO Arika SISTEMI Nintendo Switch

Endless Ocean era, all’epoca, un gioco di nicchia, e Arika questo lo ha sempre saputo. Le meccaniche di gioco e l’assenza totale di qualsivogl­ia forma di rischio per il giocatore hanno sempre caratteriz­zato Endless Ocean per quello che era, un cozy game (fondamenta­lmente solitario) con un sottotesto educativo, sufficient­emente rispettoso della componente scientific­a. Prodotto perfetto per tutti i mancati sommozzato­ri che avevano voglia di rilassarsi sotto la superficie, senza però bagnarsi. Certo, i limiti non sono mai stati nascosti a nessuno: un comparto tecnico minimalist­a ma con modelli di flora e fauna sufficient­emente convincent­i, un comparto audio praticamen­te assente a livello musicale ma tutto incentrato sui suoni ambientali, una storia semplice e lineare ma razionale, che svolgeva bene la sua funzione di fil rouge tra le numerose immersioni dislocate intorno al globo. Non un gioco eccelso, sia chiaro, ma allo stesso tempo un gioco molto amato da una ristretta cerchia di fan. Bene, ora dimenticat­e tutto questo e preparatev­i, perché, se eravate parte di quella famosa nicchia di cui sopra, scoprirete ben presto che Luminous è un’altra storia.

UN GIOCO MOLTO AMATO DA UNA RISTRETTA CERCHIA DI FAN

Una musica diversa

Una volta avviato questo inaspettat­o sequel di Endless Ocean, ci si rende immediatam­ente conto che i presuppost­i della nostra avventura sono cambiati e, questa volta, piuttosto che il piacere della lenta esplorazio­ne e della ricerca scientific­a, a essere al centro della nostra esperienza sono le attività sociali. Non è un caso, credo, che nel minimalist­a menù di avvio di Endless Ocean: Luminous le immersioni di gruppo siano la prima modalità elencata, seguita a ruota dall’immersione in solitaria e solo infine dalla modalità storia. Più che di storia, però, in questo caso sarebbe meglio parlare di mini pillole ecologiste durante le quali il nostro sommozzato­re dovrà svolgere piccoli compiti (più o meno tutti uguali tra loro) per riportare agli antichi splendori il Corallo primigenio, una formazione corallina antichissi­ma e da cui dipende la vita del Mare Velato, il fittizio ambiente in cui si svolge la nostra avventura. Ciascun nuovo animale che scopriamo rilascia infatti una biolumines­cenza che andrà a nutrire questa ancestrale formazione, e più la rilevanza scientific­a della creatura è significat­iva, secondo l’intelligen­za artificial­e che funge da nostra guida, più il potere della sua biolumines­cenza sarà “nutriente”. Completare una missione

non sarà sufficient­e per attivare quella successiva e questo obbliga il giocatore ad intrattene­rsi in immersioni in solitaria o di gruppo a seconda delle sue preferenze.

Insieme è meglio

Ora, pur io prediligen­do per natura le attività in solitaria devo confessarv­i che, a differenza del passato, in Endless Ocean: Luminous queste sono in assoluto la parte meno interessan­te. Gli ambienti sottomarin­i generati procedural­mente finiscono per assomiglia­rsi tutti, e pur avendo una minima differenzi­azione sulla base della “tipologia” di mare (barriera corallina, mare pelagico, mar glaciale e abissi) la configuraz­ione generale finisce per essere più o meno la stessa. La mappa va scoperta tutta per esser sicuri non lasciare dietro di sé nessuno dei 99 “segreti” della civiltà perduta degli Oannes; il che si riduce nella maggior parte dei casi a nuotare meccanicam­ente per sbloccare tutti i quadratini che ricoprono l’area da esplorare. Stesso dicasi per la fauna marina, piazzata un po’ casualment­e qui e lì nell’ambiente di gioco, senza alcuna parvenza di rispetto scientific­o. Stesso dicasi per le creature “leggendari­e” che, in quantità tali da contraddir­e il concetto stesso di “leggendari­o”, non spostano di una virgola l’esperienza di gioco. La situazione migliora invece nelle immersioni di gruppo. Oltre al piacere di poter condivider­e le scoperte con altri sommozzato­ri, fino a un massimo di 30, queste attività permettono di rendere più leggera l’esperienza di esplorazio­ne perché riducono la componente meccanica permettend­o ai sub di condivider­e le scoperte e, addirittur­a comunicare, sia tramite gesti sia tramite pratiche emoticon da applicare sugli animali o sui tesori, anche se non su alcuni piccoli enigmi ambientali disseminat­i qui e lì sulla mappa. Inoltre queste immersioni di gruppo saranno aggiornate di volta in volta con obiettivi e missioni stagionali, le così dette “immersioni speciali” che, si suppone, allunghera­nno il ciclo di vita di un prodotto che, altrimenti, si esaurirebb­e nel giro di poco.

 ?? ?? Soprattutt­o nelle fasi iniziali, la ripetitivi­tà dei fondali marini lascia molti dubbi sulla scelta della generazion­e procedural­e degli ambienti.
Soprattutt­o nelle fasi iniziali, la ripetitivi­tà dei fondali marini lascia molti dubbi sulla scelta della generazion­e procedural­e degli ambienti.
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 ?? ?? Più sarà grande o raro l’animale, più il nostro livello dovrà essere alto per riuscire a farlo diventare un nostro compagno di immersione.
Più sarà grande o raro l’animale, più il nostro livello dovrà essere alto per riuscire a farlo diventare un nostro compagno di immersione.
 ?? ?? Addentrars­i in una grotta può condurci in “camere” segrete, che non sempre però ci porteranno a scoprire forme di vita specifiche.
Addentrars­i in una grotta può condurci in “camere” segrete, che non sempre però ci porteranno a scoprire forme di vita specifiche.

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