La Gazzetta dello Sport - Sicilia
L’ETERNA EMERGENZA QUANTA ACQUA SPRECATA DALLA RETE COLABRODO E NELLE CAMPAGNE DEL SUD ECCO I DANNI DELLA SICCITÀ
Uno studio della Cgia: perso in media il 42,3% delle risorse idriche La cause: condotte vecchie e danneggiate. Una “toppa” dal Pnrr Dalla Sardegna alla Puglia invasi svuotati e coltivazioni a rischio
Sicuramente incide la graduale riduzione delle piogge e le temperature in costante aumento. Ma se buona parte d’Italia si confronta ogni estate con la crisi idrica è anche perché – in media – il 42,3% dell’acqua si perde in condotte vecchie o inefficienti.
A ribadirlo è l’ultima indagine della Cgia di Mestre, che ha elaborato i dati dell’Istat, confermando una carenza strutturale che si trascina da anni. In Italia, per ogni 100 litri di acqua immessa nella rete per gli usi civili, ne arrivano in media all’utente finale meno di 58. Gli altri 42, che corrispondono a 3,4 miliardi di metri cubi, finiscono dispersi lungo un sistema idrico spesso datato o in cattivo stato. L’acqua per usi civili è quella che serve abitazioni, negozi, uffici, ospedali, scuole, università, caserme e non solo. È circa il 20% del fabbisogno totale, al netto dell’acqua per l’agricoltura e quella per l’attività industriale. La crisi idrica è sicuramente aggravata da fattori legati a questioni climatiche, ma l’Italia “appesantisce”
l’emergenza sprecando quasi la metà dell’acqua che avrebbe a disposizione. «Nel Mezzogiorno non piove, le temperature in estate hanno raggiunto livelli elevati», sottolineano dalla Cgia, e avere in queste zone «una dispersione superiore al 50% dell’acqua potenzialmente utilizzabile è un vero e proprio delitto», è l’accusa dell’associazione degli artigiani e delle piccole imprese.
La classifica degli sprechi d’acqua vede in vetta proprio le regioni più “danneggiate” dal clima troppo caldo.
Nel Mezzogiorno (e nel Centro), dove piove meno e le temperature sono mediamente più alte, si registrano infatti le percentuali di dispersione idrica più alte. A Potenza, non sgorga dai rubinetti il 71% dell’acqua immessa nella rete. A Chieti la percentuale di acqua persa lungo il tragitto tocca il 70,4%, a L’Aquila è del 68,9%, a Latina del 67,7%, a Cosenza del 66,5% (oltre due terzi del totale, in sostanza). Non tutto il Sud, però, presenta dati drammatici. Fanno eccezione Trapani (l’acqua “persa” è contenuta, al 17,2%), Brindisi (15,7%) e soprattutto Lecce (12%). Va decisamente meglio nelle città del Nord. A Como, che lo studio Cgia indica come la città più virtuosa d’Italia, si spreca “solo” il 9,2% dell’acqua destinata agli usi civili. Percentuali confortanti anche a Pavia (9,4%), a Monza (11%), a Pordenone (12,1%), mentre a Milano le perdite idriche raggiungono il 13,4% dei metri cubi totali che passano dalle condotte. A livello regionale, la situazione più critica si registra in Basilicata (che proprio ieri ha annunciato «il razionamento dell’acqua potabile in 20 comuni»): la dispersione d’acqua è pari al 65,5%. Seguono l’Abruzzo con il 62,5%, il Molise con il 53,9%, la Sardegna con il 52,8% e la Sicilia con il 51,6%. Di contro, la Lombardia con il 31,8%, la Valle d’Aosta con il 29,8% e l’Emilia-Romagna con il 29,7% sono le aree del Paese che sprecano “meno” acqua.