La Gazzetta dello Sport - Sicilia
LYLES E THOMPSON I RIVALI CHE JACOBS DOVRÀ TEMERE
due stoccate che in un contesto meno importante avrebbero assegnato senza problemi al fiorettista di Pisa.
Sullo scaffale degli argenti-argenti va collocato il secondo posto di Filippo Ganna nel ciclismo, nella cronometro individuale su strada. Troppo forte il vincitore, il belga Remco Evenepoel. Quello di Ganna è stato un argento giusto,
per ovvi motivi di privacy. Sta di fatto che l’algerina era stata squalificata dai recenti campionati mondiali di Nuova Dehli, proprio alla vigilia della sua finale per l’oro, per profili ormonali non conformi. Ora il Cio dice che tutto è, o è tornato, a posto e quindi dà via libera. Qualunque sia la giusta posizione da prendere su questa e altre vicende simili, una cosa è certa: non possono esserci due decisioni opposte. Al posto di Angela Carini, sapendo, come ha dichiarato una sua collega messicana, che i pugni di Imane fanno molto, troppo male, come vi sentireste? Consideriamo che la boxe, unica anomalia nel panorama dello sport, contempla di fatto la demolizione fisica degli avversari. La cautela e la tutela della salute, in un caso che è eccezione nell’eccezione, calzante. Gli argenti sorprendenti sono tre e due ce li ha regalati il tiro, Federico Nilo Maldini, nella pistola ad aria 10 metri, e Silvana Stanco, nel tiro a volo femminile. Quest’ultimo ha preso forma ieri pomeriggio e non ce lo aspettavamo.
Stanco si era piazzata quinta a Tokyo 2021, quando era attesa, e in pochi (ma buoni) le pronosticavano una medaglia in Francia. Sempre ieri, in mattinata, ha preso forma l’argento del quattro di coppia maschile nel canottaggio: Luca Chiumento, Giacomo Gentili, Andrea Panizza e Luca Rambaldi. Sul canottaggio abbiamo una tradizione forte da sempre, le imprese storiche dei fratelli Abbagnale, complici le urla di Giampiero Galeazzi: “Andiamo a vincere!”, ci hanno convinto che un oro dei canottieri azzurri sia ineluttabile ad ogni edizione e questo ci rende schizzinosi, ma l’argento di ieri ha uno spessore tecnico notevole.
Purtroppo è venuto meno il potenziale podio di Simona Quadarella, nei 1500 metri stile libero femminile. Si sapeva che nessuna avrebbe scalfito il dominio dell’americana Ledecky, fuori portata, però si pensava che Quadarella, bronzo a Tokyo sugli 800 metri, potesse andare a medaglia. A lungo terza, ha ceduto verso la fine e ha chiuso come quarta.
Ieri si è chiuso il giorno 5 di Parigi 2024 e l’Italia conta tre ori. Nel 2021, a Tokyo, dopo cinque giorni eravamo fermi all’oro di Vito Dell’Aquila nel taekwondo e già si vagheggiava di semi-fallimento della spedizione. Sappiamo come andò a finire: 40 medaglie complessive, di cui 10 d’oro. Oggi comincia l’atletica, con la venti chilometri di marcia, donne e uomini. Voliamo bassi, niente proclami, ma qualche speranza possiamo coltivarla, perché
Antonella Palmisano e Massimo Strano sono i campioni uscenti. È difficile che tutti e due rivincano in contemporanea e allo stesso modo sarebbe clamoroso se tutti e due restassero fuori dai podi. Nell’attesa, lucidiamo l’argenteria, che ha sempre un suo perché. dovrebbero prevalere.
Il che, naturalmente, non significa che la vicenda debba trasformarsi in un avvilente dibattito politico a schieramenti contrapposti, come sta accadendo in Italia, né che il percorso dello sport mondiale e dei suoi test (peraltro non chiari alla comunità scientifica extrasportiva) sia quello corretto.
Purtroppo, nessuno ha in tasca la ricetta giusta. Il sistema uomo-donna in natura è tutt’altro che rigido. Ci sono infinite sfumature fra i due poli. Oggi, con un’informazione molto più libera rispetto a decenni o secoli fa, il problema emerge sempre più spesso. Ma la realtà umana è sempre stata la stessa. E ogni persona ha comunque diritto al rispetto profondo della sua natura.
e che a sua volta dovrà fare attenzione a quei turni che a volte, come quest’inverno ai Mondiali indoor di Glasgow, lo consumano. Altrimenti, con le sue ampie e potenti falcate, è pronto per essere protagonista.
Sui 200 fari su un Fausto Desalu ritrovato, più per quanto fatto agli Assoluti di La Spezia, dimostrando una condizione esaltante, che al meeting di Le Chaux-de-Fonds. Poi Filippo Tortu, atteso finalmente sotto i 20”00: se non ora, quando? Lyles, in questa specialità, sembra senza avversari. Ha la punta di velocità più alta di tutti e qualità lattacide enorme che gli consente di andar via negli ultimi 50 metri o di rintuzzare qualsiasi tipo di attacco. Tebogo o Bednarek potranno provarci, ma Noah sulla carta gli sta un paio di metri davanti. Ha la capacità di spingere fino all’ultimo metro con leggerezza, in modo elastico, con alte frequenze, senza indurirsi, nè perdere lo slancio. Insomma, non sbaglia niente. E nella gara è da anni il n. 1. È l’unico candidato, turni permettendo, ad avvicinare il record del mondo di Usain Bolt, che sui
200 avrebbe forse potuto correre più forte.
Per la staffetta azzurra vedo raggi di sole: campione olimpica ed europea e vice iridata, è il quartetto che più lavora sui cambi. A parte gli Stati Uniti, nessuno vale di più.
difficile ma quella resta una bella esperienza. Le vacanze in famiglia poi mi hanno fatto bene: invece di venire qui in New Jersey da Miami, sono passato dal Portogallo per vedere i miei parenti. Sono loro che, nei momenti bassi o in quelli belli, mi stanno vicino. Ora sono carico per la stagione, sono felice di rivedere i compagni e fare un’altra stagione con questa maglia. Con quasi tutti sono rimasto in contatto, Florenzi mi ha chiesto: “Ti stai allenando?”».
Da Instagram, pare di sì. Viste immagini di allenamenti fisici, tiri in porta. Qualcosa di speciale?
«Non faccio mai allenamenti noiosi, cerco di sfruttarli per fare quello che mi piace. Sono stato con il mio personal trainer, ho fatto tiri, colpi di testa. Sono cose importanti: davanti al portiere, mi aiutano a fare più gol».
E i gol? A proposito di questo, un sospetto: non è che Rafa Leao è troppo buono e, per questo, segna poco, ha poco istinto da killer in area?
«Quando ero piccolo, mi piaceva dribblare e fare assist. Guardavo tutti, soprattutto Xavi e Iniesta che facevano passaggi di 30 metri, o anche solo di 5 per mettere un attaccante davanti alla porta. Non sono egoista. I miei preferiti sono sempre stati Ronaldinho, CR7 allo United, tutti quelli che facevano giocate o passaggi incredibili. Io mi vedo così, porto qualcosa di diverso».
«Il calcio adesso è solo numeri, è chiaro che i numeri sono importanti ma non valorizzano più i talenti. Chi non riesce a fare un passaggio ma segna 30 gol viene messo sopra a tutti, anche a chi porta qualcosa di diverso. Il calcio però è dare spettacolo e vincere, per quello ci vengono a vedere».