V il mensile di critica videoludica
ENDLESS OCEAN: LUMINOUS
A zonzo per il Mare Velato tra un celacanto leggendario e una carpa koi
PRODOTTO Nintendo SVILUPPO Arika SISTEMI Nintendo Switch
Endless Ocean era, all’epoca, un gioco di nicchia, e Arika questo lo ha sempre saputo. Le meccaniche di gioco e l’assenza totale di qualsivoglia forma di rischio per il giocatore hanno sempre caratterizzato Endless Ocean per quello che era, un cozy game (fondamentalmente solitario) con un sottotesto educativo, sufficientemente rispettoso della componente scientifica. Prodotto perfetto per tutti i mancati sommozzatori che avevano voglia di rilassarsi sotto la superficie, senza però bagnarsi. Certo, i limiti non sono mai stati nascosti a nessuno: un comparto tecnico minimalista ma con modelli di flora e fauna sufficientemente convincenti, un comparto audio praticamente assente a livello musicale ma tutto incentrato sui suoni ambientali, una storia semplice e lineare ma razionale, che svolgeva bene la sua funzione di fil rouge tra le numerose immersioni dislocate intorno al globo. Non un gioco eccelso, sia chiaro, ma allo stesso tempo un gioco molto amato da una ristretta cerchia di fan. Bene, ora dimenticate tutto questo e preparatevi, perché, se eravate parte di quella famosa nicchia di cui sopra, scoprirete ben presto che Luminous è un’altra storia.
UN GIOCO MOLTO AMATO DA UNA RISTRETTA CERCHIA DI FAN
Una musica diversa
Una volta avviato questo inaspettato sequel di Endless Ocean, ci si rende immediatamente conto che i presupposti della nostra avventura sono cambiati e, questa volta, piuttosto che il piacere della lenta esplorazione e della ricerca scientifica, a essere al centro della nostra esperienza sono le attività sociali. Non è un caso, credo, che nel minimalista menù di avvio di Endless Ocean: Luminous le immersioni di gruppo siano la prima modalità elencata, seguita a ruota dall’immersione in solitaria e solo infine dalla modalità storia. Più che di storia, però, in questo caso sarebbe meglio parlare di mini pillole ecologiste durante le quali il nostro sommozzatore dovrà svolgere piccoli compiti (più o meno tutti uguali tra loro) per riportare agli antichi splendori il Corallo primigenio, una formazione corallina antichissima e da cui dipende la vita del Mare Velato, il fittizio ambiente in cui si svolge la nostra avventura. Ciascun nuovo animale che scopriamo rilascia infatti una bioluminescenza che andrà a nutrire questa ancestrale formazione, e più la rilevanza scientifica della creatura è significativa, secondo l’intelligenza artificiale che funge da nostra guida, più il potere della sua bioluminescenza sarà “nutriente”. Completare una missione
non sarà sufficiente per attivare quella successiva e questo obbliga il giocatore ad intrattenersi in immersioni in solitaria o di gruppo a seconda delle sue preferenze.
Insieme è meglio
Ora, pur io prediligendo per natura le attività in solitaria devo confessarvi che, a differenza del passato, in Endless Ocean: Luminous queste sono in assoluto la parte meno interessante. Gli ambienti sottomarini generati proceduralmente finiscono per assomigliarsi tutti, e pur avendo una minima differenziazione sulla base della “tipologia” di mare (barriera corallina, mare pelagico, mar glaciale e abissi) la configurazione generale finisce per essere più o meno la stessa. La mappa va scoperta tutta per esser sicuri non lasciare dietro di sé nessuno dei 99 “segreti” della civiltà perduta degli Oannes; il che si riduce nella maggior parte dei casi a nuotare meccanicamente per sbloccare tutti i quadratini che ricoprono l’area da esplorare. Stesso dicasi per la fauna marina, piazzata un po’ casualmente qui e lì nell’ambiente di gioco, senza alcuna parvenza di rispetto scientifico. Stesso dicasi per le creature “leggendarie” che, in quantità tali da contraddire il concetto stesso di “leggendario”, non spostano di una virgola l’esperienza di gioco. La situazione migliora invece nelle immersioni di gruppo. Oltre al piacere di poter condividere le scoperte con altri sommozzatori, fino a un massimo di 30, queste attività permettono di rendere più leggera l’esperienza di esplorazione perché riducono la componente meccanica permettendo ai sub di condividere le scoperte e, addirittura comunicare, sia tramite gesti sia tramite pratiche emoticon da applicare sugli animali o sui tesori, anche se non su alcuni piccoli enigmi ambientali disseminati qui e lì sulla mappa. Inoltre queste immersioni di gruppo saranno aggiornate di volta in volta con obiettivi e missioni stagionali, le così dette “immersioni speciali” che, si suppone, allungheranno il ciclo di vita di un prodotto che, altrimenti, si esaurirebbe nel giro di poco.