La Gazzetta dello Sport - Sicilia
ALTAFINI «Mateo bravo, non fenomeno Io non cambierei centravanti»
a prima delle sei partite (con 5 gol) che José Altafini ha giocato da oriundo con la maglia dell’Italia è quella che ricorda meglio. E gli è tornata in mente giovedì: «Impressione chiara: l’Italia è entrata in campo con un po’ di paura della Spagna, timorosa. Forse l’ha creduta ancora più forte di quanto in effetti è. Ricordo una partita in Israele (15 ottobre 1961, il suo debutto azzurro), a fine primo tempo perdiamo 2-0. Nello spogliatoio Omar Sivori si alza in piedi di scatto e urla: “Basta essere così molli, la vinciamo 4-2”. E abbiamo vinto 4-2. E’ bastata una parola per cambiare tutta la situazione: sarebbe servita anche l’altra sera. Passaggi sbagliati, poco controllo del gioco, sembravano quasi principianti: troppo preoccupati».
LE in attacco non l’abbiamo vista praticamente mai. «A me Scamacca piace, soprattutto tecnicamente. Troppo criticato, come fanno con Lukaku: attaccanti che appoggiano il gioco, lo accompagnano, ma se poi la squadra non ha il minimo dominio del centrocampo, non crea occasioni, il centravanti è penalizzato. Non è stata colpa di Scamacca se la squadra non ha giocato tranquilla».
▶Però
ora Spalletti sembra intenzionato a far giocare Retegui. «Secondo me è sbagliato. Avrei confermato la squadra che ha giocato con la Spagna: se vinci sei tranquillo, ma se perdi una partita hai il doppio della rabbia».
Ma che centravanti è Retegui?
«Bravo, non un fenomeno. Il suo punto di forza: è uno che sfrutta quasi tutte le occasioni che ha, un grande finalizzatore».
Cosa può avere più di Scamacca?
«Meno pressioni, dunque forse meno timori. E forse collabora con il centrocampo in modo diverso, lo aiuta correndo e tornando molto. Retegui si sacrifica tanto e questo per una squadra può essere importate. Però...».
Oriundi Ricordo la mia prima con l’Italia. Quando giochi non ci pensi, vuoi solo fare bella figura
▶Però?
«Un centravanti non può passare 90’ a tornare indietro, a rincorrere gli avversari: correre sì, ma non a vuoto, inutilmente. Un centravanti non può essere stanco, deve essere lucido quando arriva l’attimo di sfruttare una chance».
▶Per Retegui giocare nell’Italia si è presentata come una chance reciproca: ma lei che lo è stato, come vive davvero un oriundo il giocare per un Paese che non è quello dove è nato?
«Quando giochi non pensi se sei nato in Italia o in Argentina, vuoi solo vincere e fare bella figura. Retegui ha scelto la maglia dell’Italia, vuole vincere per questa maglia. E fare bella figura per se stesso».
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